MINORANZA E MINORATI - IL MARCHESE FULVIO ABBATE: “BERSANI, CUPERLO, CIVATI E FASSINA SI NEGANO MASOCHISTICAMENTE IL PIACERE DI UNA SCISSIONE DEL PD, NONOSTANTE RENZI STIA LÌ A LOGORARLI PIAN PIANO”

fulvio abbatefulvio abbate

Fulvio Abbate per “il Garantista”

 

Un tempo, al popolo della sinistra, per emozionarsi, bastava sfogliare l’ultimo dei rotocalchi messo a disposizione da Filippo, il barbiere sotto casa. Certo, tra gli articoli beccava la faccia da grisaglia di Saragat a tagliare nastri alle solite fiere campionarie, ma subito accanto anche l’inarrivabile, magico, Che Guevara laggiù in Bolivia, magari direttamente in copertina.

 

Stefano Fassina Stefano Fassina

Oggi come oggi, assodato il quadro storico e mitologico segnato piuttosto dai vernissages di Eataly, al telegiornale c’è modo talvolta di imbattersi invece nei volti assai poco fosforescenti della minoranza PD - Bersani, Cuperlo, Civati, Fassina... -,  li ascolti, e alla fine non puoi fare altro che scuotere la testa avvertendo un profondo senso di distaccata desolazione. O addirittura, sempre pensando a loro, più semplicemente, ti viene immensamente da ridere. Risate e ancora risate che saltellano come popcorn tra l’assodata buona fede dei singoli, ma anche l’improbabilità politica che sempre più caparbiamente riescono a far spiccare.

 

Confessiamocelo spudoratamente, dai. Davanti alla minoranza PD, come per incanto, perfino Matteo Renzi svetta come un gigante di strategia, un Maciste con le sue slide. Mi direte che non è più tempo di grandi scenari simili a murales rivoluzionari colmi di pugni chiusi e bandiere rosse, mi direte che il sistema elettorale impone ormai un soggetto unico perfino incolore, e tuttavia in grado così di comprendere, all’americana, al suo interno perfino un’ala sinistra, pura testimonianza, semplice spray.

cuperlo alla direzione pd cuperlo alla direzione pd

 

Dicono davvero così, e intanto, mentre i più scafati provano a spiegarti lo stato delle cose, a te viene in mente la faccia da incompreso testimonial, uomo-tweed da “Ermenegildo Zegna” di Pippo Civati, e subito ogni germoglio di riflessione smette di sbocciare. A dire il vero, ultimamente, perfino il rispettabile Bersani, vecchia scarpa rotta eppur bisogna andar del trapassato Pci, appare improbabile nelle sue dichiarazioni, nelle sue smorfie, nelle sue metafore tra “Frate Indovino” e “Zelig”, anche ogni sua tesi provoca un senso di fastidio che neppure la consapevolezza della realpolitik riesce a far superare.

 

bersani renzi bersani renzi

Guardi anche lui, e pensi esattamente così: ma tutto quel “no, però” camuffato da dubbio metodico non nasconderà un semplice problema spartitorio nella prospettiva delle candidature che dovranno essere compilate nella prospettiva elettorale? Così quando si tratterà di stabilire i blocchi di partenza tra maggioranza renziana e pattuglia degli inseguitori miracolati? E ancora, assodato che siamo nel tempo che Pasolini definiva la “dopostoria”, perfino l’idea desueta che non si possa ragionare in termini di scissione appare risibile.

 

Negare a se stessi il piacere di una scissione, sempre a sinistra, è infatti un atto davvero masochistico, soprattutto se Renzi sta lì a logorarti pian piano. Soprattutto se rifletti sul fatto che il PD è una forza politica con un buco al centro, dove quel buco è proprio l’assenza di una doverosa sinistra che sappia esistere anche oltre quel domicilio post-democristiano che non le corrisponde: cancellata, obliterata, abolita.

pippo civatipippo civati

 

Già, qualcuno in grado di andare oltre il già citato realismo potrebbe anche sostenere che non si può fare anche a meno di una forza di cambiamento liberalsocialista, laica e forse perfino radicale nei propri desiderata – case, scuole (pubbliche, possibilmente), ospedali, diritti civili, assistenza per la terza età assodato che viviamo, sia pure male, sempre più a lungo, e sicuramente dimentico qualcosa, ah, sì, un simbolico che non sia soltanto l’orrore spettacolare che ci minaccia – perché, appunto, con il renzismo sempre più pervasivo, è grasso che cola se c’è modo di sfangarla da una riflessione storica complessiva, così come sarebbe il caso di non citare più il gesuita Bergoglio come bene rifugio, come fosse un nuovo San Lenin.

 

Bersani, Cuperlo, Civati, Fassina, oh, povere facce da ultima neve di primavera di una sinistra che mai sboccerà. La minoranza PD? Mai termine fu più azzeccato.

Gianni Cuperlo e Adriano Sofri Gianni Cuperlo e Adriano Sofri