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Paolo Bracalini per il Giornale
Il basso profilo di Gentiloni, così lontano dalla protagonismo renziano, non deve trarre in inganno. Il premier, seppure col suo stile misurato, non è indifferente alla gestione del potere e chi si aspettava una controfigura remissiva si è già dovuto ricredere. Non solo per la durata del suo governo, che punta dritto al 2018, ma anche nella partita delle poltrone che contano, dove Gentiloni sta piazzando i suoi uomini, come faceva Renzi, ma in maniera più elegante e meno sfacciata. A Palazzo Chigi, se prima era un fiorire di gigli toscani, adesso domina la Margherita, intesa come il partito da cui arriva appunto Paolo Gentiloni.
Il premier ha colonizzato la presidenza del Consiglio, tenendo conto del parere del Quirinale più che dei desiderata di Renzi (tramite la Boschi). Come vicesegretario generale è arrivato infatti Nino Rizzo Nervo (compenso 149mila euro), fedelissimo del premier, già dirigente e consigliere Rai in quota Margherita nonché ex direttore di Europa (quotidiano organo del partito di Rutelli e Gentiloni), annoverato anche tra gli amici di Sergio Mattarella già dai tempi della TgR Sicilia.
All' influenza del capo dello Stato sulle nomine del premier a Palazzo Chigi si deve anche la scelta del nuovo capo del Dagl, il dipartimento legislativo del governo, poltrona in cui Renzi aveva piazzato la «vigilessa» Antonella Manzione, poi promossa al Consiglio di Stato (con polemiche e ricorsi dei magistrati amministrativi). Al suo posto Gentiloni ha chiamato Roberto Cerreto, dopo aver consultato il Quirinale, stoppando la nomina caldeggiata da Maria Elena Boschi, che voleva alla guida del Dagl Cristiano Ceresani, suo ex capo del legislativo al ministero delle Riforme.
Tra i collaboratori di Palazzo Chigi c' è il napoletano Antonio Funiciello (103mila euro), già renziano in quota Lotti, ma anche ex portavoce di Gentiloni nella campagna per le primarie Pd a Roma. Un rapporto di fiducia che si è trasformato in un incarico da «Capo dell' Ufficio del Presidente del Consiglio dei Ministri», con la delega per rappresentarlo nei tavoli più delicati.
Persone di fiducia dal bacino dell' ex Margherita, come pure dalla Farnesina, da cui arriva l' ex ministro degli Esteri Gentiloni. Tra i suoi collaboratori al governo ritroviamo quindi gli ex consulenti nel precedente ruolo ministeriale. Ecco Tobia Zevi (45mila euro), ai tempi della Farnesina consigliere di Gentiloni «per i Diritti umani e la Cooperazione internazionale». Quando Zevi (componente dell' Assemblea nazionale Pd, nipote di Bruno e Tullia Zevi) lasciò la Farnesina a dicembre si congedò così su Facebook: «Ho lavorato per Paolo Gentiloni qui agli Esteri. Sono davvero felice che sia lui il presidente del Consiglio. L' Italia è in buone mani».
Traslocato dagli Esteri a Palazzo Chigi anche l' ex segretario particolare di Gentiloni, Luca Bader (85mila euro). Nell' Ufficio del presidente del consiglio hanno trovato posto anche, come segnala LaNotiziagiornale, la sua storica segretaria di Gentiloni, Rita Lucentini (80mila), e poi Elisa Rinelli (60mila), anche lei da sempre al suo seguito ed ex collaboratrice di Europa, giornale dalle poche copie (ha chiuso) ma molto utile per la carriera.
E alla comunicazione di Palazzo Chigi? Resta Filippo Sensi (170mila), che si sdoppia tra il premier e l' ex premier Renzi, ma si aggiunge Flaminia Lais (90mila euro) come «Responsabile comunicazione Presidente del Consiglio». Fedelissima prima di Rutelli e poi, of course, di Gentiloni.
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