
DAGOREPORT - CHI È, CHI NON È E CHI SI CREDE DI ESSERE CLAUDIA CONTE, LA “GIORNALISTA, SCRITTRICE,…
«È irresponsabile indebolire la famiglia, creando nuove figure per scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell’umano». Lo afferma il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. Secondo il porporato - che ha aperto ad Assisi l’Assemblea straordinaria dell’Episcopato Italiano - con il recepimento da parte dei Comuni di matrimoni gay celebrati all’estero, assistiamo a «distinguo pretestuosi che hanno l’unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di Troia di classica memoria».
«La famiglia, come definita e garantita dalla Costituzione, continua - scandisce il presidente Cei -ad essere il presidio del nostro Paese, la rete benefica, morale e materiale, che permette alla gente di non sentirsi abbandonata e sola davanti alle tribolazioni e alle ansie del presente e del futuro.?
Sui figli
«L’amore - ricorda Bagnasco in questo contesto - non è solo sentimento: è decisione; i figli non sono oggetti né da produrre né da pretendere o contendere, non sono a servizio dei desideri degli adulti: sono i soggetti più deboli e delicati, hanno diritto a un papà e a una mamma». La prolusione, tuttavia, saluta con soddisfazione qualche passo avanti negli aiuti alle famiglie, «oggi destinatarie - rileva - di un primo doveroso sostegno, a cui auspichiamo ne seguano altri. Famiglie, vi ringraziamo a nome nostro, come Pastori, che ben conoscono i sacrifici che fate ogni giorno con dignità ammirevole; vi ringraziamo a nome della comunità cristiana, di cui moltissime di voi sono parte viva e attiva».
«Nessuno si adombri - chiede Bagnasco - se anche a nome del Paese» i vescovi ringraziano le famiglie perché sono «titolo di onore e di speranza per la nostra Terra». Il «familismo italiano», anche «se gli eccessi non fanno bene in nessuna cosa», rappresenta «il forte senso della famiglia» e quindi «deve renderci fieri in Italia e all’estero». In merito, il cardinale cita il messaggio finale del Sinodo che esprime «ammirazione e gratitudine alla moltitudine di famiglie che, nella fedeltà dei giorni e degli anni, con la grazia del sacramento e la fatica quotidiana custodiscono e fanno crescere la loro «comunità di vita e d’amore».
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