DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Alberto Mattioli per “la Stampa”
Segretario, ha parlato pochissimo... «Ero stretto fra Berlusconi e Valentino Rossi. Alla fine mi sono sacrificato io». Però lo dice con un sorrisone che più soddisfatto non si può, sottotitolo: guarda come gongolo.
Matteo Salvini ha centrato due obiettivi con un colpo solo. Primo: riempire piazza Maggiore, nel cuore della Bologna ex rossa, e pazienza se i manifestanti non erano, come dice lui, 100 mila, perché nei 6900 metri quadri della piazza non ci starebbero nemmeno se fossero tutti dei cinesi nani, ma più verosimilmente 25 mila o, secondo la Questura, 15 mila. Dettagli. Il colpo d' occhio, a uso delle tivù, era imponente lo stesso.
Secondo risultato: compattare il centro-destra e sostituirsi all'amico Silvio come suo leader. Avanti a destra, in comune c'è la cosa più importante: il nemico. Anzi, i nemici: il detestato Matteo Renzi e il detestatissimo Angelino Alfano, gratificato da Salvini di alcuni delicati apprezzamenti come «inutile e incapace» e poi apostrofato direttamente: «Occupati dei poliziotti, cretino che non sei altro».
salvini (d), con silvio berlusconi d
Quanto a Berlusconi, è chiaro che Salvini deve troncare e sopire su fischi e sfottò («Basta!», «Vai a casa!», «Mat-teo, Mat-teo!») partiti da quegli screanzati dei Giovani padani e ripresi da mezza piazza mentre l' ex Cavaliere raccontava per l' ennesima volta la storia d' Italia e sua personale, che poi per lui sono la stessa cosa.
«Qualche fischietto c' è stato, è vero, con tante persone in piazza era inevitabile. E poi lui ha parlato tanto...», minimizza Salvini nel retropalco. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, non ha di queste remore: «Berlusconi sa leggere la storia e la sa leggere fino in fondo. Io credo che Salvini abbia i numeri per essere un leader», insomma Silvio è il passato e Matteo è il futuro, per la felicità leghista. Dove c' è Zaia c' è gioia.
Ma per conquistare la leadership dei moderati non basta trattare Berlusconi come un vecchio zio cui si vuole anche bene ma che annoia tutti ripetendo sempre le stesse cose. Bisogna anche moderare il linguaggio. E qui il comizio di Salvini è stato curiosamente bipolare, metà da vecchia Lega di lotta, metà da nuova Lega potenzialmente di governo.
Il Salvini 1, il Salvini mister Hyde, invoca la ruspa anche sui centri sociali «dopo averla passata sui campi nomadi», definisce lo Stato che non concede la legittima difesa integrale «ladro e infame», lo accusa di «dare 1200 euro al mese al primo bru bru che arriva e che non scappa da nessuna guerra», e strilla «Viva pane e salame!» come legittima difesa alimentare contro quei malvagi di Bruxelles che, a parte tutti gli altri misfatti, vogliono pure obbligare i poveri italiani a mangiare cavallette (questo della nouvelle cuisine a base di insetti è un tema caro al nuovo centro-destra. Lo aveva già trattato la Meloni, invocando dal canto suo la difesa della pizza nel forno a legna).
Però a Bologna si è ascoltato anche il Salvini-dottor Jekyll, curiosamente traboccante di quello che Shakespeare chiamava «il latte dell' umana bontà». Eccolo qui: «Questa non è la piazza del rancore, perché io non odio nessuno»; «Apriamo i cuori, apriamo le menti»; «Non mi interessa il filo spinato»; e perfino «Nel rispetto delle regole, noi siamo per l' accoglienza». Il Salvini 2 non vuole più essere solo il capo dell' opposizione. Spera di diventare il capo del governo: «Non sono qui per partecipare, ma per vincere», poiché la ruspa «prima abbatte e poi ricostruisce».
La protesta non basta più, anche se cavalcarla l' ha portato lontano. È il momento della proposta: «Abbiamo presentato una legge di sostegno alla natalità, la sinistra non ha nemmeno voluto discuterla. Noi non diciamo solo no, ma anche molti sì». I precedenti governativi del fu Polo, però, non sono esaltanti. «Infatti io non voglio rifare gli errori del passato. No alle marmellate, perché si vince ma poi c' è sempre qualche Follini o Fini o Alfano che manda tutto all' aria. A Silvio e a Giorgia proporrò delle proposte concrete: se c' è il timbro di tutti si procede, altrimenti ognuno per la sua strada». E le primarie? «Mah. Io non voglio morire di primarie».
Il palco è sobrio, senza simboli di partito, solo con un grande slogan «Liberiamoci e ripartiamo!» e vabbé, sì, anche una piccola ruspa. Ma, quanto a look, la vera novità è che il Capitano non indossa né la solita felpa «geografica» e nemmeno una delle consuete magliette con slogan incendiari, ma una normale, educata, candida camicia da sinistra fighetta, roba da socialista francese in visita alla festa dell' Unità. E quando, dopo la sudata, va a selfarsi con il suo popolo, una non meno borghese Oxford azzurra. Quasi ministeriale.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA…
DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI…
DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI…
DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI…
CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER…