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Alessandro Ferrucci per il “Fatto Quotidiano”
E poi il bello della questione è il dato finale, l’aspetto sostanziale: adesso è tutto regolare. Dopo il via libera della Regione, Renato Soru, mister “non toccate la Sardegna”, può costruire 50 (o addirittura 70) ville-bungalow a Funtanazza, una costa a novanta chilometri da Cagliari, lato ovest. Falce e cemento, insomma.
Falce per abbattere qualche arbusto, altrettanti pini, magari un occasionale intralcio naturale; cemento per realizzare questo enorme complesso a cinque stelle, ovvio, due o tre stelle a quanto pare non interessano nessuno, e davanti a uno dei mari più belli, uno dei boschi più verdi, una dei tratti più intonsi e selvaggi dell’isola. La nuova “Costa Smeralda”, la definiscono sia i detrattori, sia gli aficionados, ma per ora è solo un angolo di Sardegna con una mastodontica struttura abbandonata, oltre il fatiscente, a rischio crollo.
Passo indietro, in questo caso date e tempistica sono fondamentali. Nel 2003 Renato Soru è un imprenditore ambizioso, famoso, celebrato, i suoi silenzi trattati come profezie da interpretare, Tiscali una delle aziende più interessanti e ambiziose del Paese. Quotata in Borsa. Ha liquidità. E tra i vari affari del periodo acquista per appena sette milioni di euro l’area di Scivu e a pochi chilometri di distanza quella di Funtanazza, appartenenti al territorio di Arbus e di proprietà della società bresciana Riva di Scivu srl.
A Soru, e a noi, interessa Funtanazza. Per arrivarci è necessario inerpicarsi tra le montagne, un tornante, un altro tornante, e ancora, in mezzo il nulla, anche i segnali stradali sono una chimera; per trovare la giusta strada e meglio affidarsi ai pochi pastori o alla fortuna, il navigatore non ha segnale. In cima ecco la miniera di Montevecchio chiusa nel 1991, suggestiva per il suo stato spettrale, la sensazione di addio improvviso, incastonata tra le curve, ogni sterzata una diversa prospettiva sui resti; per secoli e decenni ha impegnato migliaia di minatori, una delle più produttive d'Europa per piombo e zinco, una celebre visita di Benito Mussolini tra i suoi scalpi.
Così, in pieno periodo di gloria, negli anni Cinquanta, la società mineraria inaugura a Funtanazza la colonia marina “Francesco Sartori”, proprio per ospitare i figli dei lavoratori, con tanto di spiaggia privata, sabbia bianca, mare tipico della Sardegna, totale tranquillità: i genitori potevano estrarre con un’angoscia in meno. Intorno non c’è nulla. Dalla strada non si vede nulla. Per entrare è necessario varcare un cancello con sopra un cartello “proprietà privata”, che non scoraggia una processione di auto con turisti e locali, e nonostante non sia più stagione, non sia opportuno per via del pericolo crollo della struttura. Una struttura enorme.
Nessuna prospettiva fotografica rende a pieno i volumi, la portata complessiva della cubatura, parola chiave dell’intera vicenda. Da quando nel 2004 Soru diventa governatore della Sardegna, dedica gran parte del suo lavoro, della sua fama alla salvaguardia delle coste: nasce il nuovo Piano Paesaggistico, discusso e avversato dall’opposizione (e non solo dall’opposizione) nel quale si vieta la costruzione di nuove strutture-fronte mare. Si vuole salvare la Sardegna dal cemento, è la sintesi di chi lo promuove; si ferma la crescita economica del territorio, la sintesi dei detrattori.
Il piano passa. Ma con un piccolo, quanto decisivo “però”: è vietato costruire a meno di rispettare le precedenti cubature. Tradotto per Funtanazza: la società di Soru, nella quale è coinvolta anche il fratello, sono anni e anni che presenta piani strutturali e finanziari per buttare giù un paio di piani della colonia, e riportare le stesse volumetrie al l’interno del parco. Tolgo mattone, metto mattone.
Et voilà, prende forma, o struttura, il business milionario dei fratelli Soru, vista anche l’impossibilità per gli altri di concorrere nella zona. “Cosa vuole da me?”, un giudizio sulla vicenda. “La sua domanda ha già una risposta”, risponde il proprietario di un B&B della zona. Insistiamo. “Lei viene da Roma, giusto?”. Sì. “E allora le risposte sono lì, da chi sta al governo, da chi comanda oggi. E quel signore (Soru) è la perfetta espressione del potere”. Però è tutto legale. “Mi prende in giro?”. No. “Senta, Soru ha sempre detto una cosa: ‘no al consumo del suolo’, e lui ora non consuma suolo?”. Salutiamo il signore, decisamente adirato.
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Convegno del 30 novembre, organizzato dai gruppi consiliari di maggioranza del centrosinistra del Comune di Cagliari, youtube aiuta per riascoltare l’intervento dello stesso Soru, parole sentite, tono concitato, le solite pause a effetto. Applausi dalla platea. L’ex governatore spiega ancora una volta la bontà del suo piano paesaggistico: “Le multinazionali vogliono accaparrare la terra... vogliono sprecare la terra. E non è giusto né logico”. Quindi: “La Sardegna ha duemila chilometri di coste, mille sono stati consumati, gli altri sono bellissimi e vanno difesi... In questi anni hanno costruito 300 mila seconde case, eppure c’è la disoccupazione. E sono mezze vuote”. Altri applausi, lui cresce nella voce. “Allora mi domando: è utile continuare a costruire?”. Domanda retorica, la risposta è “no”. Ma a quanto pare solo per gli altri.
E arriviamo ai nostri giorni, al 30 agosto di quest’an n o , quando dopo tre bocciature la Regione (presieduta ora da Francesco Pigliaru, anche lui del Pd) dà l’ok “al piano di recupero e valorizzazione del l’ex colonia marina di Funtanazza”. Felice il sindaco di Arbus, Antonello Ecca: “Se dicessi che sono soddisfatto non renderei l'idea di quanto siano importanti per il nostro territorio il recupero e la salvezza di un bene identit ar i o”, dichiara all’Un i on e Sarda; soddisfatti i democratici a Cagliari, soddisfatti i fratelli Soru; interessati i prossimi acquirenti delle villette (pardon, bungalow, formula più bucolica).
Meno estasiati i vicini dell’imprenditore e tutti coloro i quali a suo tempo non hanno interpretato la legge come si deve. Colpa loro. In fin dei conti Soru ha ragione, ragione da vendere, da vendere come un patrimonio che ora soddisferà questi dodici anni di attesa. Twitter: @A_Ferrucci
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Renato Soru
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