DELL’UTRI E DEI CARAIBI - ALMENO 11 DEI 40 MILIONI VERSATI DA BERLUSCONI SONO STATI SUBITO GIRATI SU UN CONTO A SANTO DOMINGO - IL SENATORE SI TROVAVA SULL’ISOLA ALLA VIGILIA DELLA SENTENZA DELLA CASSAZIONE CHE AVREBBE POTUTO MANDARLO IN GALERA PER ANNI: SI PREPARAVA A UNA LATITANZA DORATA? - LA VILLA SUL LAGO DI COMO PAGATA 21 MILIONI: NEL 2004 NE VALEVA 9, MA SONO STATI FATTI LAVORI E I PREZZI SONO MOLTO CRESCIUTI NEL FRATTEMPO…

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1 - DELL'UTRI, IL GIALLO DEGLI 11 MILIONI VERSATI DA BERLUSCONI A SANTO DOMINGO...
Salvo Palazzolo per "la Repubblica"

La Guardia di finanza e la Procura stanno cercando di capire cosa si nasconda dietro i 40 milioni di euro versati negli ultimi dodici anni dall'ex presidente del Consiglio al suo amico di sempre, condannato per troppe e antiche frequentazioni mafiose. L'8 marzo, il giorno prima del verdetto della Cassazione che avrebbe potuto portare Dell'Utri in carcere, Berlusconi fa un bonifico da 15 milioni di euro su un conto intestato all'amico e alla moglie. Ufficialmente, a titolo di acconto per l'acquisto di una villa sul lago di Como, un affare firmato proprio quel giorno davanti a un notaio di Milano.

Il documento bancario acquisito dalla Finanza nei giorni scorsi parla chiaro: nel giro di una manciata di minuti, 11 dei 15 milioni di euro prendono il volo verso il conto di Santo Domingo. E adesso, il procuratore aggiunto Ingroia, e i sostituti Di Matteo, Del Bene, Guido e Sava stanno preparando una rogatoria per cercare di seguire l'ultimo mistero di Marcello Dell'Utri. Anche se non nutrono molte speranze: Santo Domingo resta il buen retiro di latitanti eccellenti e delle loro casseforti.

Proprio l'8 marzo, il senatore Pdl condannato per mafia era all'estero. Non si è mai saputo dove, con certezza. Unico indizio: un paese di lingua spagnola. Se ne accorsero per primi i cronisti che cercavano Dell'Utri per un'intervista: il suo telefonino era spento, rispondeva solo (in spagnolo) l'operatrice di un gestore telefonico. Probabilmente, Dell'Utri era davvero nella Repubblica Dominicana, pronto a trascorrere una latitanza dorata, con i soldi di Silvio Berlusconi.

Dopo la sentenza della Cassazione, che ha disposto un nuovo processo d'appello, Dell'Utri telefonò a uno dei suoi bracci operativi, Massimo De Caro. La conversazione era intercettata dai carabinieri del Ros per conto della Procura di Firenze, come ha svelato nei giorni scorsi L'Espresso, svelando i retroscena di un'inchiesta per corruzione. Diceva Dell'Utri, con tono scherzoso: "C'è un oceano di mezzo", "e parlano spagnolo".

Ma non sono i viaggi di Marcello Dell'Utri a interessare i magistrati di Palermo. La nuova inchiesta, che è un filone dell'indagine sulla trattativa mafia-Stato, punta a ricostruire a cosa siano serviti quei 40 milioni di euro. La Procura ipotizza un'estorsione a Berlusconi commessa da Dell'Utri, l'ambasciatore di Cosa nostra a Milano, come lo definisce la sentenza della Cassazione. Forse, quei 40 milioni di euro sono la prosecuzione del pizzo già pagato da Berlusconi negli anni Settanta, di cui parla pure la Cassazione.

O forse, sono il prezzo del silenzio. Dell'Utri respinge le accuse e se la prende con Ingroia: "È un fanatico, un ayatollah", si sfoga dai microfoni della "Zanzara", su Radio24. E va anche oltre: "La trattativa? Se si è trattato di evitare guai peggiori è stata la cosa giusta. Anche se con la mafia non bisognerebbe mai trattare ". E infine Dell'Utri plaude a Napolitano, naturalmente per attaccare i magistrati: "Ha fatto benissimo a scontrarsi per le intercettazioni, è inaudito quello che è successo".

