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Fulvio Fiano e Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera
<Ha un buon giro ed è inserito nel mondo della farmaceutica. Se lo incontri per dieci minuti non perdi il tuo tempo». Così, nell' ottobre 2014, l' allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti raccomandava a Michele Emiliano di incontrare il faccendiere Carlo Russo. Da ieri quell' sms è agli atti dell' inchiesta sugli appalti della Consip assegnati all' imprenditore napoletano Alfredo Romeo, in carcere per corruzione. E non è l' unico.
I MOVIMENTI DI DENARO
Convocato come testimone dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e dal sostituto Mario Palazzi, il governatore pugliese ieri pomeriggio ha consegnato anche i messaggi scambiati nel 2015 con Tiziano Renzi, il padre dell' ex premier Matteo, che gli chiedeva di incontrarlo. E ha così confermato i tentativi di coinvolgerlo da parte di Russo e Renzi, ora entrambi indagati nella stessa indagine per traffico di influenze illecite, mentre Lotti deve rispondere di violazione del segreto d' ufficio per «aver rivelato ai vertici Consip l' esistenza dell' indagine in corso, in concorso con il comandante dei carabinieri Tullio Del Sette e il generale dell' Arma Emanuele Saltalamacchia».
INCHIESTA CONSIP - I PIZZINI DI ALFREDO ROMEO
La deposizione di Emiliano arriva nel giorno in cui i giudici del Riesame rendono noti i motivi che li hanno convinti a confermare la detenzione di Romeo e sottolineano proprio le conversazioni in cui l' imprenditore «parla esplicitamente con Russo di un canale "estero su estero" per remunerare Tiziano Renzi».
Delineano il «metodo» utilizzato dall' imprenditore che «ha dimostrato di gestire i propri affari cercando di infiltrarsi in qualsiasi realtà dove ci fosse la possibilità di acquisire lavori senza alcuno scrupolo sui mezzi da adoperare». E, poi, fanno proprie le ricostruzioni dell' accusa: «Russo, faccendiere vicino al Pd, rappresenta per Romeo il tramite per avvicinare Tiziano Renzi, padre dell' ex presidente del Consiglio, e ritenuto in grado di avere ascendente su Luigi Marroni, l' amministratore delegato di Consip».
«CONOSCI RUSSO?»
Era stato proprio Emiliano a decidere di rendere noti gli sms mostrandoli al Fatto . Aveva raccontato che nel 2014 Russo lo aveva contattato a nome di Lotti e lui voleva sincerarsi che non fosse un millantatore. Per questo aveva chiesto al sottosegretario «Conosci un certo Carlo Russo che sta venendo a Bari a "sostenermi" dicendo che è amico tuo e di Maria Elena Boschi?», e lui aveva risposto: «Lo conosciamo». E quando Emiliano aveva insistito per sapere se «lo devo incontrare o lo devo evitare?», Lotti gli aveva consigliato di vederlo.
Ieri davanti ai magistrati il governatore non solo ha consegnato i testi dei messaggi, ma ha anche chiarito di aver incontrato Russo proprio perché gli era stato raccomandato. E di aver «partecipato anche a una cena che era stata organizzata a Bari». E ha confermato che «Russo si presentava a nome dei Renzi».
IL MESSAGGIO DA BARI
Nel suo interrogatorio Emiliano si sofferma anche sui rapporti con Tiziano Renzi e conferma quanto aveva già raccontato, spiegando che «lui mi voleva incontrare e io naturalmente accettai visto che si trattava del padre del segretario del Pd». Poi consegna l' sms con cui il padre del premier gli comunicava di essere a Bari per un convegno «ma io non ero in città e quindi non riuscimmo a vederci».
luca lotti maria elena boschi al quirinale
Nell' ufficio di Pignatone rimane due ore, poi il governatore pugliese candidato alle primarie contro Renzi e Andrea Orlando, va direttamente in tv a Porta a Porta dove dichiara: «Sms rilevanti? Se mi mettessi a fare il lavoro al posto dei magistrati, farei una cosa gravissima. Lo stabiliranno loro, io ho solo queste cose sul telefono che devono essere consegnate, non è molto interessante». E poi aggiunge: «Se divento segretario del Pd, la Consip la chiudo perché favorisce le aziende grandi. Voglio liberare l' Italia da questi oligopoli che grazie alla Consip sono stati creati».
LA REAZIONE DEL MINISTRO
Lotti si era presentato in Procura nel dicembre scorso per negare di aver parlato dell' inchiesta «perché non ne sapevo nulla». E ieri, intervistato da Sky Sport , ha detto: «Le vicende personali hanno inciso sulla serenità con la quale uno affronta il proprio lavoro. Ma con altrettanta franchezza voglio dire che la serenità che ho dentro, perché conosco la verità e so che verrà a galla, non mi impedisce di continuare a fare il mio lavoro e di provare a dare una mano allo sport in Italia e alle associazione che fanno sport. Ripeto, io credo che alla fine la verità verrà a galla».
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