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Alberto Mattioli per "la Stampa"
Dopo il corpo a corpo, il faccia a faccia. A otto anni abbondanti dal tentato (o forse no) stupro del 2003, Dominique Strauss-Kahn e la sua accusatrice francese, Tristane Banon, si sono trovati di fronte di nuovo ieri mattina in un commissariato di polizia di Parigi assediato dai giornalisti. Il confronto è durato due ore e mezza, moltissimo per quello che dovevano dire, anzi ripetere: lei che Dsk, in quel pomeriggio di otto anni fa, provò a violentarla senza riuscirci per la sua resistenza; lui che tentò non di stuprarla, ma di baciarla. Le stesse posizioni inconciliabili e soprattutto non provabili del «caso Diallo».
All'uscita, nessuno dei due ha parlato. Di quello che si sono detti si sa poco e quel poco è stato riferito dagli avvocati, che peraltro non erano presenti. Quello di Dsk, Henri Leclerc, si è limitato a smentire la voce che il suo cliente avesse chiesto scusa per le sue avances: «Non c'è proprio nessuna ragione di scusarsi». Il legale di Banon, David Koubbi, ha confermato l'ammissione di Dsk di aver cercato di «abbracciare» la ragazza e l'ha accusato di mentire.
Sono opposte anche le strategie mediatiche. Dsk e i suoi, le rare volte che lo fanno, continuano a parlare dell'«affaire Banon» come della fantasia di una mitomane in cerca di pubblicità , peraltro già controquerelata per calunnia. Lo schieramento pro-Banon è invece attivissimo.
Intanto c'è la mamma, Anne Mansouret, una bella signora del tout Paris datasi alla politica per i socialisti che, forse per farsi perdonare di avere consigliato alla figlia, all'epoca, di non fare causa, è continuamente in televisione a ribadirne le accuse e a parlare male di Dsk (con cui, peraltro, ebbe una fugace relazione, mentre Tristane era la migliore amica di una figlia di Dsk, Camille...).
Banon, poi, è scatenata. Giorni fa in piazza dello Châtelet ha capeggiato una manifestazione di femministe, arringandole con il megafono contro l'orrido maschio stupratore. E ieri sera si è presentata al telegiornale delle 20 di Tf1, lo stesso che aveva ospitato Dsk per il racconto delle sue prigioni. «Il confronto - ha detto spalancando gli occhioni - è già una vittoria, perché è la dimostrazione che un dossier che si diceva vuoto così vuoto non è.
Ho visto lo stesso Dsk che ho visto in tivù, con la stessa arroganza, la stessa freddezza e la stessa sufficienza. Mi aspettavo non una confessione, ma almeno delle scuse. Non mi ha mai guardato in faccia». La battaglia sarà durissima: «I suoi comunicatori mi stanno massacrando come hanno massacrato Nafissatou Diallo». Però, lei lo sa e lo dice, «la prova materiale non c'è».
Adesso la palla è nel campo della procura. Tre possibilità : fermare l'inchiesta, continuarla o considerare l'eventuale reato prescritto. Il problema è giuridico: per la legge francese, l'«aggressione sessuale» è prescritta dopo tre anni, lo stupro, commesso o tentato, dopo dieci. Quindi preliminare a ogni seguito è capire di quale reato - concesso che ce ne sia stato uno Dsk sarebbe responsabile. Senza prove, sarà difficile.
DOMINIQUE STRAUSS KAHNTRISTANE BANONNAFISSATOU DIALLO STRAUSSTristane banon 2TRISTANE BANON
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