FLASH! - IL DAZISTA TRUMP, PER SPACCARE L'UNIONE EUROPEA A COLPI DI TARIFFE SUI PRODOTTI ESPORTATI…
1 - SPIA TU CHE
SPIO ANCH'IO
Giovanni Tizian per "L'Espresso"
Persino un innocente cadeau natalizio, gentile omaggio di palazzo Chigi, può celare l'inganno. E quel Blackberry di ultima generazione donato a cardinali, politici e giornalisti, non era un semplice cellulare ma conteneva una microspia capace di intercettare ogni conversazione.
La mutazione dello smartphone in cimice è stata scoperta per caso, quando uno dei proprietari ha dovuto far riparare il regalo e i tecnici hanno individuato il congegno. Una vicenda surreale, quasi leggendaria, che risale al 2008 con Silvio Berlusconi premier. Da allora però lo spionaggio fai-da-te è diventato un fenomeno di massa.
Dirigenti che registrano le conversazioni con i superiori, imprenditori che sorvegliano i dipendenti, preti che piazzano telecamere in parrocchia, mogli che pedinano i mariti con il gps, genitori che televigilano sui figli. C'è chi lo fa per gelosia, chi per interesse e chi per potere. Le cronache infatti offrono un panorama impressionante di detective improvvisati.
Dai casi boccacceschi fino al Sanniogate, con i nastri dei colloqui tra un dirigente dell'Asl e il ministro Nunzia De Girolamo che hanno fatto vacillare il governo Letta. E ci sono anche maestri delle trame che si costruiscono centrali casalinghe d'intercettazione, come il faccendiere Luigi Bisignani o il commercialista Paolo Oliviero.
Fino alla microspia artigianale infilata nella poltrona del governatore laziale Nicola Zingaretti. «Lo spionaggio di tipo politico in Italia è molto evidente», spiega a "l'Espresso" Antonio Mutti, sociologo dell'università di Pavia e autore per Il Mulino di "Spionaggio, il lato oscuro della società ": «L'utilizzo di informazioni sugli avversari a fini di lotta politica è diventato, purtroppo, un fatto normale. I dati riservati raccolti vengono poi utilizzati per ricattare».
à un fenomeno di massa, l'evoluzione hi-tech del pettegolezzo. Dal gossip si è passati all'intelligence, nelle grandi trame e nei piccoli intrallazzi: l'istantanea di una società dove tanti si fanno 007 per impossessarsi dei segreti altrui. «Sono segnali inquietanti di una sorta di spionaggio collettivo, ognuno si difende spiando gli altri, ciascuno vede nell'altro un potenziale nemico», analizza l'antropologo Marino Niola:«La frantumazione dei confini tra sfera privata e pubblica ci ha assuefatti all'essere spiati, perché spiamo anche noi. à una società che ha perso la bussola, che non capisce più dove finiscono i diritti e comincia la prepotenza e l'inganno».
SUPERMARKET 007.
A testimoniare la frenesia spiona è il proliferare di negozi dove è possibile acquistare kit da James Bond casalingo. «Già negli anni '90 avevamo molte richieste, però il vero boom c'è stato con l'arrivo degli smartphone», ricostruisce Francesco Polimeni, un passato nella polizia di Stato e da vent'anni a capo della Polinet e di Spiare.com, società leader nella vendita di strumenti di sorveglianza.
Difficile fare una stima del valore di questo mercato. «Aziende serie che operano in questo settore ce ne saranno quattro in Italia e il nostro fatturato è di circa 500 mila euro l'anno. Poi ci sono le centinaia di piccole ditte individuali nate come funghi che offrono materiale scadente, ma che globalmente hanno un giro d'affari di parecchi milioni».
Negli scaffali, reali o online, ci sono gadget per tutte le tasche. Una penna-spia made in China costa pochi euro, mentre nei negozi specializzati il prezzo supera i 200. I clienti sono soprattutto privati: mariti e mogli gelosi, vicini di casa diffidenti, manager e funzionari. Entrare nelle vite degli altri è sempre più facile. Il catalogo è infinito. C'è la penna stilografica, elegante con i bordi dorati, che registra audio e video: la vende pure Amazon. O il classico orologio da parete con telecamera incorporata da 400 euro, perfetto per filmare le riunioni. E altri gadget incorporati in accendini, occhiali da sole, chiavette usb, telecomandi per auto, portachiavi.
Una delle chicche più richieste è il microfono incastonato nella scarpa con tacco dieci o nella classica Oxford da uomo. «Da un lato abbiamo una tecnologia sempre più sofisticata e dall'altra una debolezza sempre maggiore dei legami sociali, del rispetto, della solidarietà », ragiona Niola, «viviamo in una società che perde in solidarietà e acquista in connessione, è la fine della privacy e il trionfo dell'individualismo».
TRADITI DAL CELLULARE.
