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DALL’ENERGIA AI MIGRANTI FINO AL CASO ALMASRI: MELONI E’ INTRAPPOLATA NEL PANTANO LIBICO - IL GOVERNO CONTINUA A VANTARSI PER IL RAPPORTO PRIVILEGIATO CON TRIPOLI. MA A FARE LA VOCE GROSSA SULLO SCACCHIERE LIBICO E’ LA TURCHIA. L’ITALIA È UN ATTORE DI SECONDO PIANO. E COSÌ PALAZZO CHIGI DEVE SCENDERE A PATTI CON LE FAZIONI COINVOLTE. MA PARLARE CON LE MILIZIE SIGNIFICA SOTTOSTARE AI LORO RICATTI SU TUTTI I DOSSIER, A INIZIARE DA QUELLO DEI MIGRANTI - NEL 2025, FINO A ORA, SONO 52MILA LE PERSONE SBARCATE NEL NOSTRO PAESE DOPO ESSERE SALPATE DALLE COSTE LIBICHE (IN AUMENTO DEL 54% RISPETTO ALLO SCORSO ANNO). NUMERI CHE INIZIANO A ESSERE UN PROBLEMA PER PALAZZO CHIGI…
Youssef Hassan Holgado per editorialedomani.it - Estratti
GIORGIA MELONI E IL CASO ALMASRI - MEME BY FAWOLLO
Tanto strategica e necessaria quanto indomabile. Destreggiarsi in Libia, per il governo italiano, è più complicato del previsto. Troppi gli interessi in gioco per Roma: dall’energia ai migranti passando per la sicurezza. Ma a dominare sullo scacchiere libico, benché Giorgia Meloni provi a fare la voce grossa in ogni occasione pubblica utile, è la Turchia.
L’Italia è semplicemente un attore di secondo piano. E così il governo deve scendere a patti e compromessi con tutte le fazioni coinvolte. Ma accettare di parlare con le milizie significa soprattutto sottostare ai loro ricatti e mantenere un’ambiguità di fondo su tutti i dossier.
Lo dimostra la vicenda Almasri. Il torturatore libico, per stessa ammissione del direttore dell’Aise Giovanni Caravelli, è stato liberato per tutelare gli interessi italiani nel paese. Lo dimostra il memorandum che ci garantisce la “collaborazione” con la violenta guardia costiera libica, a cui forniamo strumenti e addestramento, entrato in vigore nel 2017 e recentemente rinnovato. Soldi e mezzi per evitare gli sbarchi in Italia.
almasri picchia e uccide un uomo per strada a tripoli 1
E lo dimostra, infine, il proficuo impegno del governo Meloni nel dialogare con entrambe “le Libie”, quella della Cirenaica governata dal generale Khalifa Haftar e i suoi figli, e quella della Tripolitania in mano al premier del governo di unità nazionale, Abdel Hamid Dbeibeh.
In realtà anche in Cirenaica, ormai, la Turchia sta scalzando tutti i rivali. Nonostante l’Italia sia stata capace, negli ultimi anni, di mantenere rapporti stabili, il presidente Recep Tayyip Erdogan ha saputo muoversi in maniera efficace garantendo investimenti con le sue colossali aziende statali in cambio di libertà di movimento nel paese. Una delle figure centrali, in questo, è stato l’ex capo dell’intelligence turca, Hakan Fidan, ora diventato ministro degli Esteri.
carlo nordio e il caso almasri
L’indebolimento della milizia Rada, che ha portato all’arresto di Almasri, è anche opera di Erdogan che sta chiedendo al premier Dbeibeh di dimostrare di essere un interlocutore affidabile a Tripoli. Per farlo deve sbarazzarsi di tutte le milizie. E un primo avvertimento è già arrivato ieri. «Il governo sta entrando in una nuova fase in cui le forze di sicurezza saranno ritirate dalle strade e le loro sedi saranno riunite in luoghi specifici», ha detto Dbeibeh.
Rapporti complicati
Chi frequenta gli ambienti diplomatici è convinto che, nel lungo periodo, la Libia sarà più necessaria all’Italia di quanto l’Italia sia necessaria alla Libia. In fondo, un eventuale vuoto lasciato da Roma può essere colmato da tutti gli altri attori internazionali. Per questo motivo Meloni si muove con cautela, utilizzando anche il soft power (il nostro paese ospita, ad esempio, le finali del campionato di calcio libico che, negli ultimi due anni, hanno fatto notizia soprattutto per la presenza dei capi delle milizie e disguidi di ogni tipo).
Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh - Recep Tayyip Erdogan - Giorgia Meloni
Un retaggio della gestione avviata dall’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, che ha spinto l’Italia a stabilizzare i rapporti con Tripoli perché da quella stabilità dipendono forniture energetiche, il controllo dei flussi migratori e la cooperazione sui dossier di sicurezza e intelligence. Dopotutto la Libia è il principale paese di partenza verso l’Italia. Nel 2025, fino a ora, sono 52mila le persone sbarcate nel nostro paese dopo essere salpate dalle coste libiche. L’88 per cento del totale e in aumento del 54 per cento rispetto ai dati dello scorso anno. Numeri che iniziano a essere un problema per palazzo Chigi.
ABDEL HAMID DBEIBAH RECEP TAYYIP ERDOGAN
Nel breve periodo il nostro paese può garantire investimenti sul lato energetico e credibilità politica in ambito europeo a Dbeibeh e Haftar, ma la situazione può cambiare in ogni momento. Basta uno screzio diplomatico (l’arresto di Almasri o la figuraccia dello scorso luglio, a Bengasi, quando il governo di Haftar ha rimpatriato i ministri del Team Europe perché non volevano apparire in foto con i governanti della Cirenaica) per far saltare gli accordi presi.
I libici sanno perfettamente qual è il loro potere contrattuale, legato soprattutto alle riserve di gas e petrolio. Chi conosce bene la Libia sa che è la National Oil Corporation, l’azienda di stato energetica, a governare il paese. E la riapertura delle trivellazioni offshore in alcuni giacimenti che erano fermi da anni, ha aumentato il potere in mano a Tripoli
(…)
Le politiche italiane nel paese seguono un dossier a parte, gestito prettamente dai servizi di intelligence. Benché in Africa la premier punti tutto sul Piano Mattei, per la Libia, nonostante le narrazioni pubbliche, non è così. Nelle relazioni sullo stato di attuazione del Piano Mattei, Tripoli non è mai menzionata a differenza di altri paesi come Algeria, Marocco, Tunisia, Egitto. A dimostrazione, ancora una volta, del ruolo centrale che gioca il paese. Ma se l’Italia ha un rapporto privilegiato gli altri, Turchia e Russia su tutti, hanno in mano ciò che vuole Meloni: potere.
IL POST DI GIORGIA MELONI SULL ARCHIVIAZIONE PER IL CASO ALMASRI
LA LIBERAZIONE DI ALMASRI - VIGNETTA BY VAURO
SADDAM HAFTAR CON MATTEO PIANTEDOSI
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