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Amedeo La Mattina per "la Stampa"
E adesso che si fa? Sciolto il Terzo Polo, Casini, Fini e Rutelli dovranno giocare una partita solitaria in attesa di capire se e quale legge elettorale verrà fatta, di sapere come si muoveranno gli altri potenziali interlocutori politici: sia quelli vecchi, come il Pd e il Pdl, sia quelli nuovi che sicuramente nei prossimi mesi prenderanno forma nel campo dei moderati. Ma già nella settimana successiva ai ballottaggi (20 e 21 maggio) Alfano dovrebbe svelare l'arcano, quanto aveva promesso durante la campagna elettorale con grandi rulli di tamburo, ovvero «la più grande novità politica dei prossimi anni».
La sensazione netta è che i tre separati del centro stiano brancolando nel buio e non sanno che direzione prendere. Ieri Fini e Casini sono tornati a parlarsi, a dirsi che ognuno adesso farà i compiti a casa, allargandosi da qualche parte, poi in futuro ci si potrà incontrare di nuovo. Chissà , forse. Dove è un mistero. Una cosa è sicura. Il leader dell'Udc non vuole avere a che fare con il gruppo dirigente del Fli.
«A me interessa il rapporto personale con Fini, verso il quale ho grande rispetto. Poi non è che mi sveglio pensando a Granata o mi addormento pensando a Briguglio». Ecco le due "bestie nere" di Casini che non perdono occasione per punzecchiarlo. «Vuole per caso deferirci ai probiviri come fece Berlusconi?», si chiede velenoso Granata.
Fini ha chiamato a rapporto Italo Bocchino, Della Vedova, Menia e Ruben e ha dato ordine di evitare ogni polemica, di aggravare una situazione già nera, di ipotizzare alleanze, come ha fatto Bocchino in un'intervista, con il Pd. Tutto è in movimento, ha spiegato Fini, e per il momento ci dobbiamo concentrare sull'attività parlamentare e nel sostegno al governo Monti. Questa è la sfida che viene mossa anche Casini al Pdl dove non si placano le spinte critiche nei confronti di Monti.
«Non è il momento di abbassare la guardia anzi è il momento di alzare la guardia. Oggi è il momento della responsabilità . La situazione è drammatica, basta con i giochini. Sono convinto - ha osservato Casini - che ci sono forze responsabili all'interno del Pdl, che hanno fatto prevalere l'appoggio a Monti e che non sono assolutamente intenzionate a portare L'Italia sul baratro. Per altro non è che Monti sia arrivato a caso: questi quattro anni sappiamo come sono andati...».
L'ex presidente della Camera si rivolge ai moderati del Pdl affinché prendano le distanze dai falchi e si possa aprire una prospettiva di alleanza, di una federazione dei moderati. Con o senza Berlusconi? Daniela Santanché risponde che Casini non si può permettere di porre veti a Berlusconi, che in futuro «sarà ancora protagonista della scena politica. Non altrettanto si può dire di Casini».
Navigano tutti al buio. Nel Fli il timore è che Casini ormai abbia messo le vele verso un'aggregazione dove ci sarà anche il Pdl o quello che rimarrà del Pdl quando si presenteranno sulla scena politica nuovi protagonisti. Dal Pd intanto arriva un messaggio chiaro. Bersani invita l'Udc a una scelta, a un'intesa tra moderati e riformisti. Ma «il candidato premier tocca a noi».
In un'intervista a Repubblica spiega che il Pd punta a un patto di legislatura più ampio perché il centrosinistra non è sufficiente per governare: tuttavia «la guida la proporrà il Pd». Poi in un'altra intervista a «Piazza Pulita» attenua i toni e dice di voler lavorare «in collettivo: le leadership non si scelgono da sole». Bersani non immagina alleanze come l'Unione di 8-9 partiti: «ora sarebbero 2 o 3». In queste prevede anche l'Udc? O ha dato Casini già per perso?
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