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Emiliano Fittipaldi per "Espresso.Repubblica.it"
Per il restauro del Colosseo giovedì è un giorno cruciale: il Tar del Lazio deciderà infatti se la (prima) gara per l'aggiudicazione dei lavori è stata regolare, e decreteranno finalmente il vincitore.
Se tutto filasse liscio, i lavori finanziati da Diego Della Valle (per 25 milioni di euro complessivi) «potrebbero cominciare entro la fine di febbraio», ha promesso Gianni Alemanno irritato dai continui ritardi.
Il condizionale è doveroso: perché è possibile che la battaglia tra aziende, appaltatori e sovrintendenza che dura da mesi si trascini anche al Consiglio di Stato.
La torta è grossa: il primo appalto per la progettazione esecutiva e il restauro effettivo dei prospetti meridionali e settentrionali dell'Anfiteatro Flavio (più le nuove cancellate del primo ordine) vale oltre otto milioni di euro. Che ballano tra due aziende: la Gherardi di Roma e la Lucci di Bacoli, paesino vicino Napoli. Sono loro i due contendenti che hanno ingolfato il tribunale amministrativo di ricorsi e controricorsi.
La vicenda è intricata. Gherardi aveva ottenuto l'aggiudicazione definitiva della gara lo scorso 30 agosto, ma a novembre 2012 il ministero dei Beni culturali e la soprintendenza hanno escluso l'impresa dalla gara. Motivo: alcuni documenti non sarebbero stati presentati entro i 10 giorni previsti. Un'esclusione contestata al Tar.
Anche Lucci, in precedenza, aveva eccepito davanti al Tar la mancanza da parte dei concorrenti di alcuni requisiti necessari a partecipare alla gara.
Questo il secondo vulnus da sciogliere domani. La Gherardi da parte sua ha fatto un ricorso incidentale contro Lucci, spiegando che il progettista dei rivali non avrebbe le carte in regola per partecipare a un bando così importante.
In teoria, dunque, la Lucci è in pole position. Se il Tar dovesse dare ragione alla soprintendenza che ha escluso gli avversari, saranno loro a rifare uno dei monumenti più importanti del mondo.
Una rivincita per un imprenditore che oggi è sotto processo a Napoli. Già : a 'l'Espresso' risulta che Luigi Lucci nel dicembre del 2010 è stato rinviato a giudizio con l'accusa di corruzione. «Il processo si avvia verso la prescrizione, ma io voglio essere prosciolto da ogni accusa», risponde Lucci.
L'imprenditore fu arrestato nel 2009 dalla Guardia di Finanza insieme all'ex soprintendente per i Beni architettonici di Napoli Enrico Guglielmo e ad altre due persone, mentre gli indagati a piede libero furono sette.
I pm napoletani ipotizzano che Guglielmo, accusato di associazione a delinquere e turbativa d'asta, per anni avrebbe «sistematicamente» favorito Lucci «nell'aggiudicazione di appalti di ingente valore». Una sorta di egemonia in alcuni affidamenti per la zona dei Campi Flegrei (i magistrati citano la gara da 12 milioni per il restauro del Castello di Baia), mentre altre volte (come nel caso dei bandi per il real Albergo dei Poveri e per il sito borbonico di Portici) il soprintendente «avrebbe consentito che imprese riconducibili direttamente o indirettamente a Luigi Lucci venissero invitate e comunque partecipassero» alle gare, «determinando in tal modo un'obiettiva alterazione della regolarità della procedura».
Secondo l'accusa l'imprenditore di Bacoli avrebbe ricompensato Gugliemo pagando una quota (poco meno di 40mila euro) di una barca acquistata dal funzionario.
Per la cronaca, la gara di cui il Tar deciderà il vincitore è stata bandita nell'agosto del 2011. Se tutto va bene, i lavori inizieranno quasi due anni dopo. Chissà se anche per gli altri appalti ancora da assegnare (quella per il cosiddetto centro servizi, e per il restauro degli emicicli e delle parti interne del Colosseo) bisognerà aspettare le calende greche.
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