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VIDEO - L’ESPLOSIONE DELLA DONNA KAMIKAZE
In posa mentre mostra due dita alla telecamera. Eccola, la donna che verrà ricordata come la prima kamikaze femmina ad essersi fatta esplodere in Europa.
Durante l’assedio di Saint-Denis, Hasna Ait Boulahcen, 26 anni, ha urlato, “aiutami, aiutami!”, subito prima di farsi esplodere con un giubbotto pieno di esplosivi, mentre la polizia anti-terrorismo francese stava entrando nel nascondiglio dei terroristi.
La testa e la colonna vertebrale sono volate fuori dalla finestra e pochi secondi dopo si è aperto un violento scontro di fuoco che ha portato alla morte del cugino belga della ragazza, Abdelhamid Abaaoud.
Il fratello di Ait, Youssouf rivela che la sorella suicida non aveva mai mostrato alcun interesse per la religione, mai letto il Corano e aveva iniziato ad indossare il velo musulmano appena un mese fa.
Gli amici l’hanno descritta come amante delle feste e divertimento, come una ragazza alla quale piaceva bere alcol e che era stata soprannominata 'cowgirl' visto il suo amore per i grandi cappelli da cowboy.
Il fratello racconta che il loro era un rapporto ’complicato’ e che spesso non si parlavano per lunghi periodi. In una dichiarazione racconta: “Passava il tempo a criticare tutto. Rifiutava di accettare qualsiasi consiglio, non voleva che l’aiutassimo. Viveva nel suo mondo. Non era interessata a studiare la sua religione. Non l’ho mai vista aprire il Corano. Stava perennemente al telefono, su Facebook o WhatsApp”.
“Le dicevo di smettere, ma non mi ascoltava, ignorava i miei consigli dicendomi che non ero suo padre o marito e dovevo lasciarla in pace”.
Tre settimane fa, Ait Boulahcen aveva lasciato casa per andare a vivere con un'amica a Drancy, un sobborgo a nord est di Parigi. Il fratello Youssouf ha aggiunto: “Domenica alle 19 mi ha telefonato perché l'avevo cercata. Sembrava che avesse rinunciato alla vita”.
Youssouf si precipitò in macchina da lei, ma dopo aver aspettato 15 minuti e non aver ricevuto risposta se ne andò: “Mi ha telefonato, ma ho attaccato dopo averle detto di non chiamarmi più visto il disagio che mi aveva causato, farmi andare lì per niente”.
una donna piange tra la polizia
“E poi mercoledì mattina ho acceso la tv e ho saputo che si era uccisa, sacrificando la vita che il Signore le aveva dato”.
“È stata vittima di violenze da quando era molto giovane e non ha mai ricevuto l'amore di cui aveva bisogno. Dall’età di cinque è stata presa in affidamento. Fino all’adolescenza era felice, poi ha iniziato a uscire fuori dai binari. Divenne spericolata, scappava di casa e sceglieva cattive compagnie”.
I vicini della casa dove Ait Boulahcen viveva insieme alla famiglia in un sobborgo degradato di Parigi sostengono di averla vista tre settimane fa. Raccontano che aveva una personalità spumeggiante e sono rimasti scioccati nel vedere apparire il suo volto tra le notizie degli attentati.
Un vicino di casa, Hassane, la descrive come una ‘Tomboy’. Vestiva sempre jeans, scarpe da ginnastica e cappellino nero, fino a quando, circa otto mesi fa, ha iniziato a indossare il velo.
Racconta: “Non aveva paura di nessuno. Era un piccolo soldato. Molto vivace e dinamica”.
Il vicino riferisce anche che Hasna era sempre molto disponibile e una volta lo aveva aiutato con la spesa. La madre di Hasna era stata confortata dal custode nel palazzo e aveva trascorso la notte di martedì a piangere.
Aggiunge infine: “Non riesco a credere che faccia parte di un gruppo terroristico. Quando l’ho sentito mi sono sentito male. Era come tutte le ragazze. Evidentemente la colpa è stata di quelli con cui andava in giro”.
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