DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Fabio Martini per “la Stampa”
Se non è una svolta epocale, è qualcosa che ci rassomiglia: la Commissione europea nel promuovere, seppur con riserva, le leggi di Stabilità dei Paesi sotto “esame” ha adottato una logica di politica-economica e non più aritmetico-contabile, come aveva fatto per anni. Dunque, in attesa del giudizio finale previsto a metà novembre, la Commissione ha ritenuto che per l’Italia, ma anche per la Francia, l’Austria, Malta e la Slovenia non sussistano quei casi di «non ottemperanza particolarmente seri» che avrebbero potuto far scattare un parere «negativo» già nella fase iniziale dell’istruttoria che impegna in questi casi la Commissione.
Una doppia vittoria per l’Italia. Una vittoria politica perché la promozione “erga omnes” indica una tendenza nuova nella Commissione europea uscente, destinata ad incrementarsi - lo pensa Matteo Renzi - con la nuova Commissione, quella che si insedierà il primo novembre e sarà guidata da Jean Claude Juncker. Un indirizzo che l’Italia, più di ogni altro Paese, ha caldeggiato politicamente e che alla fine ha prevalso a Bruxelles, dove evidentemente ha pesato un accordo politico tra i Paesi leader dell’Unione per by-passare una strettoia che rischiava di diventare esiziale per Francia e Italia.
Matteo Renzi, sempre loquacissimo quando si tratta di “incassare” vittorie o passaggi favorevoli, per una volta ha preferito non commentare. Perché il via libera di Bruxelles era «largamente atteso», dopo la positiva trattativa svolta nei giorni scorsi durante il vertice europeo dalla delegazione italiana guidata da Renzi. E anche perché ieri sera era prevista un’audizione del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che ha commentato: «Nessuna resa all’Unione europea», «ma un accordo che dimostra che la flessibilità è possibile. Ci consente di continuare nell’aggiustamento legato alle riforme strutturali».
Ma per Matteo Renzi anche una vittoria nel dettaglio: la correzione di 4,5 miliardi all’impianto originario della manovra - formalizzata due giorni fa per lettera - è stata comunque ritenuta credibile a Bruxelles. Il via libera dall’Ue è arrivato non con una formale lettera, ma con una modalità meno formale: con un comunicato del commissario agli Affari economici Jirky Katainen, un «duro» nella geografia comunitaria. La Commissione - si legge nel comunicato - al momento non giudica alcuno stato dell’Eurozona in «significativa violazione» delle norme Ue di bilancio, dando così un primo via libera ai cinque Stati considerati a rischio di «seria violazione» delle regole e ai quali la Commissione aveva inviato la settimana scorsa lettere di avvertimento.
La valutazione più complessiva delle leggi di stabilità, compresa quella italiana, sarà preparata e resa pubblica dalla nuova Commissione europea a metà novembre e in quella occasione ma è improbabile che dopo il primo via libera di ieri, la Commissione possa tornare indietro. Ieri pomeriggio, nel corso di un Consiglio dei ministri straordinario e ad hoc, il governo ha approvato il necessario aggiornamento degli obiettivi di finanza pubblica, contenuti nel Def, la cui approvazione per la strategia di politica economica, ha un valore quasi pari a quello di un voto di fiducia: il documento traccia la strada alla quale la Legge di Stabilità e i provvedimenti collegati daranno concretezza. Ecco perché deve essere approvato prima dell’avvio della sessione di bilancio
IL PRIMO MINISTRO FINLANDESE JYRKI KATAINEN
Ma ora, con le integrazioni richieste da Bruxelles e recepite ieri, il quadro dei conti pubblici è cambiato, seppure in qualche decimale. L’opposizione ha chiesto di nuovo l’approvazione in aula, con votazioni qualificate. Ma il governo, preoccupato per i numeri «ballerini» al Senato, obietta che non è necessario un voto a maggioranza assoluta, perché la correzione è migliorativa rispetto all’autorizzazione di «deroga» al pareggio che è già stata fatta.
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