DAGOREPORT – NEL NOME DEL FIGLIUOLO: MELONI IMPONE IL GENERALE ALLA VICEDIREZIONE DELL’AISE.…
Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”
Un messaggio a Vienna perché Berlino intenda. La Turchia ha richiamato ieri il suo ambasciatore in Austria dopo che il parlamento ha definito il massacro degli armeni «genocidio». Il ministero degli Esteri ha fatto sapere che la dichiarazione sarà per sempre «una macchia» nei rapporti con l’Austria.
Ma in vista di oggi, quando in Germania è attesa una discussione storica al Bundestag, e la maggioranza adotterà una risoluzione sugli armeni in cui si leggerà, per la prima volta, il termine «genocidio», il presidente della Repubblica Joachim Gauck ha fatto quello che il governo di Angela Merkel ancora non riesce a fare. Ha preceduto il parlamento usando la «parola proibita» già ieri sera, durante una cerimonia in ricordo del massacro che si è svolta nel Duomo di Berlino. E lo ha fatto richiamando anche le responsabilità tedesche, ricordando che i militari di Guglielmo II parteciparono attivamente alle deportazioni.
JOACHIM GAUCK CON LA FIDANZATA DANIELA SCHADT
Il Presidente
«Anche noi tedeschi dobbiamo avere il coraggio di ricordare che abbiamo una corresponsabilità, forse una parte di colpa nel genocidio armeno», ha detto l’ex pastore protestante, durante la commemorazione per il centenario. Ma in Parlamento la questione tiene banco da giorni. Martedì è scoppiato un putiferio perché su quella definizione l’esecutivo continua a nicchiare. La storica paladina degli sfollati tedeschi della Seconda guerra mondiale, la cristianodemocratica ultraconservatrice Erika Steinbach, ha attaccato nel Bundestag il ministro degli Esteri Steinmeier, dandogli del «Gugliemo II», l’imperatore che si rese complice delle uccisioni.
La cancelliera
Ma l’esternazione della Steinbach ha provocato l’immediata reazione, addirittura, della cancelliera. Merkel ha fatto notare che il parlamento ha accettato di discutere un documento in cui si parla «della cacciata e dello sterminio pianificati di oltre un milione di armeni» che «sono rappresentativi dei genocidi, delle pulizie etniche, delle espulsioni, delle persecuzioni di massa che hanno caratterizzato in modo così terribile il 20° secolo».
Il Parlamento
Per il capogruppo della Cdu, Volker Kauder, si tratta di un «compromesso intelligente»: il Parlamento si assume una responsabilità - in un Paese in cui vivono milioni di turchi - di adottare il termine «tabù», il governo fischietta. Ma anche nelle file del partito della cancelliera, non tutti sono convinti che la schizofrenia tedesca sia una soluzione politica soddisfacente. Tanto che quando Merkel ha ricordato che la posizione di Ankara è che «genocidio» è un termine adottato dal diritto internazionale negli anni 50, indi non applicabile a qualcosa accaduto prima, un deputato cristianodemocratico l’ha interrotta e ha gridato «allora neanche l’Olocausto è un genocidio?».
Merkel ha risposto che stava semplicemente riportando la posizione turca, ma in realtà è anche quella ufficiale del ministero degli Esteri. Nei giorni scorsi il premier turco Ahmet Davutoglu ha chiamato la cancelliera per ottenere la cancellazione della risoluzione del Bundestag. Inutilmente. Ma la schizofrenia governo-parlamento resta.
2. HOLLANDE E PUTIN OGGI IN ARMENIA
Da “la Stampa”
Con la canonizzazione record di 1,5 milioni di vittime, la più grande mai decisa da una Chiesa cristiana e la prima autorizzata in 400 anni dalla Chiesa apostolica armena, l’Armenia ha marcato la vigilia del centenario del genocidio armeno. Sullo sfondo le polemiche con la Turchia, che rifiuta sia sul piano storico che su quello giuridico tale definizione.
Le tensioni diplomatiche sono ancora aperte e rischiano di essere rinfocolate oggi nel giorno clou della commemorazione, alla presenze di vari leader, tra cui il presidente russo Vladimir Putin e quello francese Francois Hollande. L’Italia sarà rappresentata da una delegazione parlamentare di Camera e Senato, guidata dai presidenti delle Commissioni Esteri, Pierferdinando Casini e Fabrizio Cicchitto.
fabrizio cicchitto pierferdinando casini
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