
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
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Una volta c'erano le telefonate all'alba con i potenti di turno. La dura lotta tra grandi penne per arrivare primi nelle segnalazioni dei migliori ristoranti di New York a Gianni Agnelli. Poi sono arrivati i messaggini di complimenti, meno intrusivi di una telefonata di moine. Più versatili ed efficaci di un biglietto. Magari da impreziosire con simpatiche battutine e brillanterie varie.
E infine, la rovina dei social network. Con le smancerie private che diventano pubblici endorsement ed esibizione planetaria della propria cerchia di amicizie altolocate.
I quattro tweet di Gianni Riotta ai nuovi boiardi, che vedete qui sotto, sono la prova definitiva che anni di prestigiose corrispondenze dagli Stati Uniti non necessariamente formano spine dorsali più solide di quelle di tanti cronisti di provincia.
"Se in America il giornalismo è il cane da guardia del potere, in Italia è il cane da compagnia o da riporto", scriveva Marco Travaglio in un libro bellissimo, "La scomparsa dei fatti". Non aveva previsto che da noi Twitter sarebbe diventato la grande prateria dei barboncini.
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