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UN FALCO VOLÒ SUI TURBANTI DEL QATAR - DIETRO ALLA CRISI COI SAUDITI C'E' ANCHE UNA INCREDIBILE STORIA DI NOBILI FALCONIERI RAPITI, MILIZIE IRANIANE E UN RISCATTO DA 1 MILIARDO DI DOLLARI FINITO AI JIHADISTI - UNA PARTITA DI CACCIA CON I FALCHI DI MILIARDARI QATARINI È FINITA IN UN'IMBOSCATA: DOPO 2 ANNI DI PRIGIONIA SONO STATI LIBERATI. MA IL PEGGIO, A LIVELLO POLITICO, DOVEVA ANCORA VENIRE...
L'ARTICOLO ORIGINALE, SUL 'FINANCIAL TIMES'
https://www.ft.com/content/57aeba9c-4c4f-11e7-a3f4-c742b9791d43
Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
E se la colpa fosse della caccia col falco? Se dietro la clamorosa rottura dei rapporti diplomatici col Qatar da parte dell' Arabia Saudita e delle altre monarchie del Golfo, che innesta ulteriore instabilità in una regione già in piena fibrillazione, ci fosse la venerata tradizione della falconeria, pratica identitaria per l' aristocrazia del deserto almeno quanto la caccia alla volpe lo è per quella inglese?
Dimenticate per un attimo la lotta per l' egemonia regionale tra sunniti e sciiti, le ambizioni globali qatarine, la mano libera improvvidamente offerta da Donald Trump ai sauditi decisi a isolare l' Iran e concentrate la vostra attenzione sull' otarda di McQueen, il prelibato volatile in via d' estinzione, le cui carni sono considerate afrodisiache, contro il quale sceicchi e principi ereditari arabi sono usi lanciare nel deserto i loro rapaci ibridi, frutto di complicati incroci tra falchi pellegrini e altre specie.
Stiamo un po' esagerando, ovviamente, ma come in ogni esagerazione il fondo di verità è piuttosto robusto.
Secondo il Financial Times , che cita buone fonti della regione, a far scattare il coup de theatre saudita contro Doha è stato il pagamento di 1 miliardo dollari da parte delle autorità del Qatar, per la liberazione di 26 membri della famiglia reale, rapiti nel dicembre 2015 da bande jihadiste che combattono in Siria. La trattativa è andata a buon fine ai primi di maggio e il denaro degli Al Thani sarebbe stato consegnato in due tranche a un gruppo siriano affiliato ad Al Qaeda e a un emissario dei servizi iraniani, cioè a due delle forze sulla lista nera della coalizione internazionale anti-terrorismo.
Cosa facevano al momento della cattura, avvenuta nel Sud dell' Iraq, i 26 nobili qatarini presi in ostaggio? L' avete già capito: erano impegnati in una partita di caccia col falco. Impresa non semplice dal punto di vista logistico e all' evidenza non priva di pericoli. Ci vogliono infatti aerei privati, fuoristrada blindati, guardie del corpo e milioni di dollari per organizzarne il passatempo preferito degli sceicchi. Tanto più da quando l' otarda di McQueen (Chlamydotis macqueenii) si è quasi estinta per troppa caccia nella penisola arabica e per trovarla i falconieri si devono spostare fino in Iraq, Afghanistan e Pakistan, zone ad altissimo rischio.
Secondo persone a conoscenza della storia, citate dal quotidiano britannico, il viaggio era stato addirittura organizzato dalle autorità qatarine in coordinamento con il ministero dell' Interno di Bagdad, tradizionalmente legatissimo agli iraniani. Alcune guardie irachene, che facevano da scorta, si sarebbero dileguate mentre i banditi sequestravano gli ostaggi. Al rapimento avrebbero partecipato anche alcuni elicotteri, segno di complicità da parte di un esercito ben organizzato. Non è chiaro dove il gruppo sia stato tenuto in prigionia per un anno e mezzo, alcuni sostengono addirittura in una prigione sotterranea dentro la zona verde di Bagdad. Certo sono stati trattati molto male.
Doha ha sicuramente negoziato, come ammette lo stesso governo del Qatar, che tuttavia sostiene di aver pagato (meno di 1 miliardo in ogni caso) solo il governo iracheno che ha fatto da tramite. Secondo l' Arabia Saudita, invece, i soldi sono andati a funzionari iraniani, i quali poi li avrebbero versati alle milizie sciite che combattono in Siria e a Tahrir Al-Sham, gruppo jihadista emanazione di Al Qaeda. Di sicuro, come commenta The Economist , «con 1 miliardo di dollari si possono comprare un sacco di esplosivi». Da qui l' accusa di finanziare il terrorismo, sbattuta in faccia agli Al Thani da Riad. Con una buona dose di ipocrisia, occorre dire, da parte di chi come i sauditi ancora sostiene generosamente in tutto il mondo le madrasse wahhabite più incendiarie ed estremiste.
IL RE DELL ARABIA SAUDITA CON TAMIM AL THANI EMIRO DEL QATAR
Ma torniamo alla falconeria.
Non è la prima volta che lo sport prediletto degli sceicchi si trova invischiato nei conflitti regionali o peggio nella trama del terrore. Quando nel 1999 la Cia rintracciò Osama bin Laden nel Sud dell' Afghanistan, il capo di Al Qaeda era intento alla caccia col falco, ospite di un gruppo di reali degli Emirati. Fu il capo dell' antiterrorismo americano dell' epoca, Richard Clarke, a sconsigliare il presidente Clinton dal lancio di missili cruise, per timore delle complicazioni politico-diplomatiche con gli Emirati Arabi che la probabile morte di alcuni compagni di caccia dello sceicco avrebbe comportato.
Se anche il grande vecchio dell' 11 settembre non rinunciava all' antica passione, figuriamoci i prìncipi qatarini con i loro falchi pellegrini da 100 mila dollari a esemplare. Nulla fa loro ritrovare le radici dei loro avi nomadi, come il sedersi la sera nel deserto davanti a un fuoco dove la povera odarda, bollita in precedenza per renderla più tenera e coperta di spezie, viene grigliata, prima di essere servita col riso. Ma le passioni possono costar caro, non solo al Qatar.
IL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNN
Nel caso in esame, molto più di 1 miliardo dollari, probabilmente serviti a finanziare la jihad. Una sola partita di caccia col falco sta mettendo a rischio la già precaria stabilità della regione.
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