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Da "il Foglio"
Mentre le primarie del Pd appassionano sempre meno anche i sostenitori che saranno convocati per le votazioni di fine settimana, si fa sempre più appassionante, invece, la sassaiola con cui da Largo Fochetti cercano di mandare in pezzi tutti i vetri di Palazzo Chigi, fino a costringere l'inquilino alla resa. E se poi la mira difetta, e i vetri in frantumi finiscono per essere quelli del Quirinale, quelli di Repubblica alzano le spalle e dicono: "Tanto peggio".
Tutti, con una sola paradossale eccezione: il Fondatore Eugenio Scalfari che da tempo, e nonostante sfumature non secondarie di differenziazione, ha fatto del presidente della Repubblica il suo punto di riferimento politico centrale. E di conseguenza ha sempre guardato con attenzione la creatura politica per eccellenza di Giorgio Napolitano, il governo delle larghe intese.
E continua a farlo anche ora che le intese si sono fatte striminzite, puntellate appunto dalla "nuova destra repubblicana" di scalfariano conio. Paradossi a parte fa però una certa impressione osservare che ieri mattina Repubblica tuonava a titoli cubitali il testo di una intervista del commissario europeo Olli Rehn, campione di quell'austerity solitamente trattata da Rep. come il male assoluto, che accusava l'Italia di inadempienza su rigore e riforme.
E solo poche ore dopo che Giorgio Napolitano pronunciava un discorso in cui chiedeva con una certa energia che l'Europa si svincoli dall'ossessione rigorista per dedicarsi alla promozione della crescita, ancora una volta dando manforte alla sua creatura Enrico Letta e al suo esecutivo.
In buona sostanza, come dimostra la visibile insofferenza mostrata dal presidente del Consiglio verso il quotidiano di Largo Fochetti (a cui, caso strano, non ha ancora concesso neppure un'intervista), a Repubblica Scalfari è rimasto isolato nel difendere il regno napolitaniano.
Ed è rimasto l'unico - anche a condizione di andare in una direzione contraria a quella del suo editore - a non essersi lasciato affascinare dal renzismo. La linea di Repubblica è comunque trasparente. Di Renzi, più sospinto che appoggiato, si enfatizzano tutti gli accenni critici nei confronti dell'esecutivo, anche quelli palesemente fraseologici e privi di effettiva contundenza, nella chiave di creare un vero competitor del governo Letta.
Allo stesso tempo, perdura il vezzo di solleticare tutte le posizioni più apertamente ostili a Napolitano: dalla sempiterna magistratura palermitana alle grida all'impeachment di Grillo. In tutto questo Scalfari è rimasto isolato a combattere contro la deriva di Rep. Eroico. A lui va davvero la nostra più completa solidarietà .
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