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I BALCANI SONO UNA GARANZIA DI CAOS – DOPO SETTIMANE DI PROTESTE, SI DIMETTE IL PREMIER SERBO FILO-PUTINIANO MILOS VUCEVIC: MIGLIAIA DI CITTADINI SONO SCESI IN STRADA CHIEDENDOGLI DI "TORNARE A CASA" - VUCEVIC EVOCA IL COMPLOTTONE ORDITO DAGLI USA: "DIETRO QUESTI CORTEI, CI SONO SENZA DUBBIO AGENTI STRANIERI. ME NE VADO PERCHÉ VOGLIO EVITARE NUOVE TENSIONI SOCIALI" - LA SPONDA DEL BIELORUSSO LUKASHENKO: "LE AMBASCIATE AMERICANE ORGANIZZANO LE MANIFESTAZIONI"

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Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per il "Corriere della Sera"

 

milos vucevic 1

Domani aspettava la Meloni e s’era già preparato il discorso. Niente visita, tutto cancellato, non la vedrà arrivare: «Ho preso la decisione di dimettermi». Dalle finestre del Palazzo di Serbia, Milos Vucevic ha sentito per due mesi la folla che gliene urlava di ogni: soprattutto «ostakvu!», vattene a casa. Ieri mattina, travolto dalle proteste, stravolto dal sospetto d’un complotto internazionale, il premier s’è immolato in una conferenza stampa a sorpresa.

 

«Me ne vado perché voglio evitare altri problemi e nuove tensioni sociali», ha spiegato, ma sia chiaro: dietro questi cortei, ci sono «senza dubbio agenti stranieri» che «vogliono mettere a repentaglio il Paese». È il complottismo che la dirigenza nazionalista di Belgrado agita ogni volta, se la piazza contesta. Un po’ quel che ha detto due giorni fa anche Aleksandar Lukashenko, grande amico di Vucevic: «A Belgrado come in Slovacchia — è sicuro il dittatore bielorusso —, sono le ambasciate Usa a organizzare tutte queste manifestazioni contro i governi. L’ho visto un milione di volte: chi mette i soldi, ordina la musica».

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La musica era già finita da un pezzo, per il primo ministro serbo. Che è durato in carica 272 giorni e ha fatto giusto in tempo a dichiararsi contro le sanzioni alla Russia e insieme a smentire d’aver venduto armi all’Ucraina, a rivendicare il solito Kosovo e a prendersi l’ultimo Covid, prima di finire un venerdì di novembre sepolto (politicamente) dal crollo improvviso d’una tettoia alla stazione ferroviaria di Novi Sad, il suo feudo elettorale: 15 morti, compresi due bambini, decine di feriti.

 

La rabbia popolare è cresciuta di settimana in settimana, quando s’è scoperto che la stazione era stata inutilmente ristrutturata, ben due volte in pochi anni, coi ricchi fondi stanziati per l’alta velocità. «La corruzione uccide!», lo slogan delle proteste. [...]

 

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Per placare le manifestazioni, Vucic aveva già preteso la testa del ministro dei Trasporti, cacciato il sindaco di Novi Sad, promesso di rimpastare il governo. Le dimissioni di Vucevic gli danno una chance in più: fra un mese, se il Parlamento non riuscirà a votare un altro premier, il capo dello Stato potrebbe appellarsi alla base turbo-serba e azzardare elezioni anticipate. Le opposizioni spingono per un governo di transizione, vogliono preparare un voto più pulito ed evitare — dicono —i brogli dell’ultima tornata che incoronò Vucic. [...]

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