CORVO RENZI NON AVRAI IL MIO SCALPO - L’AVVELENATA DEL MARCHESE FULVIO ABBATE ANTI-MATTEUCCIO: “NON ACCETTERÒ DI VENIRE A PATTI COL GRADO MENO ZERO DEL PENSIERO CAZZARO INTERESSATO. PROVA AD ASCOLTARE LA PICIERNO, E POI VERRAI AD ABBRACCIARMI IN LACRIME”

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Fulvio Abbate per “il Garantista"

 

fulvio abbate fulvio abbate

Corvo Renzi non avrai il mio scalpo! Detta così, la cosa suona davvero retorica, visto che chiama in causa un film degli anni Settanta, antichi scazzi tra indiani e visi pallidi, roba scaduta, roba che farà subito dire “uffa, che palle!” a chi vuol credere senza indugi alle parole del suo Matteo, come fosse il generale Custer durante l'ultima carica, a chi ritiene a occhi chiusi che sia giunto il momento del “nuovo”.

 

E invece di tratta di semplice esercizio critico per non cedere alla semplificazione di chi, sempre Renzi e il suo complesso, sembra voler cancellare l’intera storia del pensiero politico, filosofico e perfino sindacale puntando tutto su battute portatili, “easy”, su un pensiero monociglio che probabilmente si riassume ampiamente nelle categorie del "gufare” e “rosicare ". Questo e nient’altro. Categorie che potranno andare bene per Picierno, Boschi, Guerrini, Serracchiani, Lotti, ma non sfiorano il cuore, e neppure la milza, di chi ritiene che la storia del genere umano non sia iniziata con UFO Robot e Lady Oscar.

matteo renzi linguacciamatteo renzi linguaccia

 

    Se la consegna è dunque un bel siamo alla frutta (a questo punto semplifico anch’io, affinché sia chiaro l’oggetto filosofico e concreto del contendere), di più, all’ammazzacaffè, all'apericena, bene, se è così, se è il momento di scappare tutti in pigiama sotto il peso della crisi economica, allora il presidente del Consiglio Matteo Renzi lo dica con chiarezza, così ognuno di noi potrà decidere se farsi sorprendere dal si-salvi-chi-può definitivo in slip, boxer, pigiama palazzo o magari in alta uniforme da ussaro, a seconda delle inclinazioni di stile, gusto e rango. Altrimenti, no, tutto ma non la semplificazione, la vaghezza, il dito puntato con parole standard contro il “vecchio” responsabile di avere pretesto pane e rose quando, come sanno bene gli scout, sarebbe bastata una barretta di “Ciocorì” o in subordine, della più anodina “Girella”.

 

PINA PICIERNOPINA PICIERNO

    Corvo Renzi non avrà il mio scalpo perché non siamo nati ieri, perché abbiamo già visto quale minestra orrenda, alcuni suoi predecessori che l’Africa ancora attende, gli stessi che ancora adesso ne fiancheggiano la passeggiata tra i “selfie”, hanno cercato di far mangiare agli altri in nome della “vocazione maggioritaria”, e dunque, almeno personalmente, non accetterò di venire a patti con un pensiero che si fonda interamente su ciò che Berlusconi ha già testato per sé ottenendo ottimi risultati, spianando la strada al grado meno zero del pensiero cazzaro interessato.

 

maria elena boschimaria elena boschi

    Lo so, Corvo Renzi ha buon gioco, può contare sulla banalità di massa che ammorba il quotidiano del Paese come nuovo tempo, tra twitt degni di Pieraccioni e battute da polisportiva salesiana, il qualunquismo endemico, la semplificazione e ancora la semplificazione che fa dire “ma insomma che cazzo vogliono questi che ancora vanno avanti con questi discorsi che richiamano il Sessantotto?” perfino a quelli di sinistra che cominciano a vedere in lui una sorta di benefico dispensatore di elettroshock, un lobotomizzatore dal volto umano, più per ultima spiaggia che per reale compromissione e tornaconto personale.

 

Roberto Benigni Roberto Benigni

Su tutto, riflettendo sull’intero umano scenario devastante andrebbe anche spesa qualche parola in merito al silenzio tombale, forse, chi può dirlo?, perfino creativo, degli amici intellettuali, scrittori, registi di film, inventori di storie immaginarie, pittori, fumettari, o come cavolo si chiamano ormai; nei giorni scorsi, per esempio, il mio amico Andrea Scanzi, sul “Fatto Quotidiano”, ha provato a sondare le ragioni della narcosi politico-intellettuale profonda di Nanni Moretti

 

(e anche di Roberto Benigni, ma qui l’afasia è più facile da intuire assodato il tratto da San Domenico Savio democratico assunto da quest'ultimo) non una parola, non un’obiezione, non un segno di insofferenza da parte delle teste d’uovo dell’immaginazione a sinistra sull’avviamento al nulla di Renzi, non mi pare però che Andrea abbia ancora ottenuto risposta, neppure un “ma chi te conosce?” Neppure un’accusa d’essere l’ennesimo perfido che “rosica”. Stanchezza, scazzamento o convinzione che ribellarsi sia poco fine, poco gusto “Sacher torte”? 

 

    Corvo Renzi non avrà il mio scalpo nonostante si sappia benissimo che il peggiore senso comune, per intero, sta dalla sua parte, quel senso comune incarnato un tempo dai nostri più stupidi compagni di scuola o perfino dalle nostre fidanzate, o fidanzati, dai nostri vicini di casa che sempre subiamo durante le riunioni di condominio al momento della ripartizione delle spese per millesimi, che, messi alle strette sul binario del ragionamento logico, dialettico, induttivo trovavano e ancora trovano la via di fuga che fa pronunciare un grande “in che senso?”

nanni moretti e tornato sul set nanni moretti e tornato sul set

 

    Corvo Renzi non avrà il mio scalpo perché - la citazione è fatta di proposito per intuire l’“uffa, ancora co’ ‘sto Brecht?” dei suoi sostenitori acefali che non vanno oltre la pagina del compagno di strada Baricco – come diceva appunto quello stronzo di Bertolt “punta il dito su ogni cosa”.

 

E’ cosa buona e giusta accettare il ricambio, il cambio generazionale, le fisiologica congiura che porta i giovani a sbarazzarsi dei vecchi, ma immaginare che questi ultimi abbiano dalla loro parte un così devastante vuoto mentale è una tragedia umana incalcolabile ancor prima che politica. Se non mi credi, prova ad ascoltare l’onorevole Pina Picierno, e poi verrai ad abbracciarmi in lacrime. Ultimi vennero quelli dalle sopracciglia modellate come la Boschi a dire: “ancora con ‘sti discorsi di sinistra?” Sinistra, tua sorella. Si chiama pensiero, cretini!