
QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL…
“il Fatto Quotidiano” pubblica un estratto del nuovo libro di Friedman
Pubblichiamo un’anticipazione della nuova edizione di “Ammazziamo il Gattopardo - La storia continua” (Rizzoli) di Alan Friedman in libreria da domani. La prima versione uscita a febbraio raccontava di come Giorgio Napolitano avesse sondato Mario Monti per un governo tecnico già nell’estate 2011, oltre tre mesi prima la caduta di Silvio Berlusconi.
FRIEDMAN AMMAZZIAMO IL GATTOPARDO LA STORIA CONTINUA
Sa, Friedman, che abbiamo perso l’adesione della Presidenza della Repubblica al Premio America per colpa sua? Evidentemente al Quirinale non è gradito il fatto che lei sia stato premiato quest’anno e ci hanno punito: pochi giorni fa ci hanno telefonato e hanno revocato l’adesione annuale al premio della Fondazione Italia Usa. E quando abbiamo chiesto il perché ci hanno parlato vagamente di ‘problemi politici legati alla premiazione’. Ma abbiamo capito che era per la sua presenza tra i premiati. Non c’è altra spiegazione”.
Come? Che cosa? Sono sconcertato da queste parole. Sono le sette di sera del 9 ottobre 2014 e la persona che mi sta parlando, quasi sussurrando all’orecchio, per la verità, è il segretario generale della Fondazione Italia Usa, Corrado Maria Daclon. Siamo a Roma, a Montecitorio, nell’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei deputati. (…) Valdostano con un fare da funzionario sabaudo, conoscitore della vita del Transatlantico del Parlamento italiano, Corrado Maria Daclon è un docente universitario, innamorato dell’America.
alan friedman nell'intervista a mario monti 2
Non sembra uno propenso a sfogarsi con la stampa. Qualche giorno dopo, quando ci vediamo per registrare l’intervista, Daclon arriva sudato, un po’ nervoso, ha l’aria di quei whistle blowers o talpe che si incontrano nel Palazzo durante una carriera giornalistica, che sembrano sapere qualcosa di grosso, ma non hanno sempre il coraggio di raccontarlo a un giornalista.
Daclon invece accetta di raccontare questa curiosità e si presenta all’Hotel Eden, puntuale, a mezzogiorno di martedì 21 ottobre. Ci facciamo microfonare e si comincia con una mia domanda. “Il 9 ottobre, quando sono venuto alla premiazione alla Camera dei deputati come vincitore del Premio America della vostra Fondazione, lei mi ha fatto una battuta tipo: ‘Abbiamo perso l’adesione del Quirinale per colpa sua, Friedman. Il Quirinale non gradiva il fatto che fosse premiato’. Io oggi vorrei capire meglio questa storia e quindi le chiederei di raccontarmi cosa è successo tra il Quirinale e la vostra Fondazione pochi giorni prima della premiazione”.
Daclon fa un lungo sospiro e poi racconta: “Pochi giorni prima della cerimonia del Premio America, quando il programma era già distribuito a tutte le istituzioni, a tutti i parlamentari italiani, agli organi di stampa, ci ha contattato il Quirinale, per la precisione un consigliere del presidente, la responsabile del Servizio per i rapporti con la società civile, credo che il nome sia dottoressa Longhi.
In una telefonata molto cordiale ci ha espresso stupore per il fatto che noi indicavamo l’adesione del presidente della Repubblica, e io ho spiegato che l’abbiamo avuta nel 2009. Con un telegramma molto caloroso, il presidente ci ha anche ricevuto presso il Quirinale insieme al segretario generale Donato Marra e ci ha invitato a coinvolgere i giovani nel premio. Quindi in tutti questi anni noi abbiamo sempre informato anche il Quirinale dell’elenco dei premiati anno per anno.
Quindi dico: ‘A mia volta mi stupisco del fatto che voi ci chiamate quest’anno per dirci che non c’è l’adesione. Nessuno ci ha comunicato questa revoca’. Io ho insistito molto per avere il motivo di questa decisione, per cercare di capire, ma mi è stato risposto che i motivi erano, potevano essere di natura... Io ho chiesto... diplomatica o politica? Sì, diplomatica e anche politica perché è in base a una discrezionalità che si riserva la Presidenza della Repubblica”.
Dal Quirinale non arriva una richiesta “ufficiale” di cancellare l’adesione. Voglio capire meglio. “Ma non hanno mai tolto l’adesione prima?” chiedo a Daclon. “Noi abbiamo sempre mandato il programma, tutti gli anni...” nota Daclon. “L’elenco dei premiati è sempre stato comunicato quando inviavamo il programma stampato al Quirinale e non abbiamo, dal 2009 al 2014, mai ricevuto nessuna osservazione”. Curioso.
“Quindi quest’anno, 2014, hanno detto che c’erano problemi politici legati alla premiazione?” insisto. “E voi cosa avete pensato, nell’ufficio di presidenza della Fondazione?” “Abbiamo riflettuto con l’ufficio di presidenza” ricorda il segretario generale della Fondazione Italia Usa.
“Abbiamo pensato ai nomi dei premiati, perché altrimenti quale può essere la ragione? Abbiamo escluso sicuramente Gianni Letta, abbiamo escluso Luisa Todini, abbiamo escluso l’amico Paolo Limiti, abbiamo escluso Margherita Missoni, abbiamo escluso Lucia Annunziata, abbiamo escluso il congressman Frank Guarini. Abbiamo pensato che forse la presenza di Alan Friedman... ovviamente è una nostra conclusione, però francamente non riusciamo a trovare altre logiche (...)”.
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