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Anna Zafesova per "la Stampa"
Essere un «agente straniero» in Russia non è mai stata una condizione piacevole, dalle repressioni staliniane durante le quali milioni di persone venivano fucilate o incarcerate con il sospetto che fossero al soldo dell'Occidente, fino ai giorni nostri, quando Vladimir Putin ha esplicitamente accusato i manifestanti scesi in piazza per protestare contro i brogli elettorali di essere «sul libro paga del Dipartimento di Stato Usa».
Ora il legame con entità fuori dai confini russi dovrà essere pubblico e dichiarato, almeno per le Ong: lo ha deciso una legge approvata ieri dalla Duma, che introduce l'albo degli «agenti stranieri» per le organizzazioni che ricevono fondi e aiuti dall'estero. Per chi non denuncia i propri rapporti internazionali ci sono multe e in alcuni casi pure pene detentive.
La legge, approvata ieri in terza lettura dalla Camera bassa del Parlamento russo con 374 voti a favore, tre contrari e un astenuto, dovrà ancora venire vagliata dal Senato e poi firmata dal Presidente. Putin ha più volte dichiarato la sua antipatia per le Ong e la sua convinzione che dietro la loro facciata si celino «agenti stranieri» che vorrebbero sovvertire il suo governo. La legge infatti punta esplicitamente a organizzazioni di indirizzo politico, che in caso di fondi stranieri dovranno essere iscritte in una apposita lista e sottoposte a controlli ancora più rigidi.
La stragrande maggioranza delle Ong russe riceve aiuti dall'Ue, da fondazioni, governi e università occidentali. Dalla «lista nera» dovrebbero venire escluse Ong religiose, di beneficenza, che si occupano di infanzia, salute, natura e cultura. Ma la nebulosità di alcuni passi del documento fa temere anche musei come l'Ermitage, il Wwf o le associazioni che aiutano i malati e gli orfani: soprattutto nella provincia russa, presentarsi come «agente straniero» significa vedersi negare l'assistenza delle autorità locali.
E' evidente che il bersaglio principale sono associazioni come Golos, che si occupa del monitoraggio delle elezioni e che a dicembre è stata cruciale nella denuncia dei brogli nel voto per la Duma. Hillary Clinton aveva annunciato un incremento dei finanziamenti per le associazioni russe che si battono per la democrazia. Il Gruppo Helsinki, storica Ong per i diritti umani, ha già annunciato che rinuncerà agli aiuti. Ma i fondi russi sono estremamente scarsi.
E sempre ieri la Duma ha reintrodotto nel codice penale il reato di «diffamazione», introducendo multe astronomiche per il reato di offesa alle istituzioni e ai suoi rappresentanti. Un'altra norma che l'opposizione teme diventi una «legge-bavaglio» contro i media e i critici del governo. Il reato di diffamazione era stato depenalizzato da Dmitry Medvedev, che aveva anche alleviato le norme per il funzionamento delle Ong. Putin dopo il suo rientro al Cremlino ha voluto cancellare questi provvedimenti.
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