DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE…
DIETRO L’ASSALTO A MATTARELLA, C’E’ LA STRATEGIA DI GIORGIA MELONI DI RISCRIVERE IL POTERE IN ITALIA, CONQUISTANDO IL QUIRINALE - LA DUCETTA EVOCA COMPLOTTI E FABBRICA NEMICI PER OSCURARE LE CRITICHE E “LA STAMPA” LA UCCELLA: "MELONI VUOLE SOSTITUIRE 'L'ABBIAMO FATTO' CON IL 'NON CI HANNO LASCIATO FARE'. C'È LA PARTITA VERA IN CUI MELONI È GIÀ IMMERSA: REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA, ELEZIONI POLITICHE, QUIRINALE, LA CASAMATTA CHE IL CENTRODESTRA NON È MAI RIUSCITO A CONQUISTARE”
Alessandro De Angelis per la Stampa - Estratti
La traccia di quel che accadrà, di qui in avanti, è scritta nelle modalità con cui Giorgia Meloni ha gestito l'incontro al Colle. L'opposto di un'andata a Canossa.
Secondo la grammatica istituzionale, sarebbero bastate quattro parole: "Caso chiuso, piena fiducia". Invece, accolta per mettere un punto, da un lato finge di smussare, dall'altro rilancia, trasformando l'occasione nell'ennesimo capitolo di un racconto.
È la classica modalità proiettata tutta sul "fuori", lungo l'asse tra il capo e il popolo ove l'elemento istituzionale è rappresentato come un ostacolo: al Palazzo si concede una frase conciliante, alla piazza si dà il titolo. Si fa finta di dire "non era nostra intenzione lo scontro", però il messaggio reale è: vedete come gliele abbiamo cantate. Per l'opinione pubblica resta che hai tirato una palata di fango sul Quirinale, il luogo delle presunte trame contro la volontà popolare.
Ed è quel che conta.
MATTARELLA MELONI CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA
Spiegare tutto questo putiferio solo con le regionali, il cui esito è scontato, è fuorviante. Al fondo, c'entra la natura. Quella dell'underdog, che evoca complotti perché cresciuta nel mito del "noi pochi contro il mondo", e dunque difende sempre il vincolo clanico. Realismo avrebbe suggerito, al di là di torti e ragioni, di non aprire un fronte con chi, peraltro, si è mostrato tutto fuorché ostile al governo, dalla Flotilla all'Ucraina.
Ma il realismo attiene al governo, qui c'è dell'altro.
In prospettiva c'è la partita vera in cui Giorgia Meloni è già pienamente immersa.
giorgia meloni e sergio mattarella - consiglio supremo della difesa
Il suo assalto al cielo, vissuto come la rivincita storica di un mondo: referendum sulla giustizia – Nordio che loda Licio Gelli è piuttosto definitorio dello spirito che anima la pugna -, elezioni politiche, Quirinale, la casamatta che il centrodestra non è mai riuscito a conquistare. Se fa filotto potrà dire che, all'età di 52 anni, ha fatto la Storia. È un disegno teso a riscrivere il potere in Italia, i cui prodromi si intravedono nel modo in cui tutti gli house organ raccontano nella quotidianità Mattarella. Un tagliatore di nastri, mentre il racconto "presidenziale" è tutto tarato su palazzo Chigi.
La posta in gioco è tutt'uno con la modalità trumpiana di gestione della partita: la mobilitazione al posto del governo e lo storytelling al posto della realtà, nel discredito di tutto ciò che è fonte ufficiale. Se parli con questo o quell'esponente del governo capisci che, per i prossimi mesi, una vera agenda di lavoro non c'è, in un clima da assuefazione al galleggiamento: al posto del piano casa c'è il condono;
sergio mattarella e giorgia meloni - consiglio supremo della difesa
al posto della crescita c'è l'autocelebrazione dei conti in ordine; al posto della politica industriale c'è l'Ilva che chiude, al posto della sicurezza ci sono i reati che aumentano.
Il programma di governo dei prossimi mesi è solo: referendum sulla giustizia, premierato, legge elettorale.
Giorgia Meloni sa che, a parti invertite, avrebbe scatenato l'inferno dopo il caso di un ragazzo della Bocconi accoltellato a corso Como per 50 euro. E che, a parti invertite, sarebbe stato un problema giustificare un Natale in cui le tredicesime servono a pagare le bollette, dopo l'estate degli ombrelloni a cento euro.
Il tema la preoccupa eccome. L'unico modo per reggere un anno e mezzo così è seguire la natura: sostituire il rendiconto del proprio operato, su tasse e sicurezza, con la mobilitazione "contro", "l'abbiamo fatto" con il "non ci hanno lasciato fare". È un copione che tocca nel centrodestra corde profonde.
SERGIO MATTARELLA GIORGIA MELONI
(...)
Il punto non è tanto il diversivo comunicativo inteso come parlar d'altro. L'agenda del plebiscito è comunicativa in quanto politica, auto-alimenta il racconto tappa dopo tappa. La giustizia prepara il premierato, che secondo le intenzioni dovrebbe terminare a maggio la prima lettura, per andare in seconda settembre.
Il premierato prepara la forzatura sulla legge elettorale che prepara le politiche, che, a loro volta, preparano il Great Game quirinalizio. Vedete, la volta scorsa c'era solo la sinistra da battere. Qui c'è da fare la Storia.
Insomma, è irrilevante che siamo governo, siamo ancora opposizione del Sistema che ambisce a cambiarlo. Avete capito perché Mattarella è stato così maltrattato? Era il trailer del film che verrà.
GIORGIA MELONI E SERGIO MATTARELLA
sergio mattarella giorgia meloni ignazio la russa
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