
DAGOREPORT - L’ANSIA ATTANAGLIA LA ‘’MILANO DEL BALLO DEL MATTONE’’. ‘’QUI SALTA TUTTO!’’,…
FERMI TUTTI, ABBIAMO SCHERZATO: E' STATO ANNULLATO IL CONCERTO DI VALERY GERGIEV A CASERTA - LA DECISIONE DELLA DIREZIONE DELLA REGGIA DOPO LE POLEMICHE NEI CONFRONTI DEL DIRETTORE D’ORCHESTRA VICINO A PUTIN CHE AVREBBE DOVUTO ESIBIRSI IL 27 LUGLIO – IL GOVERNATORE DE LUCA AVEVA PROVATO A DIFENDERE “LA LIBERTÀ DEGLI ARTISTI CHE NON POSSONO PAGARE PER I LORO GOVERNI": "CHI DECIDE QUAL È IL LIMITE TRA LA PROPRIA OPINIONE E LA PROPAGANDA?” –L'AMBASCIATA RUSSA: "SARÀ L'ITALIA, E NON LA RUSSIA, A SUBIRE UN DANNO. IN QUESTO MODO MINA LA PROPRIA AUTORITÀ..."
ANNULLATO IL CONCERTO DI GERGIEV A CASERTA
(ANSA) - La Direzione della Reggia di Caserta ha disposto l'annullamento del concerto sinfonico diretto da Valery Gergiev, previsto nell'ambito della rassegna Un'Estate da Re per il prossimo 27 luglio nel cortile del Complesso vanvitelliano. La presenza del direttore d'orchestra russo, criticato per le sue posizioni ritenute vicine a Putin, aveva suscitato forti polemiche e si temeva per possibili manifestazioni di protesta organizzate da associazioni ucraine per domenica sera.
Ambasciata russa, cancellazione Gergiev danneggia l'Italia
(ANSA) - Sarà l'Italia, e non la Russia, a subire un danno per la cancellazione del concerto di Valery Gergiev a Caserta. Lo afferma l'ambasciata russa in Italia. "Coloro che pensano che la cancellazione del concerto di Valery Gergiev danneggerà la Russia si sbagliano profondamente", afferma l'ambasciata in una nota postata sul suo canale Telegram.
Piuttosto, aggiunge la sede diplomatica "sarà inflitto un danno all'Italia stessa, che in questo modo mina la propria autorità e dà motivo di dubitare dell'ospitalità e dell'apertura verso tutti coloro che con il proprio talento, professionalità e sincerità portano nel mondo il bello e l'eterno".
DUE SPETTACOLI NELLA STESSA DATA, L’EXIT STRATEGY DI GERGIEV COSÌ POTREBBE RINUNCIARE A CASERTA
Simona Brandolini per il “Corriere della Sera” - Estratti
Giorni di polemiche feroci. Appelli di Nobel, attivisti e intellettuali per «fermare il concerto di Gergiev».
Poi ci sono indizi che, col passare delle ore, fanno sempre più pensare che Valery Gergiev stia davvero per rinunciare all’evento in programma il 27 luglio nel cortile della Reggia di Caserta. Che il direttore d’orchestra moscovita, insomma, stia costruendo una exit strategy in patria.
Nonostante per la Regione Campania, che finanzia la rassegna casertana un’«Estate da Re», l’evento per ora sia confermato.
Vladimir putin e Valery Gergiev
Andiamo con ordine. Al teatro Mariinsky di San Pietroburgo, diretto da Gergiev, il 24 e 27 luglio andrà in scena le «Nozze dello Zar», opera di in quattro atti di Nikolaj Rimskij-Korsakov. Sul sito ufficiale per l’acquisto dei biglietti dei teatri della rete Mariinsky sono in vendita i ticket per la serata diretta entrambe le volte dal maestro moscovita.
Si dirà, dunque, se è in Russia non potrà essere a Caserta.
Non è così semplice. Anzi non è per niente chiaro: Gergiev è indicato come direttore del Mariinsky o dello spettacolo in programma?
Le stranezze non sono finite. Sul sito ufficiale del Mariinsky sul podio del 24, si legge, ci sarà Gurgen Petrosyan.
Mentre per domenica prossima alla voce director c’è «cast da annunciare». È questa la via d’uscita di cui si parla da qualche giorno? È l’impegno artistico che potrebbe essere utilizzato dal direttore russo per annullare il suo ritorno in Italia? Indubbiamente potrebbe esserlo. Ma la certezza la si avrà solo quando la rinuncia sarà comunicata ufficialmente.
Fino ad allora sia la bufera che ha investito il governatore campano Vincenzo De Luca, sia la mobilitazione non si fermano.
Oggi pomeriggio, presso la sala stampa della Camera dei deputati, si terrà la conferenza «Cultura o propaganda? Il caso Gergiev a Caserta e le ingerenze russe in Italia», su iniziativa della deputata di Azione Federica Onori. Interverranno: Carlo Calenda, Federica Onori, Filippo Sensi, Benedetto Della Vedova, Pina Picierno, Marco Taradash, Giulia De Florio, Anna Foa, Alexey Ratmanskij e Eleonora Mongelli.
Molti dei protagonisti sono anche firmatari dell’appello lanciato da Memorial Italia (organizzazione espressione dell’Ong russa Memorial, Premio Nobel per la pace del 2022) sottoscritto da 700 tra premi Nobel, intellettuali e politici per chiedere l’annullamento del concerto di Gergiev «entusiasta sostenitore» di Vladimir Putin e sua «lampante arma di infiltrazione culturale e whitewashing».
Chi ha sempre rispedito al mittente l’accusa di farsi promotore della propaganda russa è il presidente De Luca, che difende la libertà degli artisti che «non possono pagare per i loro governi». «Chi decide qual è il limite tra la propria opinione e la propaganda?
