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Francesca Schianchi per “la Stampa”
La proposta è arrivata in pubblico, seguita da un lungo applauso: «Non credere di essertela cavata così, Vasco. Avremo bisogno di te a Roma, per il partito e per il Paese», ha detto l’altro giorno in visita a Medolla il segretario-premier Renzi. Ma la risposta di Vasco Errani, ex presidente della regione Emilia Romagna dimessosi a luglio dopo una condanna in secondo grado per falso ideologico nella vicenda Terremerse, era prevedibile per chi lo conosce bene: no, grazie. Almeno per ora. Almeno fino a quando non si sarà pronunciata la Cassazione sulla vicenda, probabilmente in primavera.
renzi in bici con maglietta radio deejay
Non sono state parole di circostanza quelle di Renzi. Chi lo conosce bene, sa che è sincera la sua considerazione per Vasco Errani. «Una persona con la quale non sono mai riuscito a fare un congresso dalla stessa parte, ma che stimo in maniera incommensurabile», ha detto Renzi dal palco della Festa dell’Unità, in settembre, ringraziandolo per il lavoro fatto a Bologna e dintorni. Errani è un grande amico di Bersani, già suo braccio destro, uno dei componenti di quel «tortello magico» di consiglieri che circondò l’ex segretario ai tempi della sua guida del partito, e che sconfisse l’attuale leader alle primarie 2012.
PIERLUIGI BERSANI A SERVIZIO PUBBLICO
«Nonostante questo, Matteo ha sempre avuto grande stima per Vasco, per la sua competenza e lealtà: uno che ha fatto la sua battaglia al congresso a viso aperto, senza colpi bassi, e ha sempre preso sul serio il nostro progetto», spiega un renziano della prima ora. Per questo, tra loro nessuno è stupito di questo invito a trasferirsi nei palazzi romani, che l’ex governatore conosce come le sue tasche per aver ricoperto per anni il ruolo di presidente della Conferenza delle regioni. Nessuno stupore anche perché in questi mesi di governo la sintonia tra i due, pur molto diversi per provenienza e per approccio, si è approfondita: preziosissimo, raccontano, è stato l’aiuto di Errani come mediatore nei giorni infuocati della riforma del Senato, talvolta presente a riunioni con la relatrice Finocchiaro e il governo.
Cosa Renzi abbia in testa per lui sembra sia un incarico come sottosegretario all’Economia (è vacante il posto lasciato libero da Legnini, eletto al Csm) con deleghe per gestire i fondi europei e la ricostruzione post-sisma, o, forse, dice qualcun altro, la gestione tout court del dissesto idrogeologico. Però, garantisce un bersaniano di prima fila, la proposta ufficiale non sarebbe ancora arrivata. Tra di loro non è visto di buon occhio questo corteggiamento a Errani, l’uomo forte di Bersani. «È evidente che è un’operazione politica» contro la minoranza, sbuffa uno di loro.
Benché tutti diano per certo che, se anche in futuro Errani dovesse approdare al governo, lo farebbe mantenendo un profilo molto autonomo. E comunque, per ora non se ne parla. A chi gli è vicino, l’ex governatore ha confermato di voler concludere la sua vicenda giudiziaria prima di accettare altri incarichi politici, speranzoso che andrà a finire bene (in primo grado era stato assolto). E dopo? Si vedrà. Certo, ricorda chi lo conosce bene, importante per poter accettare sarebbe capire qual è il compito, con quali strumenti, e con quale squadra: fedele al principio ripetuto come un mantra che non basta un uomo solo al comando…
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