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"GIORNALISTI SORVEGLIATI? CHIEDETE ALL'ITALIA" - L'AZIENDA ISRAELIANA PARAGON, PROPRIETARIA DELLO SPYWARE "GRAPHITE" UTILIZZATO PER SPIARE ATTIVISTI E GIORNALISTI (LA PROCURA INDAGA ANCHE SUL PRESUNTO SPIONAGGIO CONTRO ROBERTO D'AGOSTINO E DAGOSPIA), TORNA AD ACCUSARE IL GOVERNO MELONI DI NON VOLERE LA VERITÀ: "ABBIAMO INTERROTTO I RAPPORTI COMMERCIALI CON L'ITALIA A SEGUITO DI SOSPETTI DI UN USO IMPROPRIO CHE ECCEDEVA LE CONDIZIONI D'USO DEFINITE NEL CONTRATTO CON LA SOCIETÀ" - PARAGON CONFERMA DI AVER INFORMATO IL GOVERNO ED IL COPASIR "CHE SAREBBE STATA LIETA DI FORNIRE ASSISTENZA NELLE INDAGINI SULLA SORVEGLIANZA DEI GIORNALISTI, SECONDO NECESSITÀ E SECONDO LA VOLONTÀ DELLE AUTORITÀ ITALIANE". MA L'OFFERTA È STATA RIFIUTATA. PERCHÉ? PER QUANTO ANCORA GIORGIA MELONI E ALFREDO MANTOVANO POTRANNO STARE IN SILENZIO DAVANTI AL "WATERGATE ITALIANO" (COPYRIGHT RENZI)? - LE OPPOSIZIONI INSORGONO, DA ITALIA VIVA AD AVS FINO AL PD, CHIEDONO AL GOVERNO DI FARE CHIAREZZA...
PARAGON, 'GIORNALISTI SORVEGLIATI? CHIEDERE ALL'ITALIA'
(ANSA) - ROMA, 19 GIU - "Paragon ha interrotto i suoi rapporti commerciali con l'Italia a seguito di sospetti di un uso improprio che eccedeva le condizioni d'uso definite nel contratto con la società.
L'azienda raccomanda di rivolgere qualsiasi domanda in merito alla presunta sorveglianza di giornalisti italiani al governo italiano, in quanto è l'autorità sovrana del Paese e responsabile di garantire il rispetto della legge". Così Paragon solutions in una nota riportata dal reporter del quotidiano israeliano Haaretz, Omer Benjakob.
Paragon, spiega l'azienda, "collabora con regimi democratici che, secondo ricerche approfondite, dispongono di un quadro giuridico regolamentato per l'uso dello spyware, di procedure di controllo sulle modalità del suo impiego e di meccanismi di indagine retroattiva. La rigorosa politica di selezione dei clienti dell'azienda non esonera i clienti dalla piena responsabilità di utilizzare la tecnologia in modo appropriato, in conformità con le leggi locali e le condizioni d'uso definite sia dall'azienda che dal Ministero della Difesa israeliano".
"Se vi è il sospetto - prosegue - che un cliente abbia superato i limiti consentiti dalla legge e dall'accordo con la società e non si assuma la responsabilità e non ponga rimedio al danno, la società cessa tutti i rapporti commerciali con tale cliente." Paragon conferma infine di aver informato il governo ed il Copasir "che sarebbe stata lieta di fornire assistenza nelle indagini sulla sorveglianza dei giornalisti, secondo necessità e secondo la volontà delle autorità italiane". Ma l'offerta è stata rifiutata.
PARAGON, SPUNTA ANCHE D'AGOSTINO TRA GLI SPIATI PM ESAMINANO 7 TELEFONINI
Massimo Nesticò per l'ANSA
Spuntano altri nomi tra gli spiati di Paragon. Il più noto è quello di Roberto D'Agostino, fondatore di Dagospia. Ma c'è anche Eva Vlaardingerbroek, giovane olandese paladina dell'ultradestra. Sui loro telefonini, così come quelli dei giornalisti di Fanpage, Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino e degli attivisti di Mediterranea saving humans, Luca Casarini, Beppe Caccia e don Mattia Ferrari, le procure di Roma e Napoli hanno disposto accertamenti tecnici irripetibili.
