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1. I 32 MILIARDI CHE INCHIODANO DE BENEDETTI SULL' AMBROSIANO
Luca Fazzo per “il Giornale”
Altro che innocente: mai, in nessun grado di giudizio, i giudici che si occuparono del crac del Banco Ambrosiano, scrissero che Carlo De Benedetti si era comportato onestamente.
Per questo tra i tanti capitoli della sua carriera che all' Ingegnere sarebbe forse convenuto lasciare sepolti dall' oblio, invece che trascinarli fuori dagli armadi con la sua sfortunata querela a Marco Tronchetti Provera, alla vicenda della banca milanese fallita nel 1982 spetta un posto d' onore.
gianni agnelli de benedetti bad f e be efdcc f th
Perché ricostruire il modo in cui a De Benedetti fu consentito di uscire indenne da quel crac consente una interessante rilettura di quella che l' avvocato di Tronchetti ha definito una vicenda «fosca e terribile» in cui l' Ingegnere beneficiò di un «miracolo giudiziario».
GIANNI AGNELLI CARLO DE BENEDETTI
L' altro ieri, il tribunale di Milano ha assolto con formula piena Tronchetti dall' accusa di diffamazione aggravata, per la quale sia De Benedetti che la procura della Repubblica avevano chiesto la sua condanna. Eppure Tronchetti si era limitato a dire che De Benedetti era stato «coinvolto nella bancarotta del Banco Ambrosiano». Circostanza storicamente innegabile, ma che secondo De Benedetti avrebbe dovuto, per rispetto della verità, essere completata spiegando l' esito della vicenda: «Io sono stato assolto in Cassazione per il Banco Ambrosiano con la motivazione che non avrei mai dovuto subire un processo, quindi io sono totalmente estraneo», ha giurato in aula l' editore di Repubblica.
DE BENEDETTI TRONCHETTI PROVERA
CARLO DE BENEDETTI - MARCO TRONCHETTI PROVERA
In realtà, come ha spiegato nella sua arringa Tullio Padovani, legale di Tronchetti (e il giudice, a quanto pare, è stato dello stesso avviso) le cose non andarono esattamente così. Gli unici a dire che «Cdb» non andava processato furono, all' inizio dell' inchiesta sulla catastrofe dell' Ambrosiano, i giudici istruttori Pizzi e Bricchetti, ritenendo che a trattare la buonuscita dell' Ingegnere dalla banca di Roberto Calvi si fossero occupati gli staff legali. Ma la decisione dei due giudici fu impugnata dalla Procura, e smentita in tutti i gradi successivi, Cassazione compresa. E solo una serie di intoppi procedurali portò alla fine al «miracolo giudiziario» della assoluzione dell' Ingegnere.
ROBERTO CALVI CON LA MOGLIE CLARA
Basta leggere come Pierluigi Dell' Osso, oggi procuratore generale a Brescia, allora pm a Milano, impugnò (con l' avallo del suo capo, Francesco Saverio Borrelli) il proscioglimento di De Benedetti: il quale «trattando le condizioni della sua uscita imponeva come conditio sine qua non che Roberto Calvi (il presidente del Banco, morto impiccato poco dopo, ndr ) rilevasse un consistente pacchetto di emittende azioni Brioschi al prezzo complessivo di 32 miliardi di lire, procurandosi cosi un ingiusto profitto con danno ingente per Calvi e le società da lui dirette». Per ottenere la buonuscita, «si avvalse della rilevante intimidazione» costituita «dalla prospettiva della sua ulteriore permanenza nell' azienda» con «la reiterata richiesta di chiarimenti».
Per il pm, insomma, era stato un ricatto in piena regola. La richiesta di Dell' Osso di riaprire il processo a De Benedetti fu accolta dalla sezione istruttoria della Corte d' appello, che però contestò all' Ingegnere un altro reato, quello di bancarotta. De Benedetti, attraverso il suo difensore, il grande Giandomenico Pisapia, si rivolse alla Cassazione, contestando il cambio di reato: il 22 giugno 1990 la Suprema Corte respinse il ricorso scrivendo che la sostanza non cambiava, ed era «riconducibile, al di là delle semplici modalità operative, alla sottrazione di beni di spettanza del Banco Ambrosiano ed al depauperamento del patrimonio della suindicata impresa in dissesto».
