DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
È un attacco al cuore della proposta Gentiloni per la riforma del Patto di stabilità che sarà presentata oggi a Bruxelles. La Germania e i Paesi Bassi alzano un muro contro l'ipotesi che arriverà dal Commissario agli Affari economici di concedere ampio spazio all'esecutivo comunitario nei negoziati con i singoli Paesi per garantire finanze pubbliche sostenibili.
PAOLO GENTILONI CHRISTIAN LINDNER
[…] Nelle intenzioni di Bruxelles, il negoziato con i singoli Paesi potrebbe ottenere risultati più realistici. Ma i maggiori poteri attribuiti alla Commissione non piacciono alla Germania […]. Secondo Berlino, la rivolta non rimarrà limitata a Germania e Paesi Bassi: "Se gli altri cosiddetti "frugali", ossia Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia non si sono pronunciati ancora, è solo per ragioni tattiche".
"L'approccio bilaterale" come viene bollato a Berlino, cioè un futuro di trattative dirette tra paesi membri e Bruxelles per definire la traiettoria dei conti e per mandare in soffitta, in parte, le attuali regole sul deficit e debito (3% del disavanzo/Pil e 60% del debito), non piace affatto. Berlino vuole che si tenga fede almeno al parametro del deficit strutturale (0,5%).
Quanto al debito: nel 2023 è previsto che si attivi, appunto, il Fiscal compact che imporrebbe il taglio di 1/20 del debito all'anno. Nel ministero delle Finanze guidato da Christian Lindner ci si rende conto che è un obiettivo "difficile", che metterebbe in enorme difficoltà Paesi come l'Italia o la Grecia, oberati da debiti colossali.
Nei primi anni sarebbero costretti a misure draconiane per raggiungere un taglio del ventesimo del debito, oltretutto in un momento di grave crisi energetica e probabile recessione. Berlino accetta di cancellare il principio del taglio del ventesimo del debito, ma insiste che ci debba comunque essere "un obiettivo numerico" e non solo un percorso di discesa di quattro o sette anni concordato tra un Paese e la Commissione Ue.
[…] Il governo Rutte chiede che alla Commissione venga persino affiancato un organismo che vegli sul rispetto dei vincoli sui conti pubblici, lo European Fiscal Board. Quasi un commissariamento.
Ma non è tutto: da Berlino e l'Aia arriva una vera bomba, per i negoziati che si trascinano da dieci anni sul completamento dell'Unione bancaria. La Germania e i Paesi Bassi vogliono riesumare la vecchia proposta di non considerare più neutrali i titoli di Stato a bilancio delle banche.
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