BOERI AVARIATI - PARTE MALE LA NUOVA INPS TARGATA TITO BOERI: IL NUOVO DIRETTORE GENERALE, MASSIMO CIOFFI, VOLUTO A TUTTI I COSTI, NON HA I REQUISITI RICHIESTI DALLA LEGGE

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Marco Palombi per il “Fatto Quotidiano”

 

Massimo CioffiMassimo Cioffi

Diciamo che non iniziamo benissimo. La nuova Inps targata Tito Boeri - accademico, fondatore de lavo-ce.info, editorialista di Repubblica – inizia con un (piccolo?) strappo alle regole finora notato solo dall’Usb, l’Unione sindacale di base. Massimo Cioffi, il direttore generale che il neo-presidente Boeri ha imposto (“o lui o anch’io rifiuto l’incarico”) al ministro del Lavoro Giuliano Poletti – che teoricamente vigila sull’ente previdenziale – non ha i requisiti di legge per quella carica. La cosa, a essere un po’ maliziosi, si nota persino nel decreto di nomina firmato da Poletti. Vediamo perché.

 

Queste le norme. La materia è regolata da una legge del 1989, che all’articolo 12 comma 3 (non a caso citato nei decreti di nomina) recita quanto segue: “Il direttore generale è scelto tra i dirigenti generali dell’Istituto ovvero tra esperti delle discipline attinenti ai compiti dell’Istituto stesso”.

 

TITO BOERI TITO BOERI

Tradotto: o si tratta di un dirigente dell’Inps o di un esperto in materia di previdenza o assistenza (welfare), che sono i “compiti” dell’Istituto. Massimo Cioffi, che pure è un manager di alto livello, non è mai stato un dipendente dell’Inps, né s’è mai occupato di previdenza e assistenza: la sua carriera è stata quasi tutta in Enel, dove è stato apprezzato capo del personale dal periodo della liberalizzazione/privatizzazione fino all’anno scorso.

 

Come raccontò lui stesso a Panorama qualche anno fa, nel 2000 Enel contava 72.500 dipendenti in Italia, nel 2011 36.800 (al netto della cessione di alcune attività e di 10.500 assunzioni): “Erano tutte persone difese dall’articolo 18 e, nonostante questo, abbiamo avuto solo tre giorni di sciopero in 12 anni” (il che, a pensarci bene, non dovrebbe tranquillizzare troppo i dipendenti Inps).

 

TITO BOERI TITO BOERI

Ha scritto Usb in un comunicato: “Probabilmente il dottor Cioffi potrà risultare alla fine anche il miglior direttore generale che l’Inps abbia mai avuto, ma sta di fatto che la sua nomina non è conforme a quanto previsto dalle norme ed è un pessimo segnale”. Lui stesso lo ha candidamente ammesso nel suo primo incontro con le organizzazioni sindacali. I termini sono all’ingrosso questi: non ho esperienza in questo settore, mi sono sempre occupato d’altro, ma adesso mi metto sotto per recuperare.

PENSIONI PENSIONI

 

Il problema dei requisiti – come testimoniano le molte segnalazioni arrivate anche al Fatto Quotidiano – è dato quasi per scontato dentro l’ente previdenziale e, come detto, se ne scorge traccia persino dentro al decreto di nomina firmato dal ministro Poletti (questo, ovviamente, nella migliore delle ipotesi, essendo l’altra una certa distrazionenell’applicazione della legge).

 

INPS PENSIONI INPS PENSIONI

Anche qui, andiamo con ordine. La nomina formale a presidente dell’Inps di Tito Boeri è del 16 febbraio scorso. La proposta di Cioffi come nuovo dg è del 25 febbraio, la ratifica di Po-letti di due giorni dopo. È da questo testo, di cui Il Fatto è in possesso, che sono tratte le prossime citazioni. Come al solito si comincia dalla normativa di riferimento – a partire dall’articolo 12 della legge 88 del 1989 di cui abbiamo già parlato – ma alla fine tra le fonti c’è un paragrafo abbastanza irrituale: vista la proposta di Boeri, si legge, “nella quale è stato ritenuto che lo stesso sia in possesso di una condivisa e articolata esperienza gestionale nell'ambito di grandi e complesse organizzazioni ed è un esperto sui temi attinenti ai compiti dell’Istituto”. Il ministro del Lavoro, in sostanza, fa dire al presidente dell’Inps che la nomina è conforme alla legge del 1989: lui, evidentemente, non ha gli strumenti, il tempo o la voglia per controllare l’affermazione.

PENSIONE PENSIONE

 

In genere, invece, il dicastero vigilante si assume il compito di vigilare. Il decreto di nomina del precedente direttore generale Mauro Nori (2009), quanto al tema requisiti, è infatti di tenore assai differente: “Considerato il curriculum vitae del dottor Mauro Nori, dal quale si evince la comprovata e qualificata esperienza professionale, nonché la specifica e adeguata competenza acquisita nell’ambito dell’attività svolta in qualità di direttore generale facente funzioni”. Un problema di forma, si dirà, ma la vicenda dei 1.100 dirigenti dell’Agenzia delle Entrate (assunti senza concorso) che sta inguaiando il fisco italiano non è forse un problema di forma?