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da Lettera43.it
Una nuova intercettazione di Massimo Ciancimino rischia di riaprire la polemica sul teste chiave della procura di Palermo. Secondo quanto ha riportato il settimanale Panorama, Intercettato dalla procura di Roma, che lo ha messo sotto indagine per riciclaggio, il 12 settembre Ciancimino, al quale recentemente erano stati sequestrati 12 milioni di euro, avrebbe telefonato ad un'amica, tale Santa, raccontandole di un interrogatorio appena subito a Palermo, da parte di un colonnello della Dia.
«FREQUENTI POCA GENTE». Ciancimino nella telefonata ha raccontato che gli inquirenti che lo hanno incontrato gli avevano fatto alcune raccomandazioni. Infatti, gli avrebbero detto: «Fino al 29 ottobre che c'è il rinvio a giudizio eh, noi ha capito che noi siamo schierati con tutti quelli che hanno fatto le indagini sulla trattativa; siamo bruciati non faremo più carriera! L'elemento forte è lei. Lei ha fatto leggerezze, lei ha visto come stanno delegittimando tutto: non si esponga a cretinate. Frequenti pochissima gente! Cercano un appiglio per distruggere tutto!».
«LE TELECAMERE NON SONO NOSTRE». Sempre secondo quanto scritto da Panorama, Ciancimino al telefono ha spiegato che a quel punto ha reagito, ricordando a chi lo interrogava che la procura di Palermo sapeva tutto di lui, perché lo teneva costantemente sotto intercettazione. Ma l'ufficiale della Dia gli avrebbe segnalato altri rischi, con parole esplicite: «Guardi che adesso le telecamere non sono nostre!... Insomma, che c'è qualche altra procura che vi monitorizza». Da quanto riportato dal settimanale, il riferimento sarebbe stato rivolto alla procura di Roma.
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Massimo Ciancimino
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