L'azienda israeliana, intanto, ricorda di aver "interrotto i suoi rapporti commerciali con l'Italia a seguito di sospetti di un uso improprio che eccedeva le condizioni d'uso definite nel contratto con la società" e "raccomanda di rivolgere qualsiasi domanda in merito alla presunta sorveglianza di giornalisti italiani al governo italiano, in quanto è l'autorità sovrana del Paese e responsabile di garantire il rispetto della legge".
I sette sono parti lese nell'indagine aperta - al momento contro ignoti - per accesso abusivo a sistema informatico e 'cognizione, interruzione o impedimento illeciti di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche'. Ordine dei giornalisti e Fnsi, costituitisi nel procedimento, potranno nominare loro consulenti per gli accertamenti, così come Fanpage. L'incarico verrà affidato lunedì.
Si allarga dunque il caso scoppiato nel gennaio scorso quando Meta avvisò una novantina di utenti europei che i loro cellulari erano stati infettati dal potente spyware Graphite, prodotto da Paragon Solutions. Tecnologia che l'azienda vende solo a governi e che in Italia era in uso ad Aise ed Aisi. L'intelligence ha ammesso l'impiego dello spyware su Luca Casarini e Beppe Caccia - secondo quanto riportato nella relazione svolta dal Copasir - negando invece il controllo su don Ferrari e Cancellato.
A maggio, però, Apple ha notificato l'infezione ad altri due giornalisti (Pellegrino ed un altro che ha chiesto l'anonimato); il team canadese The Citizen lab ha svolto analisi sui cellulari dei due rinvenendo Graphite. Nel frattempo Paragon ha rescisso i contratti con l'Italia, il Copasir ha deciso nuovi approfondimenti e si sono mosse anche le procure di Roma e Napoli, che stanno indagando dopo le denunce degli spiati, sotto il coordinamento della Procura nazionale antimafia ed antiterrorismo. Roberto D'Agostino è uno dei due nomi nuovi.
Il fondatore di Dagospia ha sicuramente un'agenda importante - con personalità del mondo politico e finanziario oltre a quello del gossip - che probabilmente fa gola a qualcuno. "Cronache dall'Italia all'olio di ricino", commenta il sito. L'altro è la 28enne olandese che sul suo profilo X si definisce "commentatrice, avvocato, guerriera dell'estrema destra".
dago a e' sempre cartabianca 2
Eva Vlaardingerbroek, sposata con un italiano, una bimba, di casa a Roma, ha partecipato lo scorso 17 maggio a Gallarate (Varese) al discusso Remigration summit che ha ospitato esponenti dell'ultradestra europea. In quella sede ha parlato di "stupri e genocidi" da parte degli stranieri, sottolineando che senza la remigrazione "noi di etnia europea diventeremo minoranza". Ora i telefonini dei sette 'spiati' saranno analizzati dai tecnici nominati dalla procura che dovranno accertare le intrusioni e provare a risalire agli autori.
ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Se per Casarini e Caccia la paternità è stata riconosciuta dall'intelligence nazionale, rimangono gli interrogativi sugli altri 5. Paragon solutions ha spiegato di aver proposto all'Italia un metodo che consentirebbe di scoprire chi ha inserito lo spyware, ma l'offerta è stata rifiutata. "Perché era inaccettabile, non conforme alle esigenze di sicurezza nazionali", per il Dis. E torna ad attaccare l'opposizione. Il leader di Iv, Matteo Renzi, parla di "Watergate italiano": "se anche Dagospia è stata spiata e il Governo italiano continua a far finta di nulla, siamo in presenza di un fatto gravissimo. Nelle democrazie non si spiano i giornalisti".
