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Giampiero Martinotti per "la Repubblica"
Niente compiti a casa, riforma degli orari, rifiuto delle bocciature, scuole materne aperte anche a chi ha meno di tre anni: François Hollande, come ogni presidente della Repubblica, vuol dare la sua impronta. E sceglie naturalmente la scuola, vera ossessione francese, oggetto di riforme a ripetizione, specchio di una società segnata più di altre dalle diseguaglianze. Il capo dello Stato lo aveva detto in campagna elettorale e lo ha ripetuto la settimana scorsa: l'istruzione è la sua principale preoccupazione, la priorità assoluta. Non è il primo e non sarà l'ultimo a dirlo.
In tutti i paesi occidentali il destino della scuola, e dunque delle generazioni future, è fonte di preoccupazione, ma Oltralpe si sfiora la paranoia: ogni nuovo governo, pochi mesi dopo la conquista del potere, vuol riformare la scuola. Hollande non fa eccezione, anche se preferisce parlare di rifondazione e di un progetto che richiederà tempo. Nell'immediato, i provvedimenti riguarderanno i più piccoli e i più giovani, cioè materne, elementari e primo biennio delle medie inferiori.
Hollande ha detto di voler meno bocciature, non sempre utili, e soprattutto un cambiamento degli orari: Sarkozy aveva creato la settimana di 4 giorni, il socialista la riporta a 4 giorni e mezzo. In Francia si va a scuola mattina e pomeriggio e ogni sette-otto settimane c'è una lunga pausa di 15 giorni. Ma i ritmi sono oggetto di polemiche a non finire.
Adesso si tornerà a quattro giornate e mezzo: le lezioni finiranno alle tre e mezzo, cioè con un'ora di anticipo rispetto a oggi, ma i bambini resteranno a scuola per fare i compiti. Nelle intenzioni del governo, si tratta di un principio egualitario: aiutare tutti a fare i compiti vuol dire, in teoria, sopprimere la differenze tra le famiglie che possono o non possono dare una mano ai bambini.
Questa scelta, tuttavia, suscita già molte critiche nel mondo delle associazioni familiari: a parte il fatto che i compiti, in teoria, sono banditi da una legge del 1956 mai rispettata, i genitori vogliono aiutare i figli, perché trovano che è il solo modo per mantenere un contatto con il lavoro scolastico. Naturalmente, ha detto il ministro della Pubblica istruzione, Vincent Peillon, nessuno potrà impedire a madri e padri di far lavorare i piccoli a casa, il che finirà per riprodurre le stesse diseguaglianze odierne.
Il capo dello Stato ha anche chiesto di facilitare l'ingresso alla materna dei bambini che hanno meno di tre anni, soprattutto nei quartieri con una forte popolazione immigrata, anche se la proposta si scontra con una serie di ostacoli pratici. Infine, il presidente ha dato il suo consenso all'introduzione di un nuovo insegnamento, dalla materna alla maturità e con tanto di voti: la morale laica.
Un'idea del ministro della Pubblica istruzione molto contestata: secondo alcuni, potrebbe assomigliare a una specie di indottrinamento. Del resto, i suoi contorni restano ancora vaghi e tre esperti sono stati incaricati di dare un contenuto a un'idea molto francese e molto ottocentesca, ispirata ai lavori di Ferdinand Buisson, uno dei padri della laicità sotto la III Repubblica, su cui Peillon ha scritto un libro.
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