LA SVOLTA DEL “RIFORMATORE” BERLUSCONI FA INCAZZARE I FALCHI: ‘’COL TOTI VISTO DA VESPA (BASSI ASCOLTI, TONI MOSCI) DOVE VAI? - SE DOBBIAMO FARE LE RIFORME COL GOVERNO, CHE SIAMO USCITI A FARE?’’

Ugo Magri per ‘La Stampa'

A forza di 100 sigarette al giorno, più 50 caffè, più tre notti di fila passate a mettere d'accordo Berlusconi e Renzi sulla legge elettorale, per poco Verdini non ha rischiato il coccolone. S'è sentito poco bene, l'hanno portato di corsa a fare gli accertamenti, nulla di grave («Denis è un toro», si compiacciono gli amici).

Con Verdini fuori combattimento, però, il Cavaliere ha avuto gioco facile a rinviare di 24 ore l'ennesimo braccio di ferro sulle poltrone di partito: una discussione che lo umilia e lo offende perché lui pensava che l'aiuto dei notabili a cacciare Alfano (e con Angelino, tutti i «traditori» del Ncd) gli fosse dovuto gratis, senza meschine contropartite.

Invece niente: gli «strozzini» (come vengono soprannominati nel giro di Arcore) ossessionano il leader, che non vede l'ora di toglierseli di torno. Cosicché oggi forse prenderà forma un pletorico ufficio di presidenza da 60-70 membri di cui Silvio non coglie l'utilità, sebbene sia previsto nello statuto di Forza Italia. Gli sembra una parata di «soliti noti», laddove lui vorrebbe mostrare in pubblico solo facce giovani in modo da pareggiare i conti con la «nouvelle vague» renziana.

Però Berlusconi a suo modo è ben strano: prima si invaghisce dei personaggi, e poi con disinvoltura se ne sbarazza. Con Toti, appena nominato consigliere politico, ancora non è successo. Anzi, l'ex direttore di «Tg4» e «Studio Aperto» ha avuto la sua consacrazione mediatica in qualità di braccio destro, prima come ospite da Vespa e poi del «Tg2».

Però, se si vuole dare credito alle chiacchiere messe in giro da personaggi invidiosi, il Cavaliere non sarebbe stato del tutto convinto della performance televisiva. Troppo educato, questo Toti; eccessivamente «rotondo» e colto nell'eloquio laddove Berlusconi è a caccia di qualcuno, o qualcuna, in grado di battere Renzi sul suo terreno.

Dunque svelto di lingua, fulmineo nel pensiero, sicuro di sé, anche un po' sfrontato, però divertente e spiritoso al punto giusto. Toti è consapevole dei suoi pregi nonché dei propri limiti. «Non sono l'anti-Renzi», dichiara prudente, «e nemmeno l'anti-Fitto», che guida la contestazione nei suoi confronti. Cerca di dare una mano e, se ci riesce, un senso alla politica ondivaga del Cav.

Il quale, dopo una stagione di furore e rabbia per via della condanna seguita dalla decadenza, sta tornando a rivestire i panni da padre della patria, di co-fondatore della Terza Repubblica. «Berlusconi ha l'intenzione di fare le riforme che persegue da 20 anni», testimonia Toti, altro che inaffidabile Caimano. Dunque, sarebbe pronto ad aspettare un altro anno prima di tornare al voto, se servisse a cancellare il Senato e a mettere ordine nei compiti delle Regioni.

Discorsi che disorientano i «falchi» del partito, e confondono vieppiù le «amazzoni». Come mai, si domandano, tanta generosità? Se questa è la linea, tanto valeva restare al governo senza passare all'opposizione... Qualcuno ci vede un chiaro sforzo di Berlusconi, che vorrebbe smacchiare la propria immagine ad uso degli storici futuri.

Altri scorgono un passo inevitabile, ancorché tardivo, per strappare un trattamento giudiziario meno svantaggioso. Di sicuro, l'eco della svolta berlusconiana non è ancora giunta a Strasburgo, dove opera la Corte europea dei diritti dell'uomo (da non confondere con quello di Lussemburgo). Per discutere il ricorso dell'ex-premier contro la legge Severino, hanno fatto sapere i giudici, non c'è urgenza. Si metta in fila.

 

 

BERLUSCONI E GIOVANNI TOTI ALLA BEAUTY FARMMEDIASET DAL PAPA - PIER SILVIO BERLUSCONI DE FILIPPI MIMUN TOTIraffaele fitto silvio berlusconi BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS GIOVANNI TOTI A PORTA A PORTA GIOVANNI TOTI A PORTA A PORTA