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IL PAESE DEI DOSSIERINI – UN INVESTIGATORE PRIVATO È INDAGATO PER AVER INVIATO ALLE AUTORITÀ DI TUTTA ITALIA FALSI ESPOSTI CONTRO LA PROCURA DI TORINO – IL BURLONE, GIOVANNI CARELLA, SI CELAVA SOTTO IL NICKNAME “RAFFIGUARI”, CHE RICHIAMAVA L’EX PROCURATORE AGGIUNTO RAFFAELE GUARINIELLO. NELLE SEGNALAZIONI C’ERA DI TUTTO: PRESUNTI REATI, COMPLOTTI, FAVORI E NEFANDEZZE CORREDATE DA ATTI DI INDAGINE SECRETATI. LA PROCURA DI MILANO PARLA APERTAMENTE DI UNA “BANDA” DI FABBRICANTI DI DOSSIER, CHE POTEVA CONTARE SUI “CORVI” INTERNI ALLA PROCURA… - L'INTRECCIO CON UN VECCHIO PROCESSO E IL RUOLO DI UN EX MARESCIALLO DEI ROS

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1. FALSI DOSSIER SU PM TORINO, INDAGATO INVESTIGATORE PRIVATO

investigatore privato 3

(ANSA) - Ha inviato alle autorità giudiziarie di tutta Italia esposti falsi contro la procura di Torino che ipotizzavano una sfilza di presunti reati, di nefandezze, di complotti, di favori commessi da ex vertici della procura di Torino, da magistrati, da ufficiali e sottufficiali dei carabinieri.

 

Con questa accusa la Procura di Milano, competente per i reati che vedono le toghe torinesi persone offese, ha notificato la conclusione delle indagini a un investigatore privato. Come anticipato dal quotidiano La Stampa, l'uomo, un 35enne residente nell'hinterland torinese, è accusato di calunnia e rivelazione di segreto d'ufficio.

 

dosseraggio

Tra i destinatari delle false accuse dell'investigatore, che non avrebbe agito da solo, figurano il pm Gianfranco Colace, l'ex procuratore generale Francesco Saluzzo e il colonnello dei carabinieri Luigi Isacchini, a capo dell'aliquota carabinieri della procura. Le accuse nei loro confronti facevano riferimento a supposti falsi reati nella direzione e nell'esecuzione delle indagini da loro coordinate ed effettuate.

 

Alcune accuse, anche queste inventate, sarebbero state veicolate anche alle testate giornalistiche. L'indagine è stata condotta dai pm di Milano Giovanni Polizzi e Cristian Barilli, coordinati dall'aggiunta Tiziana Siciliano. L'investigatore privato è difeso dagli avvocati Mauro Anetrini e Mariangela Melliti.

 

2. CORVI SULLA PROCURA

Estratto dell’articolo di Giuseppe Legato e Monica Serra per “La Stampa”

 

Gianfranco Colace

Per due anni (e fino a novembre 2023) un anonimo mittente celato sotto l'acronimo "RaffiGuari" (che richiama goffamente l'ex procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, estraneo alla vicenda) ha inviato alle autorità giudiziarie di tutta Italia esposti falsi contro la procura di Torino.

 

Calunniosi. Che ipotizzavano una sfilza di presunti reati, di nefandezze, di complotti, di favori commessi – secondo l'autore - da ex vertici della procura di Torino, da magistrati, da ufficiali e sottufficiali dei carabinieri. Corredati da atti di indagine secretati, ancora sconosciuti agli indagati. Che avrebbero dovuto rimanere nei cassetti degli investigatori coperti dal massimo riserbo, e che sono invece finiti nelle mani di una banda di fabbricanti di dossier. Corvi sulla procura.

 

Al termine di un'articolata inchiesta, i pm di Milano [[…] hanno identificato uno dei presunti membri del gruppo. Si chiama Giovanni Carella, ha 35 anni, originario di Airasca, nel Torinese, difeso dai legali Mauro Anetrini e Mariangela Melliti.

 

È una sorta di investigatore privato per nulla sconosciuto agli uffici giudiziari del capoluogo piemontese: figura tra gli imputati nell'inchiesta su una presunta rete di spioni impegnata anche nella raccolta di informazioni riservate sul gigante della malta Kerakoll.

 

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In quest'ultimo procedimento, Carella risponde di aver fatto parte di un'associazione a delinquere capeggiata – secondo l'accusa - dall'ex maresciallo del Ros dei carabinieri Riccardo Ravera (indagato in quel procedimento e non nell'odierna indagine), meglio noto come Arciere, nome di battaglia col quale arrestò Salvatore Riina insieme al capitano "Ultimo".

 

Occhio agli incastri: il magistrato di quell'inchiesta – che si trova in udienza preliminare proprio oggi – è Gianfranco Colace, il principale bersaglio della banda dei corvi. Banda, sia chiaro, perché la stessa procura di Milano ipotizza che l'investigatore privato abbia trasmesso i dossier insieme con altri «ignoti».

 

Gianfranco Colace

[…]

 

Non solo: Carella è ancora indagato per una rivelazione di segreto d'ufficio che sarebbe poi una grave fuga di notizie e atti a proposito di un'inchiesta – ancora in corso – da parte della procura di Torino sul caso della cooperativa Rear che vede sei indagati per malversazione tra cui l'ex presidente della struttura – e deputato Pd – Mauro Laus.

 

Nei dossier inviati a diverse procure italiane i corvi sostengono che il luogotenente Carboni avesse avvertito l'ex Pg Saluzzo di intercettazioni in corso che lo riguardavano «per evitare possibili imbarazzi». Si parla di sedicenti biglietti per una serie di spettacoli che sarebbero stati recapitati all'ex magistrato (adesso in pensione).

 

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A proposito di Colace e del colonnello Isacchini diversi sono i riferimenti a presunte irregolarità nelle indagini svolte anche a carico dell'ex sindaco di Torino Fassino nella cornice degli accertamenti sul Salone del Libro (da cui Fassino è stato assolto ndr.) «fatte – scriveva il corvo – solo per delegittimare Fassino e i suoi amici di Crt per poi far posto agli amici degli amici». Falso.

 

Come ancora false erano altre accuse messe nero su bianco e veicolate anche ad alcune testate giornalistiche sulle inchieste svolte dal pm Colace sul conto dell'imprenditore dello spettacolo Giulio Muttoni «che – corvo dixit - servivano solo a gestire le informazioni con i vari amici che avevano interesse a distruggere i concorrenti per accaparrarsi i lavori e toglierli dal mercato».

 

[…]

 

GIANFRANCO COLACE

Nei documenti si fa riferimento a presunte (non veritiere, come tutto il resto secondo gli inquirenti) presunte responsabilità del sottoufficiale in un misterioso furto di un hard disk avvenuto nell'ex carcere di Torino "Le Nuove" nel 2017. Non mancano i riferimenti al dottor Andrea Padalino (in veste di potenziale testimone) su una rilettura di una "guerra" tra carabinieri che si sarebbe consumata all'interno della procura della Repubblica durante la reggenza di Armando Spataro. Insomma: chi più ne ha, più ne metta.

 

Ora il tema non è solo l'attribuzione di condotte (false) che pure ha creato nel palazzo un ambiente di tensione. Il tema forse più inquietante è che in questi atti – per i pm milanesi – ci fossero documenti secretati, legati a indagini in corso. E quindi, come gli stessi magistrati annotano, gli ignoti concorrenti nel reato di Carella debbano essere per forza «pubblici ufficiali e/o incaricati di pubblico servizio».

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