DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA…
1. MATTEO HA SBAGLIATO TUTTO: NELLA UE NON TOCCA PALLA
Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
Il giorno dopo il referendum greco che getta nello scompiglio gran parte delle cancellerie europee Matteo Renzi si è svegliato presto. Una sgambata sulla cyclette e subito al lavoro.
Telefonate ad Angela Merkel e François Hollande per implorare di sapere qualcosa delle loro decisioni prese per tutti prima di leggere sulle agenzie? Macchè. Contatti febbrili con Spagna, Portogallo e altre cancellerie per cercare di mettere in piedi un minimo di alleanza e potere disturbare quel duetto franco tedesco? Noo, siete fuori strada. Renzi aveva ben altre urgenze.
Stavano arrivando a palazzo Chigi i presidenti dei gruppi Pd di Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda, per una riunione di caminetto urgentissima: vedere come rispondere alla banda di Miguel Gotor e della minoranza del Pd di Palazzo Madama che mette in discussione la famosa riforma costituzionale, e poi studiare bene come darle di santa ragione a Rosy Bindi.
Che volete, ragazzi? Il mondo brucia, ma le urgenze di Matteo sono quelle. Ha dovuto fare un po’ di anticamera perfino il povero Pier Carlo Padoan, che aveva telefonato la sera prima: «Vengo da te alle 9 e mezza, quando aprono i mercati.
Vediamo cosa accade e cosa possiamo fare per arginare...».RENZI GUARDA IL CULONE DELLA MERKE
Una noia pazzesca, tanto è che in 40-45 minuti il ministro dell’Economia è stato cortesemente messo alla porta: i mercati ballavano, ma non c’era tempesta, e il premier aveva ben altro da fare. Di corsa al Nazareno, cambio di abito, e in scena è andato il segretario del Pd. Rapida riunione sulle infrastrutture, con Graziano Delrio come ospite d’onore.
E via in rassegna i ponti da costruire, le strade da asfaltare, la manutenzione. Ma non siamo ancora al piatto forte, perchè la giornata di Renzi ha il suo clou. Cose serie, per cui il premier si era a lungo preparato, tanto da essere arrivato con un faldone pieno delle sue celebri e simpaticissime slide. Su cosa? Sull’andamento dell’euro minuto per minuto? Sui rischi che sta correndo il debito pubblico italiano? Sulla situazione dei mercati, con tutti i titoli delle banche italiane che stavano in fondo alla classifica dell’Euro Stoxx 600? Ma no, cose più importanti! E lo si capiva dalla cartellina in mano al premier italiano.
Titolo: «Dal catenaccio al tiki-taka». Una grande lezione del politico italiano più bravo a comunicare a quella orda sgangherata di parlamentari ed europarlamentari Pd che apparendo in tv stanno distruggendo la grande opera fatta da Matteo un anno fa, portando il partito oltre quota 40% alle elezioni europee. Prima slide:«I nostri avversari sono quelli che sperano nel fallimento dell’Italia. Il loro nido è il talk show non il Parlamento»,ed ecco apparire un enorme gufo. Come si combattono?
Raccontando le eccellenze e i miracoli del governo italiano, come sta facendo orala rinata Unità. Basta giocare in difesa quando il leghista di turno ti attacca sulla immigrazione. Basta catenaccio all’italiana. E via slide su Nereo Rocco ed Helenio Herrera. Bisogna giocare di fantasia, ubriacare l’avversario con le tue meraviglie, ma sì, proprio come il tikitaka del Barcellona. Ed ecco la slide con Pep Guardiola (che a dire il vero ha appena perso rovinosamente il campionato di Europa, ma solo un gufaccio come chi scrive lo può notare).
foto di renzi dal profilo di filippo sensi 2
Se nel giorno della grande fibrillazione della vecchia Europa Renzi gioca con le slide e i gufi, un motivo c’è. Ed è purtroppo geo-politico: mai come ora l’Italia ha contata poco o nulla nel vecchio continente. È tagliata fuori da qualsiasi decisione importante, non è nemmeno consultata per salvare la forma. Un po’ per colpa dell’esecutivo in carica, un po’ per una situazione oggettiva che ha di fatto isolato l’Italia, rendendo impossibile qualsiasi asse politico. Molto pesano gli errori del premier in politica estera. A forza di dire che aveva vinto le Europee, Renzi si deve essere convinto che la favoletta fosse reale, e quindi di potere contare e - come diceva lui - «cambiare verso» all’Europa.
