“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Enrico Franceschini per âLa Repubblica'
«Un giorno la Gran Bretagna diventerà una Svizzera off-shore e continuerà a sentirsi europea anche stando fuori dalla Ue». Nigel Farage è uno dei possibili guastafeste delle elezioni del mese prossimo in Europa: è il leader dello Ukip (United Kingdom Independence Party), gruppuscolo anti-europeo che sembrava folcloristico perfino nella sua euroscettica nazione, ma che lui ha portato vicino a ritrovarsi primo o secondo partito britannico dopo il voto del 25 maggio.
C'è chi lo paragona a Marie Le Pen o a Beppe Grillo, chi lo considera un estremista o un clown, e chi scommette che prima o poi finirà addirittura a Downing street. Intanto, al caffè dei deputati del parlamento di Strasburgo, dove dice di fare «il cavallo di Troia, ci sto nascosto dentro per distruggerlo», il 50enne ex banchiere della City spiega la sua visione di un Regno Unito "indipendente" nella prima intervista a un giornale italiano.
Pensa davvero di poter vincere le europee?
«Non lo penso io, lo dicono i sondaggi. Al momento la maggior parte dei rilevamenti ci dà al secondo posto con il 27% dei voti, dietro il Labour al 31 e davanti ai conservatori al 23 e ai liberaldemocratici al 7. Ma guadagniamo consensi di giorno in giorno, non escludo che alla fine prevarremo».
Per fare cosa?
«Per spingere la Gran Bretagna fuori dall'Unione europea, naturalmente».
Cameron ha indetto un referendum per il 2017 per far restare il Regno Unito nella Ue, riprendendo un po' di poteri da Bruxelles e riformandone le leggi: non le basterebbe?
«No. Londra non può avere una politica indipendente, sull'immigrazione o su qualsiasi altra cosa, finché rimane nella Ue».
E crede che i britannici voterebbero per uscire dalla Ue?
«Per ora siamo divisi a metà , 50 e 50. Ma se invece della domanda secca, volete uscire dall'Unione?, la domanda fosse: vorreste mantenere gli accordi commerciali con l'Europa ma senza un'unione politica, i due terzi voterebbero per uscire dalla Ue. Il nostro è da sempre un paese euroscettico. Ora la maggior parte della popolazione non vede più come un gesto estremistico l'idea di abbandonare la Ue».
Cosa farebbe la Gran Bretagna senza l'Europa, in un mondo di giganti come Usa, Cina, India, Russia?
«Intanto avrebbe il Commonwealth, un miliardo di persone che parlano la nostra stessa lingua, apprezzano le nostre leggi e hanno con noi stretti legami politici, economici, commerciali».
E poi? Non è meglio essere grandi, nell'era della globalizzazione?
«L'Islanda, 300 mila abitanti, ha appena firmato un accordo di libero commercio con la Cina: la Ue non ne ha uno. Molti anni fa Giscard d'Estaing diceva: se gli inglesi non stanno in Europa saranno retrocessi al livello della Svizzera. Ottimo! La Svizzera è ricca, democratica, efficiente: mi sta bene come modello. In più noi saremmo una Svizzera offshore e con la capitale finanziaria globale più importante del mondo».
Non riconosce alla Ue di avere esteso la pace a tutto il continente?
«L'Europa unita è nata essenzialmente per mettere fine a secoli di conflitti tra Francia e Germania. Ma non è stata la mancanza di un'Unione europea a spingere due volte la Germania verso una guerra mondiale: è che quella Germania non era democratica.
Le democrazie mature non fanno guerre: preferiscono il commercio».
Non si sente europeo?
«Non ho niente contro l'Europa. Ma non amo la bandiera, l'inno e il burocratico governo europeo. Mia moglie è tedesca, i miei figli sono bilingui, non voglio mica chiudermi in Gran Bretagna. Ma l'unione monetaria e politica, l'Europa senza frontiere, ha dimostrato di non funzionare. Vogliamoci bene tra europei senza bisogno di uno Stato sovranazionale».
Cosa dice di Marie Le Pen?
«Ha in parte ripulito il partito. Ma troppi suoi sostenitori hanno idee vicine all'antisemitismo.
Non siamo partiti fratelli».
E la Lega Nord? Aderite allo stesso gruppo parlamentare qui a Strasburgo.
«Non abbiamo un rapporto particolarmente buono».
Lo avrete migliore con il Movimento 5 Stelle?
«Può darsi. So che ha grande successo e vedo che sta diventando sempre più anti- europeo come noi: gli farà ottenere ancora più consensi. Grillo conquista le platee, ma da noi i suoi vaffa non sarebbero permessi».
Lei come si definisce?
«Sono un seguace del liberalismo thatcheriano, mentre conservatori, laburisti e liberaldemocratici di oggi sono tutti socialdemocratici, tutti uguali, usciti dalla stesse scuole, con lo stesso accento, sposati con le reciproche sorelle».
Si candiderà anche al parlamento di Westminster: fa già un pensierino a diventare
premier?
«Io sono un catalizzatore del cambiamento, non ho altre ambizioni che ridare l'indipendenza al mio paese. Se poi un giorno dovessimo vincere anche le elezioni britanniche, beh, allora si vedrà , ah ah ah!».
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