
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
Le porte girevoli di Forza Italia tornano a ruotare vorticosamente. Nuovi esodi lacerano a sorpresa i gruppi parlamentari già allo sbando, dopo la débacle di due giorni fa sulla Consulta. Sotto accusa i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani, in dissenso tra loro. Silvio Berlusconi, assai preoccupato, rimane a Roma tutto il giorno, sente mezzo partito, alla fine decide di rinviare il “processo” ai due anche perché tutto sta per saltare per aria.
A pesare di più sugli equilibri parlamentari sono i prossimi addii al Senato. Enrico Piccinelli, ingegnere, 51 anni, prima legislatura, è commissario forzista a Bergamo. «Rassegno le dimissioni - annuncia - Verdini? È vero, avevo avviato mesi fa un discorso che a questo punto mi sembra abbia maggiori sbocchi. Il malessere in Forza Italia ormai è notevole.
Anche sulla legge di stabilità sono intenzionato a fare le mie valutazioni - continua - ci sono cose molto positive come l’abolizione della tassa sulla prima casa. Diciamo che non esco da Fi tra oggi e domani, mi prenderò una pausa di riflessione in questi giorni di festa. Ma da Ala (il gruppo di Verdini, ndr) sono molto corteggiato, è vero, e da noi la situazione è critica». Se non è l’annuncio del passaggio, poco ci manca. Piccinelli parla per sé ma ammette che non è l’unico in «pausa di riflessione» in queste ore confuse.
paolo romani renato brunetta deborah bergamini
Alla Camera è un volto noto a vacillare. Renata Polverini, ex segretario Ugl, alza quasi bandiera bianca. «Che devo dire? Il partito non c’è, non funziona, i gruppi vivono alla giornata e quest’ultima disfatta della Consulta è stata l’ennesima figuraccia». E ora? «Io corteggiata dai verdiniani? Ma siamo tutti corteggiati. Finora sono rimasta e speravo che la cosa venisse apprezzata. Ma amo fare politica e se non ci saranno le condizioni, la scelta sarà dolorosa ma inevitabile».
E anche a Montecitorio potrebbe non essere l’unica in uscita: «Il disagio è di tanti colleghi, finora abbiamo seguito con lealtà e convinzione Berlusconi, ma ormai manca un luogo di confronto, e se lui non si occupa più del partito con assiduità, diventa un problema. Così è difficile fare politica» conclude la deputata. Altri parlamentari che preferiscono ancora l’anonimato puntano l’indice proprio contro il capo, fermo, immobile, che «non ne azzecca più una» e che rischia di consegnare il partito a Salvini e alla Lega.
La deputata Laura Ravetto a differenza di altri non è in uscita, ma invita a fare «autocritica, c’è una soluzione: al Senato come alla Camera non si può mettere in discussione il solo Brunetta, ora iniziamo a parlare di vere elezioni dei capigruppo e non di acclamazione ». E che occorra «rimettere mano all’organizzazione » lo sostiene anche Altero Matteoli. È un coro ormai.
altero matteoli consiglio nazionale forza italia foto lapresse
L’impasse si riflette anche sulle amministrative. «Io candidato sindaco a Roma? Lusingato dalle voci, ma non sarei capace e amo il mio lavoro» si defila Bruno Vespa sul quale Berlusconi stava facendo un pensierino. Giorgia Meloni farebbe di tutto pur di non essere lei la designata: «Vespa un ottimo candidato, io lo voterei ».
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