Invece le Europee le ha vinte Angela Merkel, e un suo uomo guida la commissione Ue. Non solo, ma i socialisti contano come il due di picche lì, perchè sono spaccati e la Spd prima di essere socialista si sente tedesca, e fa gli affari di quel Paese.
Il povero Renzi si è illuso di potere tirare dalla sua Hollande, ma era un po’ ingenuo pensare che l’asse franco-tedesco potesse sciogliersi grazie alla simpatia del giovane premier italiano. E infatti non è avvenuto. A quel punto il governo italiano ha provato a giocarsi un’altra partita: l’operazione simpatia con Alexis Tsipras: «Non ti preoccupare, ti aiuto io, medierò e ce la faremo».
Un mese dopo si tirava indietro, una settimana prima del referendum convinto che tanto vincesse il sì, Renzi si è schierato con la Markel. Addio anche a quella carta. Che restava? Un asse con i paesi del Sud? Spagna e Portogallo? Bell’asse: quelli hanno sudato sette camicie per tornare a galla, e qualche risultato positivo cominciano a viverlo. All’Italia al massimo possono fare una bella pernacchia. E poi da quelle parti il tiki-taka lo hanno creato: professor Renzi, vada a insegnarlo altrove...
2. MA LUI PENSA A DAR LEZIONI SUI TALK SHOW
matteo renzi pier carlo padoan
Due ore di colloquio, asserragliati dentro Palazzo Chigi: Matteo Renzi e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, hanno fatto il «punto» sulle possibili conseguenze della Grexit, anche in vista degli Eurosummit di oggi. I rischi per il nostro Paese sono «molteplici» e, per questa ragione, la loro posizione è particolarmente difficile.
È al termine di questo faccia a faccia che il segretario Pd, che fino a quel momento non aveva voluto commentare il risultato del referendum, è intervenuto su Facebook: «Ci sono due cantieri da affrontare. Il primo riguarda la Grecia, il secondo, ancora più affascinante e complesso, ma non più rinviabile, è il cantiere dell’Europa».
matteo renzi pier carlo padoan
Il premier, che finora aveva tenuto una posizione “terza” tra le rigidità dell’asse franco-tedesco e quella greca, si è ritrovato “schiacciato”: Merkel e Hollande non l’hanno coinvolto e Tsipras, ovviamente, non lo ritiene un interlocutore affidabile, specie dopo che si era augurato un successo dei “sì”. «Ricostruire un’Europa diversa non sarà facile, ma è il momento di farlo», ha aggiunto Renzi nel messaggio. Per uscire dal cul de sac, il premier proverà a giocare un ruolo di mediatore a livello europeo e, per rilanciare la sua immagine, strizzerà il Parlamento prima della chiusura agostana.
Ieri Renzi ha incontrato i capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda e ha chiesto loro di rispettare un calendario fitto: sono 5 i decreti in scadenza e a Montecitorio arriveranno a giorni la contestatissima “Buona scuola” e la riforma della Pa. «Dobbiamo approvare tutto», è l’imperativo del premier, che pensa così di “oscurare” le difficoltà a livello internazionale.
Ma proprio per istruire i quadri del Pd ad «imporre il nostro possesso di palla», che ieri pomeriggio Renzi ha tenuto una “lezione” ai parlamentari pd a lui più vicini. «Dobbiamo passare dal catenaccio al tiki-taka», li ha esortati al Nazareno. «I nostri avversari sono quelli che sperano nel fallimento dell’Italia. Il loro nido è il talk show, non il Parlamento», è la scritta che compariva su una delle slide, corredata da un gufo.
Il premier ha dato suggerimenti a chi va in tv perchè non «subisca» gli estremismi di «Matteo Salvini» e «della destra», passando dal «catenaccio difensivo del calcio italiano alla capacità di imporre il proprio possesso di palla, alla maniera del Barcellona». La “lezione” è solo un assaggio: ad agosto il Pd organizzerà un seminario sulla comunicazione. Serve? Il premier pensa di sì. A suo avviso se il Pd crolla nei sondaggi la colpa è anche di chi va in tv e non riesce a «raccontare il buono dell'Italia e i successi ottenuti».
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