La trappola principe oggi sono gli onnipresenti smartphone. Ci si possono infilare i Trojan (vedi box a pag. 37) che però richiedono competenze superiori. Oppure regalare un telefonino con cimice incorporata. «La legge vieta l'istallazione», avverte Polimeni, «noi possiamo solo vendere la tecnologia, il software, il nostro ruolo finisce qui. Ma ci sono altri negozi, anche online, che offrono il pacchetto completo, aggirando i rari controlli».
AUTODIFESA DIGITALE.
Sempre più spesso però ci si improvvisa Sherlock Holmes perché non si crede più nella giustizia. «Se in un negozio c'è qualcuno che ruba dalla cassa, è più probabile che il proprietario si attrezzi per cercare il colpevole per poi risolvere la questione nel suo ufficio», sottolinea Polimeni.
Lo stesso accade per tutelarsi nel caso di furti domestici, sorvegliando con microtelecamere colf e baby sitter. Con una sfiducia che non conosce più santuari. Don Antonio Tigli della chiesa di Don Bosco ha potenziato la videosorveglianza per catturare i fotogrammi degli spacciatori che con lo scotch attaccano la droga sotto gli inginocchiatoi della parrocchia. «Con i miei collaboratori abbiamo collegato le telecamere ai pc per tentare di cogliere un gesto che potesse confermare il nostro sospetto», ha dichiarato. Non è un'eccezione.
L'autodifesa digitale dei parroci contro ladri o vandali è diffusa ovunque. Da San Giorgio a Chions (Pordenone) a Bibione, dove don Andrea Vena ha stanato il predone notturno di offerte con le riprese video. Persino a Sotto il Monte, il paese del "papa buono", monsignor Claudio Dolcini si è improvvisato detective per smascherare l'uomo che svuotava sistematicamente le casse della canonica, senza ricorrere alle forze dell'ordine.
GRANDE FRATELLO CASALINGO.
Il dilagare delle vigilanze più o meno lecite talvolta si trasforma in stalking, con raffiche di denunce per violazione della privacy contro vicini sospettati di essere diventati guardoni tecnologici. Basta orientare gli impianti antifurto per mettere sotto controllo le camere del palazzo di fronte.
Nel vicentino per esempio un anziano signore è finito in procura per aver piazzato tre telecamere fisse sul giardino confinante. A Firenze un inquilino stufo di atti vandalici contro la sua porta è ricorso a una doppia microcamera: con enorme sorpresa dai filmati è emerso che i danni erano opera di un rispettabile magistrato, in lite per questioni di condomio. Il giudice aveva scoperto il primo apparecchio, coprendolo con la giacca, ma è stato incastrato dal secondo.
Invece per intercettazione abusiva è finito nei guai un amante troppo geloso di Perugia. Dalle cuffie ha sentito una frase minacciosa «Posa la pistola» e ha chiamato il 113. Ma era un falso allarme, la donna stava solo guardando un film poliziesco ad alto volume: in compenso gli agenti hanno trovato le cimici illegali nascoste in camera da letto. Nella relazioni sentimentali le irruzioni nella privacy non conoscono più confini. Una ricerca commissionata da Google racconta una realtà di coppie spione, terrorizzate da possibili tradimenti: un terzo degli italiani ha spiato nella posta elettronica del partner.
LAVORO SOTTO CONTROLLO.
Sul posto di lavoro ormai si scatenano vere guerre di intelligence. Per identificare i fannulloni, per evitare di venire scavalcati nella carriera o per conquistare poltrone ricattando. Ma la legislazione è confusa. Ad esempio la Cassazione un anno fa ha sancito che i dipendenti in permesso termale possono essere spiati.
Mentre da luglio scorso il pm Raffaele Guariniello indaga sulla società del trasporto pubblico torinese per violazione della privacy: avrebbe utilizzato il sistema Sis che monitora gli spostamenti dei bus di linea per valutare le prestazioni degli autisti. Anche in ufficio però c'è chi segue interessi di basso profilo.
In Veneto una segretaria ha denunciato il capo che la spiava con un arsenale di penne, chiavette usb, orologi e sveglie infarcite di microcamere: nel computer del suo superiore è stata ritrovata una raccolta di immagini delle sue gambe e del suo décolleté. Sempre la Suprema Corte il 21 novembre scorso ha confermato il licenziamento di un chirurgo plastico del policlinico di Torino colpevole di avere intercettato le conversazioni dei colleghi.
Voleva utilizzarle contro il primario in una causa penale. Ospedali, nomine e registrazioni: quasi una fotocopia dell'affaire De Girolamo, con i nastri che descrivevano gli affari di bassa lega della Asl sannita. «Il caso che ha riguardato il ministro De Girolamo dimostra la mancanza di fiducia tra le persone e verso le istituzioni», osserva il sociologo Mutti.
SCUSI, Ã SUA QUESTA CIMICE?
«Tra i nostri clienti ci sono anche multinazionali», racconta Polimeni, «ci chiedono di bonificare gli uffici: vogliono essere certi che nessuno li spii. Con gli strumenti che abbiamo a disposizione riusciamo a captare anche apparecchi che non trasmettono. Se la De Girolamo ne avesse avuto uno, si sarebbe accorta che la stavano registrando».
