IL DUBBIO DI LETTA: NON SARÀ CHE PROPRIO RENZI, L’ALFIERE DEL MAGGIORITARIO, DENTRO DI SÉ ACCAREZZI UN’IDEA ESTREMA: ANDARE AD ELEZIONI ANTICIPATE E CONQUISTARE PALAZZO CHIGI CON IL DETESTATISSIMO SISTEMA PROPORZIONALE?

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1. ALTERNATIVE
Jena per ‘La Stampa'

O Letta si dimette o uccide Renzi.


2. RAPPORTI AI FERRI CORTI CON LETTA
Fabio Martini per ‘La Stampa'

Non si è fatto vedere al partito ed è la prima volta da quando è presidente del Consiglio. Enrico Letta lo sospettava: alla prima, vera Direzione del Pd dell'era Renzi, il governo sarebbe finito nel tritacarne e in questo è stato facile profeta. Eppure dopo aver ascoltato il dibattito in streaming, al presidente del Consiglio è spuntato un sospetto nuovo.

Non sarà che proprio Renzi, l'alfiere del maggioritario, dentro di sé accarezzi un'idea estrema: andare ad elezioni anticipate e conquistare palazzo Chigi con il detestatissimo sistema proporzionale?

Letta sa bene che Renzi ha il «vantaggio» di potersi giocare due partite diverse: in prima battuta - come spergiura - il segretario cerca un energico rilancio della maggioranza che gli consenta di affrontare a testa alta elezioni Europee, oggi a rischio-flop per il Pd. Ma a Palazzo Chigi non è sfuggito il fatto che proprio davanti alla Direzione, Renzi abbia surriscaldato tutti gli argomenti che possono portare ad elezioni anticipate.

Di questa subordinata, a Palazzo Chigi, hanno trovato traccia in due passaggi degli interventi di Matteo Renzi e di Paolo Gentiloni, due passaggi in chiaroscuro che non sono sfuggiti alle antenne sensibili della presidenza del Consiglio.

Nella sua relazione, ad un certo punto, Renzi ha detto: «Se qualcuno riterrà di affidarsi al meccanismo della fronda e del voto segreto si assumerà la responsabilità. Salterà l'idea stessa di patto costitutivo di una maggioranza». E poco dopo, l'ex ministro Paolo Gentiloni, che a Renzi è molto vicino, è arrivato a dire: «Molti, tra il cinico e il furbo, dicono "ora la legge elettorale non si cambia". È una vocazione al suicidio per il sistema politico italiano, non per il Pd. Perché se non si fa la legge elettorale... siamo in streaming e io non parlo. Ma sappiamo tutti che succede».

Come dire: se non si fa la legge elettorale, scatta la crisi di governo e si va dritti dritti ad elezioni. Pur di andare ad elezioni anticipate, il leader del Pd non esclude neppure l'ipotesi di andarci con il «malfamato» e destabilizzante sistema proporzionale? Pur di conquistare Palazzo Chigi, Renzi è pronto ad una vittoria dimezzata?

Per ora ci sono soltanto indizi che accreditano questo sospetto, ma sorprende che Letta abbia voluto replicare a caldo a Renzi. E lo ha fatto con un comunicato dei suoi, anodino, ma con un retrogusto finale che non è sfuggito a chi di dovere. Si legge: «Sono d'accordo con Renzi su un nuovo inizio dell'azione di governo. Conto di arrivare a un risultato positivo a breve».

Nella seconda parte del comunicato un piccolo ago polemico: «Ovviamente ho un giudizio diverso sui nove mesi di lavoro, in uno dei tempi più complessi e travagliati della nostra storia recente, che questo governo ha dietro le spalle». Tenendo conto degli sfottò e delle provocazioni con i quali Renzi ha preso di mira, anche in Direzione, il governo, le parole misuratissime e rispettose di Letta sembrano un atto dovuto, persino al di sotto del «minimo sindacale».

Ma Letta è il miglior incassatore della politica nazionale, lessicalmente parlando è l'unico vero erede di Arnaldo Forlani ed è significativo il fatto che il premier abbia reagito sia pure con garbo e in chiave difensiva. Tanto è bastato per irritare Renzi, che nella sua replica finale, non ha esitato a rispondere acidulo. E così, al termine di una giornata di così aspro confronto a distanza, i due hanno deciso di vedersi. A cena a Palazzo Chigi. Visi tirati, assicura chi li ha visti entrare nella sala da pranzo.

 

 

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