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IL DUCETTO SI BARRICA DENTRO IL NAZARENO – NUOVO UFFICIO CON PORTA BLINDATA E VIDEOCITOFONO – NESSUN SEGRETARIO SI ERA MAI ISOLATO COME LUI: TUTTI AVEVANO L’UFFICIO AL SECONDO PIANO, MATTEO INVECE S’E’ TRASFERITO AL TERZO. IN SPLENDIDA SOLITUDINE, IMMAGINE PLASTICA DI UNA CONDIZIONE POLITICA
Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
renzi nella sede pd del nazareno
La nuova stanza di Matteo Renzi nella sede nazionale del Pd a Largo del Nazareno, ha la porta blindata e il videocitofono. «Potrebbe anche metterci un cartello con su scritto "Indietro popolo" », scherza un vecchio dirigente giocando sul più famoso slogan della sinistra.
Non c' è una coincidenza temporale tra la scelta logistica del segretario del Pd e l' assedio dei big del partito successivo al brutto risultato delle comunali. Renzi ha deciso il trasloco un mese e fa, appena rieletto alla segreteria, prima dei ballottaggi di domenica. Ma è evidente che la particolare struttura dell' ufficio alimenta, in questi giorni, la metafora del bunker.
La stanza del segretario, occupata da quattro predecessori - Walter Veltroni, Dario Franceschini, Pier Luigi Bersani e Guglielmo Epifani - è sempre stata al secondo piano dell' edificio, a metà di un lungo corridoio su cui si affacciano gli uffici dei funzionari e dei dirigenti. La stanza blindata del leader è invece al terzo piano. Si esce dall' ascensore. A sinistra si va verso la terrazza, affacciata sui tetti di Roma e ora attrezzata a set per i talk show fatti in casa. A destra invece si aprono alcune porte. In fondo, c' è quella corazzata, l' apertura a scatto e la telecamera. Lì si è sistemato Renzi.
In origine, era il quartier generale di Luigi Lusi, il tesoriere della Margherita condannato a 7 anni di reclusione per essersi appropriato di decine di milioni del finanziamento pubblico. Allora Lusi giustificò la blindatura con i pericoli che derivavano dalla fusione tra Ds e Margherita. Largo del Nazareno si riempì di dipendenti diessini, il dirigente rutelliano non si sentiva al sicuro circondato dagli "amici-nemici". Poi, si scoprì che in effetti aveva molto da nascondere, non solo agli alleati ma anche alla legge. Dunque, la stanza blindata di Renzi non è costata nulla alle casse esangui del Pd. Giusto il prezzo di una veloce imbiancata.
Le motivazioni dello spostamento sono abbastanza banali. Al secondo piano c' era troppa confusione, un via vai continuo, zero privacy e la fila di questuanti che sempre si accompagnano al potere. Il segretario voleva stare più tranquillo. Al potere del resto si accompagna anche la mitologia dell' ufficio (da Fantozzi in giù) e Renzi non è certo il primo leader a immaginare filtri speciali.
BERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA
Quando Massimo D' Alema si dimise da Palazzo Chigi, gli fu assegnata una stanza in una sede periferica della Camera, a Palazzo Marini. I dalemiani fecero il diavolo a quattro per trovargli uno spazio protetto a Montecitorio. Dopo l' addio alla segreteria del Pd, Veltroni ebbe in dotazione ben tre stanze al gruppo Pd della Camera. Lo stesso fece Bersani, che individuò un "quartierino" personale nell' ala riservata a Sinistra italiana, anticipo della scissione che sarebbe venuta.
Nessun segretario prima di Renzi aveva però sentito il bisogno di spostarsi. La decisione ha stupito anche alcuni renziani. Primo, perché «Matteo» non ama la solitudine, preferisce stare in mezzo agli altri e in realtà molte riunioni le fa in terrazza o nella sala della direzione. Secondo, perché la porta blindata e il videocitofono smentiscono le dichiarazioni dello stesso «Matteo» eletto nel 2014 segretario. «La mia scorta è la gente», disse quando faceva avanti e indietro da Firenze in treno. Certo, in mezzo ci sono i mille giorni a Palazzo Chigi e uno status da ex premier che impone maggiore riservatezza. Intorno alla stanza blindata circolano poi alcune leggende.
Per salire al terzo piano, gli ospiti avrebbero bisogno di un' autorizzazione speciale. E in quell' ufficio si studierebbero le strategie multimediali del segretario, comprese le sue pagine social. Non a caso Alessio De Giorgi, consigliere per il web, ha l' ufficio accanto a quello del leader, unico tra tutti i dirigenti dem.
A sinistra, la superprotezione non è una novità. I segretari del Pci avevano sempre un uomo della vigilanza davanti all' ufficio. Le porte aperte erano invece una caratteristica della Dc. Da Giulio Andreotti che dava udienza agli elettori ciociari ("la corte dei miracoli") la domenica all' alba in Piazza San Lorenzo in Lucina, a Remo Gaspari, ras abruzzese, che non si fermava neanche in vacanza: riceveva i clientes alla pensione Sabrina di Vasto, lui in bermuda e loro in giacca e cravatta sotto il sole. Altri tempi, meno difficili forse.
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