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COZZE, ORECCHIETTE E VELENI: IN PUGLIA È LA SOLITA SINISTRA CHE SI FA MALE DA SOLA – L’EX SINDACO DI BARI, ANTONIO DECARO, È IL CANDIDATO IN PECTORE DEL CENTROSINISTRA PER LE REGIONALI PUGLIESI. MA ANCORA NON SCIOGLIE LA RISERVA, PERCHÉ NON VUOLE TRA LE PALLE IL GOVERNATORE USCENTE, MICHELE EMILIANO, E L’EX NICHI VENDOLA, PRONTI A CANDIDARSI IN CONSIGLIO REGIONALE. IL LAMENTO DI DECARO: “CHE MALE HO FATTO IO PER ESSERE COMMISSARIATO?” – EMILIANO SE LA RIDE E PUNGE IL SUO EX DELFINO: “NON POSSO CREDERE CHE DECARO ABBIA PAURA DI ME E NICHI...”
Estratto dell’articolo di Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
michele emiliano e antonio decaro
«Sciamanìn!», grida un ragazzino davanti ai vicoli di Bari vecchia. La traduzione è «andiamocene», ed è probabilmente la parola che Antonio Decaro vorrebbe tanto dicessero i due "dinosauri" della politica pugliese: Nichi Vendola e Michele Emiliano.
Entrambi hanno fatto per due volte i presidenti di Regione, Emiliano è stato anche per dieci anni sindaco di Bari, il presidente di Sinistra italiana ha avuto esperienze da leader nazionale. Tutto vorrebbe, il parlamentare europeo considerato il candidato naturale per le prossime elezioni regionali in Puglia, tranne che trovarsi i due predecessori in Consiglio.
MICHELE EMILIANO NICHI VENDOLA
«Che male ho fatto io per essere commissariato?», si è sfogato con gli amici. È affezionato tanto a Vendola che a Emiliano, ma qui si tratta di politica. E in politica, non è la tenerezza a prevalere.
[…] Doveva essere il luogo in cui si vince facile, la Puglia. È diventato quello in cui tutto si è fermato in una sorta di stallo messicano a tre: Decaro non corre se ci sono Vendola ed Emiliano a fare a gara di consensi per diventare consiglieri. Più gira questa voce — più il presidente M5S Giuseppe Conte mostra di pensarla come Decaro — più i due si incaponiscono.
«Per Avs — lo ha detto a chi ha cercato di persuaderlo lo stesso Nicola Fratoianni — la candidatura di Vendola è esistenziale». Si tratta di superare lo sbarramento del 4 per cento, di fare un buon risultato da rivendersi nelle trattative per le politiche, magari di superare i 5 stelle. «A Nichi lo abbiamo chiesto noi», dicono.
Lui, che non ha incarichi amministrativi da quasi dieci anni, si è messo al servizio. «Vado in giro a presentare il mio libro di poesie, Sacro Queer, e arrivano centinaia di persone: giovani, tantissime donne, perfino delle suore. Al firmacopie mi si avvicinano e mi dicono all'orecchio: torna a darci una mano».
[…] Di Decaro dice che non è nuovo a pose amletiche: «Quando si trattò di candidarlo per la prima volta a sindaco di Bari, sono stato io a sbloccare la situazione con una telefonata in viva voce a Matteo Renzi. Gli ho detto guarda che Antonio è il migliore, farà bene, e così è stato. Perché è un realizzatore».
michele emiliano antonio decaro
Decaro a Bari è una superstar, non si possono fare dieci metri per strada con lui senza fermarsi venti volte. Era il sindaco che ascoltava, aggiustava, si faceva carico. È stato il candidato alle Europee che in città ha vinto con l'80% di preferenze, ne ha prese 500mila in tutto il Sud.
Non ce l'ha certo con lui, Vendola, che parla anche della ferita dell'Ilva: il processo per presunte pressioni è stato annullato, ora si rifà a Potenza. «Non troveranno mai una mia intercettazione in cui chiedo favori, posti di lavoro o soldi: in tanti lo facevano, non io. Al massimo potranno trovarne una in cui chiedo di non licenziare un malato di tumore.
