DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME…
Tina A.Commotrix per Dagospia
GIULIANO AMATO ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE
Non è un delitto invecchiare bene.
E la parola rottamazione” di uomini e donne da parte della generazione dell’“Io” juvenile così in auge in quest’era post futurista “alla Renzi”, francamente dà i brividi.
“Il vecchio, a suo modo, non è una creatura altrettanto perfetta del giovane?”, s’interrogava nel Settecento l’acuto scrittore e aforista tedesco Georg Christoph Lichtenberg.
GIULIANO AMATO ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE
Ma, l’ha spiegato onestamente Giorgio Napolitano al momento del suo passo d’addio al Quirinale, di là dai certificati medici, l’unica “malattia” di cui soffre l’anziano al potere è di non poter svolgere il proprio ufficio come nell’età più verde.
Dunque, qualche stupore lo provocherebbe se a succedere al novantenne Re Giorgio II fossero oggi i migliori piazzati nella corsa al Colle più alto: il professor Giuliano Amato (77 anni) e il suo collega, Romano Prodi (76 anni).
A conclusione del proprio settennato, però, Amato taglierebbe il traguardo rispettabile degli 84 anni; e l’asticella anagrafica di Prodi si fermerebbe a 83 anni.
Verrebbe da aggiungere, scaramanticamente, auguri!
Stiamo parlando, infatti, di due accademici di valore, con un curriculum politico alle spalle che non ha nulla da invidiare all’attività universitaria svolta soprattutto all’inizio della loro carriera. Due Centauro che hanno fatto pienamente, e in ruoli diversi e variegati, la storia delle Due Repubbliche.
Sia il torinese Dottor Sottile, socialista, che l’allievo prediletto a Bologna di Beniamino Andreatta, democristiano, per ben due volte hanno svolto il ruolo di Capo del governo.
“Se riuscissero nell’impresa possibile, c’è solo d’augurarsi che il Signore e la salute li assistano…”, osserva il mio interlucore mentre facciamo colazione “al Moro” a pochi passi da Fontana di Trevi. Di entrambi il nostro è buon amico da lunga data.
“…Tra l’altro va sfatata un’altra leggenda. Il Quirinale non è mai stato un luogo di riposo – con un ruolo di semplice notaio - come in passato immaginavano, sbagliando, pure i notabili democristiani per pensionarci magari qualche amico di partito sgradito a piazza del Gesù. Da anni, il ruolo del presidente della Repubblica non è neppure quello di passacarte diligente, e obbediente, come vorrebbe - a quanto leggo -, il tosco premier Renzi...
Al contrario, richiede, un impegno intellettuale, e soprattutto fisico, a dir poco gravoso in tempi politici che restato incerti se non ingovernabili e bui”.
“…del resto – finisce sornione il nostro affabile interlocutore – l’Italia, per dirla con il divino Giulio Andreotti, è stata sempre attraversata da ondate di corsi e ricorsi storici… più o meno autarchici o soggiacenti a esperienze altrui…”
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