FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Bianca Di Giovanni per âL'Unità '
Il «caso» Guidi pesa sul nuovo esecutivo come un macigno, e fa salire il termometro delle tensioni all'interno della maggioranza. La figlia di una dinastia imprenditoriale piazzata al vertice dello Sviluppo economico è già di per sé un azzardo.
Quando poi si tratta di un'imprenditrice di sicura fede berlusconiana, diventa davvero troppo per un esecutivo a guida Pd. Tanto che il sottosegretario Graziano Delrio è stato costretto a chiarire, specificare, rassicurare, parlando da Lucia Annunziata. In buona sostanza ha detto due cose. Primo, che i dossier che potranno suscitare conflitti d'interesse, saranno seguiti direttamente dal premier. Secondo, che nella scelta dei tecnici, non si è pensato alle loro inclinazioni politiche. Questione chiusa? A sentire Stefano Fassina, importante esponente della minoranza Pd, pare proprio di no. Anzi: la questione è più calda che mai.
Guidi si è dimessa dagli incarichi che aveva in azienda. Questo secondo lei supera il conflitto d`interessi?
«Assolutamente no, perché lei e la sua famiglia restano proprietari di un'azienda che ha molte commesse dalla pubblica amministrazione. Qui non si tratta di un manager di una public company: le dimissioni sono irrilevanti rispetto al conflitto. Sarebbe utile che il premier affronti questo problema prima di chiedere la fiducia in Parlamento».
Delrio ha detto che il premier seguirà i dossier più esposti al conflitto.
«Immagino sia una battuta. Il conflitto non può essere evitato dall'intervento del premier, per il semplice fatto che l'azienda della Guidi ha molteplici rapporti con la pubblica amministrazione. Non si tratta di evitare singoli dossier: il conflitto si esplica nell'azione di diverse amministrazioni. Parliamoci chiaro: la presenza di Federica Guidi è inopportuna e per quanto mi riguarda inadeguata in un governo a guida Pd».
Si spieghi meglio: a cosa si riferisce?
«Penso al suo orientamento di politica economica, al fatto che è favorevole al nucleare, ed è lontana dalla cultura dell`intervento pubblico in economia, che invece in questa fase è decisivo».
Delrio ha spiegato che, nel caso dei ministri tecnici, non hanno certo chiesto per chi votavano. Insomma, si è seguito un atteggiamento pragmatico.
«Ma siamo seri. Non era certamente necessario chiedere alla Guidi per chi vota, visto che da mesi compare sui giornali come uno dei volti nuovi che Silvio Berlusconi avrebbe voluto in FI».
E come si spiega allora questo incarico?
«Credo che il governo abbia voluto dare un messaggio chiaro a Berlusconi, scegliendo questa persona per un ministero che ha competenza anche sulle telecomunicazioni».
Lei crede alle ricostruzioni che indicano Verdini come regista dell'operazione?
«Io non credo a ricostruzioni, io sto ai fatti. E i fatti dicono che a capo del ministero con competenza sulle tic c'è una persona vicina a Silvio Berlusconi».
Delrio ha anche annunciato una legge sul conflitto d'interessi.
«Una qualunque decente legge sul conflitto d'interessi renderebbe molto complicata la permanenza di Guidi a quel ministero. Per quell'incarico c'erano molti altri candidati con uno spessore e un orientamento di politica economica più adeguati».
Considera in conflitto d'interessi anche Giuliano Poletti, come dice qualcuno?
«Non mi pare che Poletti sia proprietario della Lega delle cooperative. Il caso è completamente diverso: sarebbe come dire che un esponente del sindacato o della Confindustria non può assumere l'incarico di ministro».
Per le riforme si parla di un accentramento a Palazzo Chigi. Lo ritiene possibile?
«Attenzione: il governo nazionale non è come una giunta comunale. Consiglierei di evitare questa scorciatoia, dato il livello di complessità tecnica e politica. Palazzo Chigi coordina, ma poi resta il protagonismo dei singoli ministri. Considero un errore molto grave aver eliminato il ministero per le politiche europee. Averlo accorpato agli Affari esteri ci fa tornare indietro di 50 anni, quando si considerava l`Europa aspetto della politica estera».
Come giudica la scaletta: legge elettorale, lavoro e fisco?
«Per me il lavoro è una priorità . Ma è anche vero che oggi non serve l`ennesimo intervento sulle regole del mercato del lavoro, ma una politica macroeconomica alternativa. Spero che il premier condivida questo punto del documento della minoranza Pd».
Sul fisco?
«Si dovrà approvare la delega già in Parlamento. Sulle rendite, in realtà so- no redditi da capitale, spero ci sia un ripensamento perché quell`operazione colpisce solo le famiglie e per più della metà conti correnti e depositi postali, per un maggior gettito che supererebbe di poco il miliardo».
Il sottosegretario a Palazzo Chigi ha anche detto che si rispetterà la soglia del 3%.
«Devo dire che Delrio mi stupisce. Avevo inteso che il governo Renzi avrebbe introdotto discontinuità . Noi abbiamo bisogno di andare oltre il deficit tendenziale di mezzo punto di Pil all'anno per aumentare gli investimenti, altrimenti rimarremo in stagnazione e con alta disoccupazione».
Si punta ad aumentare il taglio del cuneo fiscale. Ã davvero possibile?
«C'è la norma della legge di Stabilità che destina automaticamente a questo scopo le risorse provenienti dalla voluntary disclosure, cioè dall`emersione dei capitali illegalmente esportati. Quella è la strada per intervenire sul cuneo».
Federica Guidi Federica Guidi con Berlusconi fassina alla direzione pd Stefano Fassina e Matteo Orfini guidi berlusconi Guidi BhF P IQAAV yL large jpeg
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