FLASH! - IL DAZISTA TRUMP, PER SPACCARE L'UNIONE EUROPEA A COLPI DI TARIFFE SUI PRODOTTI ESPORTATI…
Sandra Amurri per "il Fatto Quotdiano"
Dell’Utri: biglietto Milano-Beirut solo andata? Il biglietto di ritorno del cofondatore di Forza Italia, condannato in via definitiva a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, cioè il decreto di estradizione non è ancora stato emesso. O meglio è stato emesso il 23 maggio con la firma del ministro della Giustizia, del premier e del presidente della Repubblica libanese e subito inviato informalmente, come atto di cortesia all’ambasciatore italiano a Beirut, ma non ufficialmente.
Il governo libanese, come ci confermano dalla Farnesina, aveva assicurato all’ambasciatore che ci sarebbero voluti al massimo 10 giorni, tempo necessario per le dovute ulteriori procedure burocratiche. Dieci giorni sono trascorsi, ma il decreto non è ancora pervenuto né al ministero della Giustizia né alla Farnesina.
MARCELLO DELL UTRI CON L AVVOCATO GIUSEPPE DI PERI
Così come a nessuna autorità italiana è arrivata la richiesta inoltrata dall’avvocato libanese al ministro della Giustizia Ashraf Rifi di una sorta di “sospensione” delle procedure per il rimpatrio fino a quando l’Italia non assicurerà a Dell’Utri che verrà trasferito in un ospedale idoneo, diverso da quello del carcere.
Richiesta supportata da un certificato dei cardiologi che lo hanno in cura all’ospedale privato Al Hayat dove è stato ricoverato pochi giorni dopo l’arresto, avvenuto il 12 aprile nel lussuoso hotel Fhoenicia. Il cofondatore di Forza Italia, come si ricorderà, il mese prima di rifugiarsi in Libano aveva subito un intervento di quattro bypass al San Raffaele e poco dopo l’arresto aveva avuto un malore.
DELL UTRI DELLUTRI CON L AVVOCATO MASSIMO KROGH
Una pretesa, comunque, quella di usufruire di una sorta di arresti domiciliari ospedalieri identica a quella di cui gode di fatto da oltre un mese a Beirut, irricevibile per le autorità italiane in quanto Dell’Utri, non essendo un libero cittadino ma un condannato in stato di arresto nel momento in cui metterà piede sul solo italiano verrà consegnato dai funzionari dell’Interpol agli agenti della Dia che, dopo avergli notificato l’ordine di detenzione nell’ufficio di polizia di frontiera, presumibilmente aeroporto di Fiumicino, lo accompagneranno nel carcere più vicino.
MIRANDA RATTI MOGLIE DI MARCELLO DELLUTRI jpeg
Solo successivamente il Tribunale di sorveglianza potrà deciderne il trasferimento sulla basa delle condizioni di salute, a esclusione della pena detentiva domiciliare negata dalla condanna per mafia. Ma una nostra fonte accreditata libanese ci spiega che le operazioni di estradizione, concordate tra i funzionari dell’Interpol dei due Paesi, verranno svolte nella massima garanzia delle condizioni di salute del detenuto che è sotto la protezione del Paese dei cedri dove nessuno vuole rischiare che possa accadergli qualcosa durante il volo per l’Italia.
PRIMI ANNI BERLUSCONI MARCELLO DELLUTRI E MIRANDA RATTI A MILANO jpeg
Tant’è che starebbero valutando l’ipotesi di un aereo Cai attrezzato per l'assistenza medica. “Sì sta male, così mi ha detto mia cognata (Miranda Ratti, ndr) Spero che rientri presto, vorrebbe dire che ha recuperato la salute, meglio in carcere che malato”. Ci dice al telefono il gemello Alberto che stando alle conversazioni con l'imprenditore catanese Vincenzo Mancuso intercettate al ristorante romano Assunta Madre stava progettando la latitanza libanese del fratello Marcello grazie all’appoggio di Gennaro Mokbel, originario del Paese dei cedri, condannato in primo grado a 15 anni per riciclaggio.
Mentre nulla sa lo storico avvocato di Dell’Utri, Giuseppe Di Peri, di lui tornerà a occuparsi quando verrà estradato, fino ad allora, l’ex senatore resterà nelle mani esperte dell’avvocato Akram Azouri ,difensore dell'ex dittatore tunisino Zine El Abidine Ben Ali fuggito in esilio a Jedda in Arabia saudita.
Mentre quelle dell’ex presidente libanese Amin Gemayel, possibile ricandidato alle prossime elezioni presidenziali, lo hanno abbandonato dopo essere finito sui giornali, notizia rimbalzata con forza a Beirut, con l'accusa di aver provato a tessere la rete di salvataggio per il deputato condannato Amedeo Matacena su richiesta di Speziali per il tramite di Scajola. L'aria è cambiata e Matacena dice: io resto a Dubai.
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