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Francesca Caferri per "la Repubblica"
Non le hanno fermate. E, per chi le segue da anni, c'erano pochi dubbi che ci riuscissero: decine di saudite sono scese in strada al volante delle loro auto ieri, nonostante le autorità avessero minacciato l'arresto immediato per chiunque fosse stata sorpresa a guidare.
Le attiviste della campagna October26driving - che prende il nome dal giorno scelto per la manifestazione contro il divieto di guida per le donne - ieri sostenevano di aver ricevuto 13 video e 50 fotografie di signore e ragazze al volante: impossibile verificare che tutte si fossero messe alla guida proprio ieri, ma il segnale contro le autorità che nei giorni scorsi avevano minacciato di arresto le donne è arrivato forte e chiaro.
Non ci fermiamo, appunto, nonostante i 13 fermi (ma nessun arresto) annunciati dalla polizia. La sfida di ieri è il maggior successo ottenuto finora dalle saudite che si battono contro il divieto - unico al mondo - di portare le auto. La prima manifestazione per abbatterlo ci fu nel â90: allora tutte e 47 quelle che salirono in auto furono arrestate e denunciate pubblicamente come prostitute.
Nel 2011 le loro figlie ripresero la fiaccola: ma Manal al Sharif, l'organizzatrice della campagna di allora, venne arrestata e detenuta per 9 giorni, con il risultato di spaventare moltissime donne. Questa volta è andata meglio: il movimento si è organizzato in forma anonima, ha scelto una giornata-simbolo, quella di ieri appunto, ma le sue sostenitrici sono scese in strada già da giorni, inondando la rete di video e sorprendendo la polizia.
Giovedì, quando il portavoce del ministero dell'Interno, il generale Mansur al Turki - solitamente impegnato con il terrorismo - ha annunciato che non ci sarebbe stata tolleranza per le donne al volante, hanno reagito: la protesta di ieri è stata ufficialmente sospesa e la campagna dichiarata aperta senza scadenza. «Appuntamento al 31 novembre», ha tweetato al Sharif, una data che non esiste per dire che ogni giorno sarebbe stato buono per guidare: ieri compreso, naturalmente.
Così, mentre la polizia sorvegliava le attiviste più note - una di loro ha regalato agli agenti che la seguivano un'auto giocattolo - a mettersi al volante sono state molte altre. «Ci avevano chiamato dal ministero dell'Interno - dice Waleed abu Alkhair, uno dei più noti dissidenti sauditi - hanno avvertito mia moglie, che guida regolarmente, che l'avrebbero arrestata. Lei è rimasta qui, le sue amiche no». 13 i fermi a fine giornata, guidatrici fra i 22 e i 44 anni a cui sono state sequestrate le auto prima di essere consegnate ai familiari (maschi).
Per spiegare il clima di tensione di questi giorni, c'è da sottolineare che la campagna è arrivata in un momento particolarmente delicato: l'Arabia Saudita non è stata investita da movimenti di protesta simili a quelli che hanno sconvolto altri paesi della regione negli ultimi due anni.
Ma le manifestazioni contro gli Al Saud non sono mancate, soprattutto da parte dei familiari dei detenuti politici e dei rappresentanti della minoranza sciita. Per questo oggi ogni espressione di dissenso è vista come una crepa nel muro della monarchia: ieri decine di saudite ne hanno aperta una senza precedenti.
PATENTE IMMAGINARIA DI DONNA SAUDITA
DONNE SAUDITE
LE AUTO VOGLIONO ESSERE GUIDATE DA DONNE SAUDITE
NEANCHE IN BICI LE DONNE SAUDITE
DONNE SAUDITE
RE SAUDITA ABDULLAH
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