Prima che arrivassimo noi, non si parlava di diossina. L'Ilva autocertificava la qualità dell'aria. L'Arpa era una scatola vuota. Noi per la prima volta abbiamo iniziato i monitoraggi ai 200 camini, abbiamo imposto norme di abbattimento degli inquinanti, abbiamo provato a scrivere una storia nuova. Forse ho sbagliato a caricarmi sulle spalle un peso troppo grande: ho rischiato di rimanerne schiacciato».
Su un tema così delicato, Vendola, Emiliano e Decaro sembrano perfettamente d'accordo. Ma non è sui temi, la distanza. È, invece, sul potere. Nel palazzo della Regione che guarda il mare, a pochi metri dalla ruota panoramica, Emiliano dice: «Non era mica così, qualche anno fa. Il lungomare era tutta una sparatoria».
Sono arrivati i magistrati come lei? «Non sono i giudici a far finire gli spari, è la politica». Nella pausa tra sindaco di Bari e governatore, Emiliano è stato assessore nel comune di San Severo.
Da quando la fa, la politica non l'ha mai lasciata. Senza pause. Tanto meno vuole farlo ora. «Con Antonio avevamo un patto fatto davanti al segretario regionale. Lo sapeva Francesco Boccia — capogruppo pd del Senato, pugliese, amico — lo abbiamo detto a Elly Schlein. Cos'è cambiato? Leggo dai giornali che non mi vuole più in consiglio, ma non lo ha mai detto».
antonio decaro e michele emiliano
Forse si sentirebbe commissariato? «E chi ci è mai riuscito! Ha cominciato con me, ma quando ero candidato alle primarie, ha votato Renzi. Quando ho fatto il referendum per le trivelle, scheda bianca!».
Anche Emiliano elenca tutto quello che ha fatto prima per la città, poi per la regione, ora per l'Ilva: «Ci sto mettendo la faccia senza avere un ruolo decisionale, il contratto di programma serviva per la decarbonizzazione, ma evidentemente qualcuno non vuole dare la soddisfazione al Pd di fare una cosa così importante. Ce l'hanno con Elly, io la proteggo. E poi lo faccio per Antonio, gli tolgo la patata bollente».
Giura di seguire la regola benedettina: «Il priore, quando finisce, torna frate semplice». Forse Decaro ha annusato non sarà così, viste tutte le nomine fatte a fine mandato. Compresa la sua: Emiliano si è autonominato nel consiglio del teatro Petruzzelli. Comprese quelle che sembrano concordate con la destra, come alle autorità portuali di Taranto e Bari.
manifestazione per antonio decaro a bari
«Scemenze, fandonie, se potessi mostrare quel che c'è su questo cellulare!». E poi, sornione, «ma di chi ha paura, mister 500mila? Di me e Nichi? Non posso crederci». Nega anche la paternità della norma antisindaci che il suo consiglio aveva votato e che avrebbe segato le gambe, e impedito la candidatura, a tutti i sindaci vicini a Decaro, ora cassata dalla Consulta.
Sul balcone del palazzo comunale, dove sventola la bandiera con l'anguria che i palestinesi avevano adottato dopo la guerra dei sei giorni, il sindaco Vito Leccese — che conosce bene i contendenti — fa un sospiro: «Se Antonio si tirasse indietro, i baresi lo vivrebbero come un tradimento. Spero sia Schlein a risolvere la situazione: è politica, devono occuparsene i partiti». Dal Pd arrivano segnali diversi: «Se Decaro si tira indietro, lo farà qualcun altro».
[…]
michele emiliano antonio decaro
L'unico nome che non fa, è quello di Francesco Boccia. E invece a Roma, gira proprio il suo. Ma il dinosauro scommette: «Antonio si candida. Nel centrosinistra ce le diamo di santa ragione alla partita di calcetto. Poi, però, facciamo pace».
michele emiliano e antonio decaro 2
antonio decaro cado dalle nubi meme
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