- ha detto durante la sua ultima diretta social - Al San Carlo si è esibita l’anno scorso Anna Netrebko, nessuno ha detto nulla. Anche lei amica di Putin.
la prima dell’opera Semjon Kotko al bolshoj diretta da gergiev
Ma ha cantato a La Scala e al Maggio fiorentino. E tanti altri. Allora questa linea demagogica a cosa porta? Chiudiamo la bocca agli artisti? La cosa è doppiamente assurda perché mentre si vorrebbe isolare quelli che sono amici di Putin, nel frattempo con Putin parlano tutti.
(...)
GERGIEV NELLE PIAZZE E SUI SOCIAL
Rosalba Castelletti per “la Repubblica” - Estratti
(…) Per l'ultima messa in scena di Semjon Kotko, l'opera di Sergej Prokofiev diretta dal maestro Valerij Gergiev che la prossima settimana si esibirà tra le polemiche a Caserta, si è pensato in grande. Come mai prima. Spettacolo in sala, proiezione in diretta streaming davanti al Bolshoj e al cinema Oktjabr e, infine, online. Sul social network VKontakte il conto alla rovescia è iniziato già da un po'. Quando scattano le 19, le 18 in Italia, e la telecamera inquadra i cinque ordini di palchetti dorati, sono collegati in oltre 4mila. «Pronta per ascoltare e allietarmi», commenta una tale Tatjana Eisanskaja che nella foto profilo abbraccia il cane.
«Nessun progetto del Teatro Bolshoj ha mai ricevuto una distribuzione così ampia prima d'ora. Ma c'è una logica», osserva sarcastica l'attivista pacifista Natalia Kiseljova sul sito di quel che resta della radio indipendente Eco di Mosca. «Stiamo parlando di un manuale d'istruzione che imita un'opera».
Tutto trasuda di propaganda, scrive Kiseljova: la scelta dell'opera ambientata in Ucraina durante la guerra civile e l'occupazione tedesca del 1918; la regia del funzionario Sergej Novikov con didascaliche gigantografie che paragonano i soldati russi che "liberano il Donbass" ai sovietici che combatterono contro i nazisti; infine quest'inedita distribuzione su più piattaforme.
Gergiev, che è anche il direttore del Bolshoj, «non vuole lasciare dubbi sul fatto che il 27 luglio si recherà in Italia non come "artista del dialogo culturale", ma come amico e sostenitore di Vladimir Putin per promuovere i suoi interessi», commenta Aleksandr Pomazuev, avvocato della Fondazione anti-corruzione dell'oppositore morto in carcere Aleksej Navalny che da giorni chiede di ritirare l'invito a Caserta che segnerebbe il ritorno del maestro su un palco europeo da quando è iniziato il conflitto in Ucraina che non ha mai condannato.
Il messaggio sottinteso di Semjon Kotko a Mosca è chiaro a tutti. Persino al tredicenne Ivan, uno dei circa 1.700 spettatori paganti insieme a mamma e papà, preparatissimo: «È una storia più che mai attuale. Come canta il protagonista, c'è un soldato tornato dal fronte che è costretto a tornare a combattere».
«La storia è ciclica. La storia è saggia. La storia insegna», gli fa eco la lapidaria Tatjana, 53 anni, spettatrice in piazza insieme al marito Evgenij. L'intento propagandistico non sfugge. «È molto simbolica la proiezione nel pieno centro di Mosca di un'opera sulla guerra civile del '18 proprio mentre in Ucraina è in corso una guerra tra due popoli fraterni». «La guerra è sempre una tragedia, ancora di più una guerra fratricida», interviene Evgenij, peraltro mezzo ucraino.
«Siamo una coppia esemplare». Si sono imbattuti per caso nell'iniziativa, allettati dalla proiezione gratuita. Un po' come tutti gli astanti sulle due gradinate inzuppate dalla pioggia del mattino, un'ottantina appena. La piazza è transennata. Si entra superando due metal detector. Poi ci si ripara dal vento coi poncho colorati che giovani zelanti volontari distribuiscono una volta superati i controlli. «Forse ci si aspettava più gente».
Putin Domingo Gergiev Netrebko
Intanto sullo schermo il tenore che interpreta Semjon sfoggia sul petto la Croce di San Giorgio col nastro nero-arancio diventato uno dei simboli della moderna aggressione.
Le telecamere indugiano anche su Gergiev che aveva portato quest'opera in scena più volte al Mariinskij di San Pietroburgo, l'altro storico teatro che dirige. Nell'intervallo va in onda un'intervista col regista Novikov che è anche il "capo censore" della cultura russa. Molti vanno via.
Gli spettatori virtuali su Vk, intanto, si sono dimezzati.
la prima dell’opera Semjon Kotko al bolshoj diretta da gergiev
La sala 2 del cinema Oktjabr, su Novyj Arbat, tre chilometri più a Est, è ancora più desolata. Una ventina i biglietti venduti, 800 rubli l'uno, circa 9 euro, ma in sala c'è soltanto una coppia in terza fila e qualche spettatore sparso più in fondo.
Come Andrej che passa il tempo a scrollare il cellulare ma poi non è affatto d'accordo con gli appelli di Nobel e intellettuali a cancellare il concerto di Gergiev in Italia: «La cosa peggiore in guerra è smettere d'ascoltare l'altro». Anche Ildar, 54 anni, è contrario. «La cultura non va censurata».
Parallelismi tra Semjon Kotko e il conflitto in Ucraina? «Certo, si colgono subito. Anche senza didascalie. Sembrano fatti apposta». Sembrano.
la prima dell’opera Semjon Kotko al bolshoj diretta da gergiev
Putin Gergiev Nikolsky
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