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Luca Pagni per www.repubblica.it
luigi di maio con papabili ministri a sinistra giuseppe conte
Basterebbe il curriculum di Giuseppe Conte per smentire quanti pensano che i Cinquestelle siano solo un gruppo di improvvisati della politica senza contatti con la classe dirigente del paese. A patto di avere tempo di leggerlo: par la candidatura a membro del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, in pratica l'organo di autogoverno della magistratura amministrativa di cui è vicepresidente, ne ha mandato uno di 18 pagine. Ma non ha nemmeno esagerato, anche soltanto guardando ai titoli di studio per non parlare delle pubblicazioni.
Nato 54 anni fa a Volturara Appula, paesino nell'entroterra di Foggia, dopo la laurea in Legge alla Sapienza di Roma, è stato borsista del Cnr e poi ha "perfezionato" gli studi giuridici nelle facoltà più in vista del mondo occidentale: da Yale alla Sorbonne, Dalla Duquesne a Cambridge, dall'International Kulture Institute di Vienna alla New York University.
Con un percorso di questo tipo non poteva che diventare professore universitario: attualmente insegna a Firenze e alla Luiss di Roma come docente di Diritto privato. Oltre a essere avvocato patrocinante in Cassazione, condirettore della collana Laterza dedicata ai "Maestri dei diritto" e componente della commissione cultura di Confindustria. Ma è anche esperto di "gestione di grandi imprese in crisi", il che sarà utile nelle vicende come Ilva o Alitalia.
Il suo nome stato inserito nella possibile rosa dei premier di provenienza tecnica perché era già stato indicato come ministro della Pubblica amministrazione, deburocratizzazione e meritocrazia in un eventuale governo Cinquestelle. In realtà, ha avuto un altro ruolo pubblico che ha conquistato l'onore delle cronache: ha guidato la commissione che ha portato alla destituzione del consigliere di Stato Francesco Bellomo, per i suoi comportamenti per così dire "inappropriati" con le allieve dei corsi di preparazione alla magistratura.
Come possibile ministro della Pa, Conte - come dichiarato proprio a Repubblica - proporrebbe come prima cosa una "semplificazione del quadro normativo, farraginoso, incoerente a tratti incomprensibile" e "un censimento di tutti i provvedimenti amministrativi esistenti al fine di operare una rigorosa e spietata semplificazione". Ma tutto fa pensare che in un processo di "semplificazione legislativa" non si metterebbe nel cortile di Palazzo Chigi a bruciare le leggi abolite, come fece l'ex ministro leghista Calderoli.
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