giuseppe conte beppe grillo movimento 5 stelle

TE C'HANNO MAI...MANDATO? - CONTE NON AVEVA SPERANZE CONTRO GRILLO PERCHE' BEPPEMAO HA USATO L'ARMA DEFINITIVA CON I PARLAMENTARI M5S: "SONO CONTRARIO AI TRE MANDATI, MA POSSIAMO DISCUTERNE E POI METTERLO AL VOTO" - ALTRO CHE RINNOVAMENTO, NUOVO PARTITO E ALTRE CIANCE: LI HA INCANTATI CON LA PROMESSA DI UNO STIPENDIO FUTURO…

Federico Capurso per "la Stampa"

 

conte grillo

«Sono il Garante, non sono un coglione. E Conte ha bisogno di me. Lo deve capire». Beppe Grillo è a Roma, riunito con i parlamentari del Movimento 5 stelle, ma è come se parlasse all'ex premier. «Deve capire», tuona. Un ordine, più che un consiglio. E andrà avanti per ore, prima con i deputati, poi con i senatori, prendendo a schiaffi dall'inizio alla fine Giuseppe Conte e le sue aspirazioni egemoniche. Piantato dietro il pulpito dell'Aula dei Gruppi di Montecitorio, in giacca nera e camicia floreale, brandisce la bozza dello Statuto, l'oggetto della contesa, ostinato a non cedere di mezzo centimetro.

 

BEPPE GRILLO E GIUSEPPE #CONTE

È chiaro a tutti, quando escono frastornati dall'incontro, che non ci sarà nessun passaggio di testimone: «Beppe vuole tenersi il Movimento. Vuole ricreare una diarchia». Come quella delle origini, quando Gianroberto Casaleggio era al suo fianco: «Io ero un po' di sinistra, Gianroberto un po' di destra - ricorda infatti Grillo -. Eravamo diversi. Non eravamo d'accordo su tutto». Ma funzionava.

 

E «anche Conte è diverso, viene da un altro mondo». Vuole tornare a quello schema. Lui e Conte, alla pari. O quasi, perché Conte «è un uomo di cultura, un curioso, ma deve assimilare le nostre cose. Gli ho detto: "Tu non sei un visionario. Io sono un visionario"». Tu non sei, io sono. Dietro alle buone intenzioni sventolate «non voglio indebolirlo, voglio rafforzarlo. Questo è il suo momento», si alza un cannoneggiamento incessante. Il Garante però sa bene che deve prima recuperare il consenso all'interno del gruppo, tirare a sé i suoi "ragazzi", che ora hanno il cuore spaccato a metà. L'esordio è una provocazione: «Vi siete stufati di me? Ditemelo in faccia».

beppe grillo giuseppe conte luigi di maio

 

Li pungola, sapendo che riceverà solo applausi. E accarezza una concessione, quella più ambita: «Sono contrario ai tre mandati, ma possiamo discuterne e poi metterlo al voto». Poi ripercorre la storia che li accomuna tutti e che esclude l'ex premier: «Lui non sa cos' è veramente il Movimento, deve studiare e imparare cos' è - sibila -. Non ha girato con noi nelle piazze». Grillo però non si può intestare la decisione di strappare. Il cerino deve finire in mano a Conte. Infatti mostra il simbolo del futuro Movimento, dove entrerà la dicitura «2050», a testimonianza della sua volontà di portare avanti il progetto.

giuseppe conte beppe grillo luigi di maio 1

 

«Vi prometto - aggiunge - che entro due, tre, cinque giorni presenteremo il nuovo Statuto. Stiamo lavorando bene, ma io mando le mie osservazioni in giallo e lui mi risponde in rosso, allora io in verde e lui in nero».

 

Qualcuno ride, ma il filo dell'ironia si è spezzato da tempo. Perché la questione ha investito il lato umano. Grillo non vuole accettare di essere ridimensionato. Torna a strigliare Conte: «Gli avevamo detto di partire dal nostro statuto, lui invece ha preso due avvocati e ha scritto un'altra cosa, ma tante cose non vanno». Non è accettabile, dice, «che io non parli a nome del M5S. E poi c'era anche scritto che io devo essere "informato", "sentito" ma che è' sto avvocatese? Le cose si decidono insieme».

 

beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 3

Il picconamento, però, prosegue e investe anche la cerchia di potere intorno a Conte. Primo tra tutti il portavoce Rocco Casalino, che «è bravissimo sulle tv, ma si deve rapportare anche con il Garante, non solo con il capo politico». Poi gela i fedelissimi del premier, tra parlamentari e ministri, che in questi mesi hanno scatenato una faida interna contro Luigi Di Maio e le sue truppe. Grillo li avverte, rivolgendosi direttamente a Di Maio, seduto in prima fila: «Sei uno dei ministri degli Esteri più bravi della storia». Come a dire che se Conte non ci starà, la via d'uscita è già pronta. -