FRANCO RODOLFO E CARLO DE BENEDETTI
Così l' Ingegnere finì sul banco degli imputati, insieme a colletti bianchi e brutti ceffi (solo lo Ior, la banca del Vaticano, con una decisione scandalosa, venne tenuto fuori) e ne uscì malmesso: una stangata di sei anni in primo grado, ridotti a quattro in appello. In Cassazione, nel 1998, arriva quello che l' altro giorno il difensore di Tronchetti definisce il «miracolo giudiziario»: gli ermellini si rimangiano quanto avevano scritto i loro colleghi otto anni prima. E dicono che «Cdb» non poteva essere processato per bancarotta, perché i pm di Milano lo avevano accusato di estorsione. «Con la cultura giuridica di oggi - spiega ieri uno dei protagonisti dell' affaire - sarebbe una decisione impensabile».
2. QUEL VIZIETTO DELL' INSULTO CHE PIACE ALL' INGEGNERE
da “Il Giornale”
beppe grillo gianroberto casaleggio
Di seguito una serie di affermazioni, giudizi e critiche rivolti da Carlo De Benedetti nei confronti di personaggi del mondo della politica, dell’industria e della finanza e sul Vaticano. Come si vede, i toni usati non sono certo delicati. Eppure per molto meno l’Ingegnere ha querelato Marco Tronchetti Provera. E ha perso.
Da Grillo «fascistello populista» al Vaticano «fogna»: tante offese in libertà
Il primo gruppo di «esternazioni», da Beppe Grillo a Cesare Romiti, risale al 2 maggio del 2014. De Benedetti viene intervistato da Gianni Minoli al «Festival della tv e dei nuovi media» di Dogliani (Cuneo).
Su Beppe Grillo : «Con Grillo abbiamo perso un comico e acquistato un fascistello populista. Batterà Berlusconi, ma è difficile dire cosa sia meglio tra due cose negative».
Su Roberto Colaninno : «Colaninno? Poveraccio».
Su Gianni Agnelli : «L' avvocato Agnelli era uno straordinario ambasciatore del Paese, ma un pessimo imprenditore, lo sapeva anche lui».
Su John Elkann : «Il voto di nipote».
Su Sergio Marchionne : «Dieci dal punto di vista dell' immaginazione, del coraggio, ma quattro in comunicazione e sincerità. Fabbrica Italia non era molto credibile».
Su Cesare Romiti : «A Romiti darei zero, aveva fatto precipitare la Fiat in un burrone».
Sul Vaticano : «...Il Papa è uno dei più grandi politici che esistono oggi sulla terra. Mi piace molto perché parla il linguaggio della verità, perché vuole cercare di scardinare quella fogna che è il Vaticano». (A Mix24 su Radio24, il 5 maggio 2014)
CARLO DE BENEDETTI ROBERTO COLANINNO FOTO LAPRESSE
Su Cesare Geronzi e Giovanni Bazoli : «Né Geronzi né Bazoli sono mai stati dei banchieri.. Sono dei power broker... Geronzi perlomeno ha fatto il direttore di banca mentre Bazoli si è trovato al Banco Ambrosiano grazie ad Andreatta ma non sa neanche cosa sia una banca». (Milano, presentazione del libro di Massimo Mucchetti Confiteor , 4 dicembre 2014)
Su Corrado Passera : «È stato un eccellente assistente: ho fatto io il recruiting quando fu bocciato dalla McKinsey per diventare partner ed era di cattivo umore». (Milano, presentazione del libro di Massimo Mucchetti Confiteor , 4 dicembre 2014) Su Massimo D' Alema : «D' Alema? Un problema umano», ha la responsabilità di «ammazzare il Pd» (Londra, a margine di una lezione alla London School of Economics , il 18 maggio 2010)
Su Pier Luigi Bersani : «... io stimo moltissimo Bersani: è stato un eccellente ministro e di lui come persona e uomo di governo posso soltanto dir bene. Ma come leader? Suvvia, è totalmente inadeguato. Lui e D' Alema stanno ammazzando il Pd...». (dichiarazioni al Fatto Quotidiano e al Riformista , il 12 e 13 maggio 2010).
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