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Anche se Mario Monti è tornato da un viaggio incoraggiante in Asia, dove ha ricostruito la credibilità dell'Italia, il suo governo tecnico riconosce che la luna di miele è finita e che la sua sfida politica più dura sta per iniziare.
La controversa riforma del lavoro, che trova l'opposizione dei sindacati e di parte della sinistra, dovrà passare al vaglio del Parlamento e avrà bisogno del sostegno trasversale di tutte le forze politiche per garantire la sopravvivenza al governo non eletto dei tecnocrati.
"Abbiamo avuto 100 giorni di luna di miele", avrebbe confessato un alto funzionario del governo (che ha chiesto di non essere identificato) al "Financial Times". "La gente era così contento di liberarsi di Silvio Berlusconi e di ritrovare fiducia nell'Italia. Ma quella fase è finita".
Gli effetti della politica di austerità di Rigor Monti cominciano a farsi sentire, l'aumento delle tasse e del prezzo della benzina hanno fatto il resto. I sondaggi mostrano un calo notevole della popolarità del professore bocconiano e le stime sulla riduzione di appena lo 0,4 per cento del Pil per quest'anno sembrano una speranza irrealizzabile.
Altrettanto preoccupante e indicativo, secondo gli analisti, è il fatto che gli investitori stranieri non stanno tornando ad acquistare i titoli di stato italiani.
E poi c'è il rischio, paventato dallo stesso Monti, del contagio da parte della Spagna di Rajoy, che non è riuscita a soddisfare le aspettative degli investitori.
La lobby di Confindustria ha sollecitato il premier a "mostrare il suo coraggio" e a non farsi influenzare dalla sinistra sull'art.18.
Tuttavia, la più grande preoccupazione tra gli investitori è concentrata sulla minaccia di instabilità politica dell'Italia a breve termine e non sugli effetti a lungo termine della riforma del lavoro.
Questo potrebbe dare a Monti un certo margine di manovra per scendere a compromessi sull'art.18 pur di non rischiare una spaccatura con il Partito Democratico.
Pier Luigi Bersani non ha ancora preso una posizione chiara sulla questione, esprimendo da una parte la necessità di emendare alcune parti del provvedimento del duplex Fornero-Monti, dall'altra la ferma volontà di non essere ostaggio della Cgil della Camusso.
Alcuni addetti ai lavori pensano che l'attenzione di Monti sulla riforma del mercato del lavoro potrebbe rivelarsi un errore strategico visto che la querelle sull'art.18 è ormai diventata una questione politica più che un vero dibattito sul valore economico della riforma.
Berlusconi, che ha la maggioranza in parlamento ma che soffre nei sondaggi in vista delle amministrative, vuole che Monti tenga il punto per destabilizzare la sinistra.
Se questo dovesse accadere, si realizzerebbe quello che gli investitori stranieri e un numero crescente di politici italiani auspica: Monti a capo di un'ampia coalizione anche dopo le elezioni previste tra un anno.
"La cosa migliore che l'Italia potrebbe fare è quello di mantenere Monti e il suo governo", ha detto Nouriel Roubini, un economista americano che ha trascorso gran parte della sua infanzia in Italia. Nel corso della conferenza a Cernobbio dello scorso fine settimana, Roubini ha dichiarato al "Financial Times": "La realtà è che (nessun investitore) vorrebbe che lui lasciasse ora o anche dopo le prossime elezioni".
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