Lunedì 20 gennaio, a pochi giorni di distanza dal Sanniogate, il presidente della Regione Lazio Zingaretti ha scovato una cimice artigianale in una poltrona della sala dove si discutono nomine e altre questioni riservate. Prima di lui, Renata Polverini aveva scoperto ben tre microspie negli uffici chiave della Regione dove si arbitrano appalti milionari. Ormai se ne trovano talmente tante da rendere difficile capire chi le ha messe.
Gli atti dell'inchiesta sul re delle discariche Manlio Cerroni hanno svelato un retroscena sugli ascolti elettronici ai danni della Polverini. Luca Fegatelli, dirigente della Regione, telefona a Claudio Lotito, patron della Lazio ma soprattutto presidente della società che gestisce il servizio di vigilanza nel palazzo della Regione, per chiedergli se erano stati i suoi uomini a piazzare le cimici. Lotito taglia corto: «Sono state le forze dell'ordine».
E così scatta una reprimenda dell'autorità giudiziaria che ricorda ai vigilantes di Lotito l'obbligo del segreto. I magistrati però erano mandanti di solo due degli apparecchi: sul terzo resta il mistero. Uno dei tanti, in una Repubblica che appare sempre più fondata sul ricatto, grande o piccolo che sia.
2 - E IO MI SCARICO IL TROJAN
Stefania Maurizi per "L'Espresso"
Programmi software che infettano telefonini e computer , capaci di rubare le nostre informazioni più intime. I contenuti delle nostre telefonate, gli sms, le email, le conversazioni via Skype, le chat, qualsiasi documento, foto, video, che conserviamo nei nostri cellulari e tablet, qualsiasi tasto che battiamo sulla tastiera del nostro computer.
Capaci di tracciare i nostri spostamenti, di attivare il microfono, la fotocamera o la telecamera e di fotografarci, riprenderci e registrarci in qualsiasi momento. In ufficio, a casa, in auto, durante le riunioni di lavoro o nei momenti privati. E in grado di trasferire queste informazioni a chi le sta cercando per i motivi più diversi, senza che noi ci accorgiamo che qualcuno ci sta braccando.
Sono tecnologie come i trojan, gli spycell, gli spyphone. Un tempo riservati agli 007, oggi alla portata di tutti, almeno quelli nelle versioni meno sofisticate.«Si può grossolanamente distinguere le tecnologie per la sorveglianza in tre categorie», spiega a "l'Espresso" l'esperto tedesco, Andy Mueller-Maguhn, figura storica della più importante organizzazione di hacker d'Europa, il "Chaos Computer Club".
«Ci sono le tecnologie usate dalle agenzie di intelligence, quelle dalle security aziendali
e infine quelle usate dalle persone comuni». Mueller-Maguhn sostiene che gli strumenti più comuni per le persone ordinarie - spesso alla ricerca di informazioni sul partner sospettato di tradimento - stanno diventando proprio i trojan, per controllare la posta elettronica e la navigazione sul Web del "sospetto" e gli SpyPhone, software che danno accesso a telefonate, sms e servizi Internet per cellulari.
«C'è anche una tecnologia nota come "silent sms" che può essere usato per localizzare un telefonino senza alcun software speciale», racconta, «mentre i trojan possono essere installati o attraverso l'accesso fisico al telefono o infettandolo a distanza, nascondendo il trojan in un'email o in un sito da scaricare, in modo che la vittima lo installi senza rendersene conto».
Ma quanto è davvero facile per una persona comune, senza alcuna formazione tecnica, usare strumenti come un trojan? «Assistiamo sempre di più alla diffusione di kit da scaffale che stanno eliminando ogni barriera tecnica», dichiara a "l'Espresso" Matthew Rice dell'organizzazione "Privacy International" con sede a Londra e specializzata nella difesa della privacy, «alcuni di questi strumenti possono essere scaricati dal Web anche in modo completamente gratuito, ma la maggior parte costa dai duecento a migliaia di euro.
Si tratta di uno sviluppo tecnico preoccupante: quello che dieci anni fa poteva essere fatto solo da professionisti, oggi può essere fatto da chiunque abbia mezzi e deteminazione». Uno scenario che Andy Mueller-Maguhn conferma: «La tecnologia dei Trojan è diventata così abbordabile e facile da installare che può farlo qualsiasi moglie gelosa, non serve alcun esperto», racconta. E così per gli SpyCell, «prodotti che si possono acquistare via Internet per meno di 100 euro, semplicemente scaricandoli».
baby spie giovane spia spia spia Facebook spiaSPIARE I DIPENDENTI SPIA Virus Worms Trojan Horse SpywareTELEFONI SPIATI trojan virusSPIARE VIA WEBCAMspia
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO…
DAGOREPORT – IL MIRACOLO DEL GOVERNO MELONI: HA UNITO LA MAGISTRATURA – LE TOGHE SI SONO COMPATTATE…
DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA…