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DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
Paola Setti per "il Giornale"
Come in Highlander: «Ne resterà soltanto uno». Del resto, quanto a immortalità qui non si scherza. Romano Prodi, classe 1939, e Mario Monti, classe 1943, da decadi condividono i destini propri e dell'Italia, passando per l'Europa. «Mai una lite fra di noi» gongolava l'altro giorno a Reggio Emilia l'ex premier, in prima fila mentre il premier attuale spegneva la candelina numero 215 del Tricolore.
La sequenza di fotografie che resta agli atti il giorno dopo è la rappresentazione plastica di ciò che è stato, ma ha il sapore dell'ultimo abbraccio prima della battaglia finale, quella che dirà chi, fra i due Professori prestati alla politica, resterà in piedi, meglio se sul Colle oppure chissà , al comando di una coalizione che verrà . Mario che con rigidità varesotta circonda le spalle di Romano, senza slanci. Romano che risponde al gesto con affettuosità emiliana e stringe il vecchio amico, una mano intorno al collo l'altra dietro alla schiena.Un abbraccio che racconta di sorti incrociate.
Entrambi strappati alla vita accademica per fare da supplenti a una politica in default peggio dei conti pubblici, Prodi nel '96 dell'Ulivo, Monti nel 2011 dello spread. Entrambi chiamati ad affrontare, con identico e sanguinario contorno di «compiti a casa», l'ormai perenne grande sfida dell'euro, Prodi perché bisognava entrarci, Monti perché bisogna restarci. Entrambi a Bruxelles per cinque anni, dal 2000 al 2005, questa volta assieme: «Romano per me resta il presidente della Commissione europea con cui ho avuto l'onore di collaborare», «con Mario commissario Ue abbiamo lavorato fianco a fianco senza mai un'incomprensione».
Faro comune, neanche a dirlo, la costruzione di un patto europeo sempre più politico oltre che monetario. Con lo sfibrante tentativo, prima di Prodi e ora di Monti,di spezzare quell'asse franco-tedesco che continuamente si ricrea, perché la storia si ripete e dagli errori non si impara. Loro non hanno mai temuto di naufragare nelle acque agitate o torbide dei poteri forti europei, figurarsi nell'italietta politica che svetta per incompetenza e periodicamente cerca un tecnico per non perdere la bussola.
Ma è stato l'ultimo abbraccio. Perché non c'è posto per due Professori, nel Paese che, prima o poi, dovrà restituire parola e ruolo alla politica. E le poltrone sono soltanto due qui, Quirinale e Palazzo Chigi. Tertium non datur per due che ormai sono stati tutto. E proprio per quel percorso a tratti sovrapposto, non si può immaginare Prodi che presiede la Repubblica mentre Monti guida il governo, o viceversa. Chiedetelo a Casini. Fosse per lui, non ne resterebbe nemmeno uno.
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