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Ugo Magri per “la Stampa”
Ai piani alti della Repubblica si è molto sperato che, nel faccia a faccia tra Hollande e la Merkel, il presidente francese tenesse testa alla Cancelliera. In modo da fare fronte comune con i cugini d’oltralpe, e stasera a Bruxelles indurre i tedeschi a un atteggiamento meno rigido verso la Grecia.
Tante telefonate tra Palazzo Chigi e Quirinale, con Mattarella che incoraggia il premier nella ricerca di un rapido compromesso. Fitti contatti di Renzi con tutti i protagonisti incominciando da Tsipras perché, si sfoga privatamente il capo del governo, «le trattative vere non si fanno sui giornali ma in modo serio e riservato»: risposta alle accuse di quanti, da D’Alema a Brunetta, gli rinfacciano di essere rimasto ai margini senza minimamente incidere.
DA SOLI NON SI PUÒ
Le notizie da Parigi danno a Renzi la sensazione di una partita in bilico, ma che si può ancora vincere. Magari estraendo dal cilindro proposte generose tipo «Piano Marshall» per la Grecia, peraltro ancora tutto da sostanziare. Fino a che punto Hollande vorrà dargli una mano, Renzi lo scoprirà nella riunione socialista che come al solito precederà l’euro-summit.
Una cosa è certa (e qui c’è massima sintonia tra le cariche istituzionali): senza un alleato forte in Europa, l’Italia da sola non può lanciarsi in mediazioni pro-Tsipras che avrebbero l’effetto di attirarci addosso l’attenzione degli speculatori mondiali (timore presente nel colloquio mattutino col ministro dell’Economia Padoan).
In quello sciagurato caso, lo spread schizzerebbe alle stelle e tanti saluti ai piani di investimento di cui Renzi ha ragionato al Nazareno col titolare delle Infrastrutture Delrio, con il capogruppo alla Camera Rosato e la Serracchiani: 19 miliardi per le grandi opere bloccate dai tempi di Berlusconi, manovra da un punto di Pil. Grexit permettendo.
«TSIPRAS, SEI TUTTI NOI»
Da Vendola a Bersani, da Salvini a Grillo, è un po’ come se il referendum in Grecia l’avessero vinto loro, gli oppositori di casa nostra. Cosicché ora dettano le condizioni al premier: «Renzi si riscatti proponendo una conferenza europea sul debito» (Vendola), «assuma subito un’iniziativa per stringere i tempi» (Cuperlo).
L’Europa a trazione tedesca è ormai il nemico comune della destra e della sinistra passando per i Cinque stelle, con argomenti che è sempre più difficile distinguere sebbene Bersani esprima gli stessi concetti con meno violenza di Salvini («Europa fondata sulla fame, sulla disoccupazione, vittima di politiche criminali...»).
Renzi puntualizza: non è a me che potete rivolgere le vostre lezioni. «Da mesi», segnala su Facebook, «stiamo insistendo per discutere non solo di austerity e di bilanci, ma di crescita, di infrastrutture, politiche comuni su migrazione, innovazione, ambiente. Valori, non solo numeri. Serve politica, non solo parametri...». Se stasera a Bruxelles riuscirà a farsi ascoltare da Frau Angela, sarà ancora più convincente.
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