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Amedeo La Mattina per “la Stampa”
renzi su chi e salvini su oggi
Gasparri la chiama «Matteofilia»: è la strana sindrome che sta colpendo la politica italiana polarizzata tra Matteo Renzi e Matteo Salvini. E Berlusconi, archiviato l’innamoramento del primo Matteo il Nazareno, ora sbanda verso il secondo Matteo. Ecco, se oggi all’assemblea dei parlamentari di Fi ci sarà un dibattito vero e tutto non si esaurirà nell’intervento del Cav, dovrebbe venire fuori proprio questa preoccupazione: il rischio di finire a rimorchio del Carroccio dopo avere dato il sangue al premier sulle riforme.
VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO RENZI E BERLUSCONI
Raffaele Fitto non crede che nessuno dei berlusconiani spaventati dalla «Matteofilia» e dall’Opa leghista su Fi avrà il coraggio di sollevare la questione. Forse lo farà Gasparri che il problema lo ha messo per iscritto sul tavolo di Berlusconi («non possiamo fare il pendolo tra i due Mattei: dobbiamo intestarci certe battaglie; Salvini cresce ma non vince»).
LA PAURA DI CALDORO
La mancanza di un centro di gravità permanente preoccupa molti berlusconiani lealisti come Maria Stella Gelmini e Paolo Romani. Preoccupa molto i toscani, i veneti, i liguri, i campani, in particolare Stefano Caldoro, l’unico governatore rimasto a Fi e già è in pista per la ricandidatura alle regionali. Caldoro teme che l’esclusione di Ncd dall’alleanza tra Fi e Lega nelle Regioni del Nord (soprattutto in Veneto) porti i centristi di Alfano ad abbandonare l’intesa elettorale sotto il Vesuvio: sconfitta assicurata essendo Area poplare (Ncd più Udc) determinante.
IL CAV TRANQUILLIZZARE TUTTI
Salvini ieri è arrivato a dire che non c’è un accordo nazionale con Fi, mentre a livello regionale la Lega propone i suoi candidati in Liguria, Toscana e Veneto. «Chi ci ama ci segua: siamo noi a dettare nomi e linea». Berlusconi cerca di sedare le paure. «Non siamo succubi di nessuno, porteremo avanti in autonomia la nostra opposizione», ha detto a pranzo a Romani e Brunetta.
Era presente anche Gianni Letta. Assente invece l’«emarginato» Verdini, che comunque ieri mattina si è presentato al partito come se nulla fosse. Che non sia un’opposizione univoca lo dimostra il comportamento di Fi e Lega: insieme hanno votato spesso contro gli emendamenti del governo, ma il Carroccio ha votato pure contro una decina di sub-emendamenti di Brunetta sulle competenze attribuite allo Stato.
FI VERSO IL NO AL VOTO FINALE
Oggi all’assemblea dei parlamentari azzurri non andranno i fittiani. Ci saranno invece i verdiniani e forse lo stesso Verdini. «Andarci è inutile - sostiene Fitto - siamo a “oggi le comiche”, noi pensiamo solo alla nostra manifestazione dei “ricostruttori” del 21 febbraio».
Il Cav non fa una piega. Continua a dire che Fi non sarà la ruota di scorta di nessuno e conferma la linea d’opposizione a 360 gradi. Sisto si dimette da relatore di minoranza in seguito a una telefonata del Cav. «La rottura non è imputabile a me». Ma cosa farà Fi nel voto finale? Berlusconi non ha dubbi: «Si vota no».
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