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        Francesco Bonazzi per Dagospia
Il premier Enrico Letta a controllare la stabilità dei figli sulle nevi della Slovenia, il presidente Napolitano a vigilare sul Vesuvio dal parco presidenziale di villa Rosebery e lui, l'unico vero candidato al premio Guastatore 2014, a Firenze per dettare l'agenda alla patria.
Con una mossa tatticamente geniale: non fa una proposta secca sulla legge elettorale, ma ne indica tre fra le quali scegliere. In modo da lasciare ad altri il cerino in mano, primi fra tutti Angelino Alfano e Beppe Grillo. E poi, già che c'è, butta subito sul piattino di Lettanipote tre ingredienti irrinunciabili del nuovo patto di governo, due dei quali ampiamente indigesti per il povero Alfanayev.
Dopo essersi fatto intervistare un po' ovunque, Renzie tracima anche sul web e getta nella mischia il suo pacchetto per l'addio al Porcellum: si scelga tra sistema spagnolo, legge Mattarella rivisitata e doppio turno di coalizione dei sindaci. "Tutti e tre questi modelli garantiscono la fine degli inciuci", spiega il nuovo segretario del Pd, non senza aver strizzato l'occhio a chi, come lui, oggi ha lavorato: "Gli italiani, anche se qualcuno ha fatto il ponte per carità , chiedono ai politici di fare le cose che devono".
E lui, forte di un nuovo presunto asse con il Quirinale, non ha fatto passare 48 ore dal discorso di fine anno in cui Re Giorgio ha invitato i partiti a spicciarsi. Silvio Berlusconi non ha potuto che dichiararsi soddisfatto del metodo proposto dal Rottam'attore (niente inutili riunioni "romane", ma solo incontri bilaterali) e dice che si troverà sicuramente una soluzione che assicuri un ritorno al bipolarismo. Mentre Alfano giura che il suo partito è già al lavoro su una legge sul modello di quella per i sindaci. Grillo invece non sa ancora che pesci prendere e invita i suoi per sms "a non cadere in provocazioni".
Renzi oggi ha approfittato delle vacanze degli altri anche per mettere in mora il premier sciatore indicando un terzetto di riforme che dovranno trovare spazio nel nuovo contratto di governo. Sono il job act, la riforma della Bossi-Fini e la regolamentazione delle unioni civili.
A parte la riforma del lavoro, probabilmente più "a destra" perfino di quanto sognerebbe l'Ncd, è chiaro che sugli altri due temi si va a pestare i calli - e pesantemente - ad Alfano e al suo elettorato di riferimento. Ma questo è un problema del vicepremier e di Lettanipote, pensano Renzie e i suoi strateghi. Perché se a rompere è l'ex pupillo del Cavaliere, al sindachino va solo bene.
 letta
letta  RENZI E LETTA
RENZI E LETTA Angelino Alfano
Angelino Alfano  beppe grillo v day genova
beppe grillo v day genova 
         
						
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