In questi giorni, la polizia valutaria di Palermo sta passando al setaccio i conti intestati a Dell'Utri e alla moglie, su cui sono arrivati i 40 milioni di euro. Poco dopo i bonifici, i soldi prendono sempre moltissime destinazioni, anche per importi cospicui. I magistrati vogliono capire dove siano finite davvero le donazioni di Berlusconi: Dell'Utri le ha messe al sicuro? O le ha distribuite a qualcun altro?

Sono le due ipotesi che ruotano attorno all'inchiesta di Palermo. E intanto gli investigatori sono già a caccia di altri conti di Dell'Utri, che potrebbero essere intestati a prestanome. Replica l'avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini: "Se le notizie apparse sui giornali fossero vere, vi sarebbe da parte della Procura di Palermo una totale distorsione della realtà. La sentenza della Cassazione su Dell'Utri ha categoricamente escluso che mai vi sia stata una qualche commistione fra la nascita di Forza Italia e la mafia".


2 - CAMPO DI CALCIO E 40 STANZE LA VILLA VENDUTA AL CAVALIERE...
Pierluigi Panza per il "Corriere della Sera"

Per scoprire che cosa deve aver colpito Silvio Berlusconi di villa Comalcione a Torno non servono le indagini dei magistrati: dove la si trova, sul lago di Como, una villa a terrazzamenti con un ampio campo di calcio nel giardino? E non solo: il complesso ha un parco con ottime essenze arboree, due darsene, un imbarcadero e, oltre alla villa padronale di circa quaranta vani, altre due strutture all'interno della proprietà.

Un buen retiro ma architettonicamente non di gran pregio. La villa è di tipica tipologia borghese di fine Ottocento e, assicura il sovrintendente Alberto Artioli, «non è vincolata». Non risulta tra le vere e proprie ville storiche del lungolago, tanto che quasi nessuno storico dell'architettura la conosce o riporta su alcun libro. Non ne hanno scritto nelle loro monografie Enzo Pifferi, Donata Vittani e nemmeno Roberta Peverelli. «Difficile che ci sia qualche tesi sulla villa - assicura dal Politecnico lo storico Marco Dezzi Bardeschi - perché l'opera è architettonicamente molto modesta: sembra un vecchio casone a due piani con un sottotetto abitabile denunciato dai tanti abbaini».

Marcello Dell'Utri l'acquistò nel 2000, dopo la vendita di una sua precedente proprietà, dagli eredi del grande maestro dell'architettura italiana del '900 Marco Zanuso, progettista del nuovo Piccolo Teatro di Milano. Il complesso era della vedova Pedroni, la cui famiglia l'aveva ereditato dal pioniere dell'industria fotografica, il cavaliere del Lavoro Michele Cappelli, che lo aveva abitato dal 1904 alla morte (1935).

Dell'Utri acquistò il complesso frazionato (villa Comalcione, due casotti, parco, darsene e un imbarcadero) riunendo la proprietà che viene descritta dal sindaco di Torno, Giovanni Sala, come «allora abbastanza trascurata». Tanto che il prezzo da lui pagato non dovrebbe aver superato gli otto-nove milioni.

Negli anni successivi Dell'Utri fece interventi di riqualificazione. «Un buon intervento», giudica il sindaco, «che ha ridato visibilità al complesso». Con un rammarico: in un primo progetto una rimessa doveva diventare una pubblica biblioteca lariana. Poi è diventata dimora dei custodi. Delle incomprensioni su questa circostanza si parlò nel 2008. I lavori sono stati svolti dalla ditta Nessi & Majocchi e il complesso risulta oggi splendido visto dal lago. In questo complesso di circa 1.300 metri quadrati, Dell'Utri ha abitato spesso durante le vacanze estive.

La villa è stata poi acquistata, nel marzo scorso, da Berlusconi per una cifra intorno ai 21 milioni di contro a una valutazione pari a 9,3 milioni effettuata nel 2004, prima dei lavori di ristrutturazione. Bisogna, però, considerare anche un'altra variabile. «Ventun milioni è un prezzo non così eccessivo - afferma Alberto Longatti, decano degli storici delle ville del lago di Como -, perché i prezzi sono molto saliti da quando i russi danno la caccia alle ville. Non è stata pagata un prezzo dell'altro mondo».

Infatti, una villa pur largamente di maggior qualità come la Balbiano ad Ossuccio, che è del Cinquecento è stata ceduta nel 2011 da Michele Canepa a una 21enne russa per 38 milioni di euro (si è parlato anche di 40 e 50). Certo, Balbiano era tra le più nobili dimore del lago e, nei secoli era piaciuta a cardinali, al Parini e, da ultimo, proprio a Silvio Berlusconi, che tre anni sondò il possibile acquisto. Poi dirottò su Comalcione.

 

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