Sulla stessa linea Debora Serracchiani e Stefano Graziano (Pd): "la presidente Meloni e il sottosegretario Mantovano non possono più tacere. Se i servizi segreti italiani continuano a sostenere la loro estraneità nell'intercettare i giornalisti, il Governo deve dirci chi è stato". Secondo Nicola Fratoianni (Avs): "la vicenda mette seriamente in discussione la tenuta della nostra democrazia". Ordine dei giornalisti e Fnsi confidano che "l'inchiesta giudiziaria saprà rispondere, in tempi rapidi, alle domande che abbiamo posto: quanti sono realmente i giornalisti spiati? Da chi? E perché?".
IL CASO PARAGON SI ALLARGA: TRA GLI SPIATI ANCHE IL FONDATORE DI DAGOSPIA, ROBERTO D’AGOSTINO
Irene Fama' per www.lastampa.it
GIORGIA MELONI E ALFREDO MANTOVANO - FOTO LAPRESSE
Lo scandalo Paragon si allarga. E la Procura di Roma ha disposto accertamenti tecnici irripetibili sui dispositivi telefonici in uso a sette persone, parti lese nell'indagine: il fondatore di Dagospia Roberto D'Agostino e i giornalisti Eva Vlaardingerbroek, Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino. L'accertamento riguarda anche i dispositivi degli attivisti di Mediterranea Saving humans Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferraris. I magistrati vogliono verificare se nei cellulari c’è traccia del software Graphite prodotto dalla società di Tel Aviv Paragon Solutions o se invece ci sono altri tipi di spyware. L’attività tecnica, in base a quanto si apprende, è svolta in coordinamento con i pm della procura di Napoli che sulla vicenda hanno avviato un fascicolo.
Il conferimento dell'incarico verrà affidato lunedì. Nell'indagine si procede, al momento contro ignoti, per accesso abusivo a sistema informatico e quanto previsto all'articolo 617 del codice penale su reati informatici, cognizione, interruzione o impedimento illecito di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche e installazioni abusiva di apparecchiature atte ad intercettare. L'ordine dei giornalisti e la Federazione Nazionale Stampa Italiana, costituitisi nel procedimento, potranno nominare loro consulenti per questi accertamenti.
«Cronache dall'Italia all'olio di ricino: Dagospia finisce spiata! – si legge sul sito di Dagospia - Lo scandalo delle intercettazioni illegittime si allarga, nel disinteresse collettivo: dopo Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, spiato per più di cinque mesi con il software Graphite, anche Roberto D'Agostino e Dagospia sono finiti nell'inchiesta delle procure di Roma e Napoli sul caso di spionaggio».
E se dagli accertamenti del Copasir, il comitato parlamentare che monitora l’operato degli 007 italiani, è emerso che le intercettazioni agli attivisti dell’ong dei servizi segreti esterni sono state preventive e autorizzate, resta l’interrogativo su chi ha spiato i giornalisti.
Ed è polemica politica. Matteo Renzi, leader di Italia viva, attacca: «Lo scandalo intercettazioni illegittime esplode ogni giorno di più. Se davvero anche Dagospia è stata messa sotto controllo, come sembra, siamo davanti a una svolta clamorosa». Sui social scrive: «Io non sono un fan di Roberto D'Agostino e con lui ho avuto scontri molto duri, in tutte le sedi. Ma se anche Dagospia è stata spiata e il governo italiano continua a far finta di nulla, siamo in presenza di un fatto gravissimo – spiega sui social – Nelle democrazie non si spiano i giornalisti. Se si spiano i direttori delle testate giornalistiche non è più democrazia. Tutti zitti anche stavolta? #ItalianWatergate».
FATTO QUOTIDIANO - DAGO INTERCETTATO
L’europarlamentare Sandro Ruotolo, responsabile informazione nella segreteria Pd, Debora Serracchiani, capogruppo Dem della commissione giustizia alla Camera e Stefano Graziano, capogruppo Pd della commissione Difesa alla Camera, aggiungono: «La presidente Meloni e il sottosegretario Mantovano non possono più tacere. Se i servizi segreti italiani continuano a sostenere la loro estraneità nell'intercettare i giornalisti, il governo deve dirci chi è stato. Chi ha avuto accesso ai loro telefoni? Chi ha installato lo spyware? E con quali finalità? Il caso non è chiuso, si sta allargando».
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